LA MATERNITA’ MODIFICA IL CERVELLO E LA MENTE

 

 

Nei mammiferi il pattern ormonale della gravidanza e dell’allattamento determina modificazioni strutturali cerebrali che migliorano le prestazioni cognitive basate su memoria spaziale e apprendimento, rendono più efficiente l’attenzione selettiva, riducono drasticamente la paura e le risposte di allarme ad eventi stressanti. Nelle femmine di ratto i miglioramenti cognitivi sembrano essere permanenti e ridursi solo col decadimento senile.

La straordinaria scoperta della colonizzazione del cervello materno da parte di cellule fetali (Note e Notizie 24-11-05 Cellule del feto entrano nel cervello della madre), conferisce ulteriore interesse al già affascinante argomento delle modifiche morfo-funzionali cerebrali che accompagnano e seguono la gravidanza. Il mosaico di dati, che poco a poco emerge dalla ricerca, delinea un quadro di complessivo miglioramento delle capacità individuali che, probabilmente, ha rappresentato una delle maggiori forze conduttrici nell’evoluzione del cervello dei mammiferi. Il recente articolo di Craig Howard Kinsley e Kelly Lambert offre una buona rassegna sintetica adatta anche al lettore non specialista (The maternal brain. Sci. Am. 294 (1), 58-65, 2006).

E’ noto da tempo che la maternità non è solo caratterizzata da modificazioni endocrino-metaboliche e dell’apparato genitale, ma anche da patterns neurosensoriali quali quelli che consentono il riconoscimento della prole dall’odore o dalla frequenza vocale, e da patterns neuromotori come quelli che si attivano nel comportamento di nutrizione e accudimento. Tuttavia, solo di recente sono stati studiati e dimostrati effetti più generali su facoltà cognitive e risposte emozionali, in rapporto con definite basi neurobiologiche.

In gravidanza, gli estrogeni ed il progesterone non si limitano a far aumentare il volume del corpo cellulare dei neuroni dell’area mediale preottica (mPOA) dell’ipotalamo, che regola le risposte materne di base, ma incidono anche in maniera rilevante sull’ippocampo.

Gli effetti sulla mPOA, dimostrati per la prima volta una decina di anni or sono, sono caratterizzati, oltre che dalle accresciute dimensioni dei neuroni nel loro complesso, dal progressivo aumento in numero e lunghezza dei dendriti in rapporto di proporzione diretta con lo stadio gestazionale.

L’importanza dell’ippocampo nei processi di apprendimento e di rievocazione è nota almeno quanto la sua partecipazione alla risposta allo stress, pertanto caratteristiche morfologiche