INIZIATIVE E ATTIVITA’ DELLA SEZIONE “LIFE”

 

 

Da una conversazione che ha avuto luogo lo scorso sabato nella sala di lettura della libreria Martelli di Via Cavour, in Firenze, è nata l’idea di uno studio pluridisciplinare sull’esperienza della maternità, dalle forme dell’estetica alla neurobiologia cerebrale.

Alcuni soci di “Brain, Mind & Life”, seguendo il filone di ricerca inaugurato nel 1939 da Harrison, con la scoperta dell’ovulazione delle colombe alla sola vista di un individuo della stessa specie, stanno vagliando la possibilità di studiare gli effetti biologici dell’evocazione prodotta da immagini specie-specifiche. La conversazione con una studiosa americana di storia dell’arte italiana, ha suggerito loro di verificare gli effetti della percezione visiva di figure della maternità nelle donne e negli uomini.

La studiosa d’oltreoceano era rimasta colpita dalle recenti acquisizioni in materia di neurobiologia della gravidanza e di influenza della maternità sul cervello (Note e Notizie 24-11-05 Cellule del feto entrano nel cervello della madre; Note e Notizie 18-02-06 La maternità modifica il cervello e la mente) e, sentendo che la percezione degli altri può produrre in noi effetti endocrini e immunitari che costituirebbero un vantaggio evolutivo, si è chiesta se l’attrattiva generata dalla visione di figure reali o riprodotte della diade madre-bambino non generi effetti specifici, rilevabili con le più recenti ed avanzate metodiche di studio.

Giovanni Bellini, maestro di Tiziano e capostipite della celebre scuola veneta alla quale appartennero Giorgione e Tintoretto, dipinse nella sua vita oltre cento Madonne, col Figlio bambino, adulto e morto. Si è scritto molto sulla ricerca della madre e di se stesso da parte dell’artista, molto meno sull’effetto che produce la vista dei dipinti e, naturalmente, nulla sul loro potenziale evocativo. Il nostro presidente ha suggerito che la parte artistica dello studio sia avviata immediatamente e prenda le mosse dall’opera di Bellini, per finire con Raffaello, in marzo, in coincidenza con la chiusura della mostra del restauro della Madonna del cardellino. Questa fase, che consentirà a tutti i partecipanti di riflettere sulle immagini ed arricchire il proprio bagaglio di conoscenze sulle figure del femminile e del materno, sarà impiegata dai sottogruppi costituiti da biologi e psicologi per completare l’aggiornamento bibliografico ed elaborare la bozza del progetto di ricerca per l’identificazione di effetti biologici delle immagini di maternità.

Il progetto appare molto ambizioso ed è facile prevedere che non troverà supporto economico in ambito nazionale, tuttavia vale la pena intraprenderlo perché, come è accaduto nel caso di altri studi di collaborazione che non hanno avuto seguito in ambito neurobiologico per mancanza di fondi, ma hanno lasciato un interessante raccolta di saggi, recensioni, discussioni e bibliografie, potrà produrre un approfondimento culturale che, nella peggiore delle ipotesi, si limiterà ad arricchire coloro che vi prendono parte. E’ accaduto così nel 2003/2004 per una sezione tematica (La forma è memoria, la coscienza è tempo) di uno studio pluridisciplinare che univa i gruppi di ricerca sul tempo e sulla forma; allo stesso modo non si sono ottenuti finanziamenti per lo studio della neurobiologia degli affetti espansivi, dopo le attività del gruppo di collaborazione sulla felicità. Ricordiamo che questo gruppo si è incontrato al Caffè Storico Gilli di Firenze, dall’ottobre del 2006 alla primavera del 2007, e agli incontri hanno partecipato, oltre il presidente, Maria Rosaria Daniele, Patrizio Perrella, Rita Cadoni, Gloria Gambacciani, Roberta Carnesecchi e Annalisa Lo Brutto, nella fase preliminare, e numerosi soci della Società Nazionale di Neuroscienze nella fase seminariale.

In questi giorni si sono avuti incontri di aggiornamento dei gruppi impegnati nel fornire materiale scientifico a sostegno delle associazioni in lotta contro le mutilazioni genitali femminili e la piaga dei bambini-soldato.

Lo scorso martedì 27 gennaio una discussione, che ha visto la partecipazione di Filippo Rucellai, Giovanni Rossi, Monica Lanfredini, Lorenzo Borgia, Roberto Colonna, Ludovica Poggi, Diane Richmond, Nicole Cardon e numerosi soci ed associati della sezione LIFE di BM&L-Italia, ha preso le mosse dalla lettura de Gli oggetti impossibili della filosofia di Pasquale Indulgenza, della Scuola di Alta Formazione “Michele De Tommaso” di Imperia che fa capo all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Il testo di Indulgenza, recensione del recente saggio di Claudio Badano (Badano C., La possibilità e il senso. Armando Editore 2008) ha indotto alcuni dei presenti a riflettere su come siano mutati nel tempo gli approcci allo studio del mentale e dei suoi oggetti.

Monica Lanfredini ha rilevato l’esistenza nella storia e nella ricerca individuale di “corsi e ricorsi”, che hanno visto prima l’abbandono e poi il ritorno alla filosofia per la comprensione di nodi problematici della cognizione e di questioni relative al senso stesso della nostra esistenza.  Kierkegaard già nel Climacus, ma poi soprattutto in Aut Aut, aveva espresso la sua sfiducia nella filosofia: rivolgersi al pensiero filosofico è per lui come andare da un rigattiere che vende l’insegna “qui si stira” per farsi stirare i calzoni (Aut Aut I, 91). In Stadi sul cammino della vita si legge che l’astrazione non può nulla, può continuare a descrivere quanto vuole, ma più in là non può andare. Ma poi Kierkegaard ritorna alla filosofia, così come hanno fatto in tanti fino ai nostri giorni. Non tanto perché, fallita la ricerca del senso nel viaggio verso un altrove fantastico si sente il bisogno di tornare al riparo di una ragione sicura, oppure perché la migrazione in un territorio di senso lontano crea alla lunga nel soggetto il disagio di un’esposizione troppo prolungata ad un ambiente che estranea l’Io da una parte di sé generando sensazioni di precarietà, come forse fu per il Claude Levi-Strass dell’indimenticabile Tristi Tropici, ma semplicemente perché per concepire efficacemente alcuni aspetti dell’esperienza non abbiamo altro che la filosofia. E ciò che più si proclama altro da essa più sembra appartenerle, come un figlio adolescente al proprio genitore.

Roberto Colonna ha proposto una breve panoramica di teorie del mentale, da molti autori accreditate quali “filosofie della mente” (teoria dell’identità dello stato centrale, fiscalismo dei tipi, fiscalismo delle occorrenze, funzionalismo, ecc. …), che negli ultimi quattro-cinque decenni hanno affrontato con esiti spesso discutibili e talvolta deludenti problemi simili a quelli trattati nell’articolo di Indulgenza. I risultati deludenti, secondo Diane Richmond, possono ascriversi al fatto che gli autori di queste nuove teorie non hanno impiegato realmente nuove conoscenze per le loro speculazioni; in altre parole non erano in possesso di nuovi strumenti per affrontare questi vecchi problemi e, non avendo una buona preparazione filosofica, hanno finito spesso per fare cattiva filosofia con nuova terminologia.

Nicole Cardon, infine, ha ripercorso lo sviluppo degli approcci metodologici che, dopo la nascita della cognitive science con l’Hixon Symposium, hanno consentito di riconoscere e definire precisi ed utili vincoli biologici alle interpretazioni delle funzioni sottostanti l’esperienza del mentale.

 

Isabella Floriani

BM&L-Gennaio 2009

www.brainmindlife.org

 

[Tipologia del testo: NOTIZIA]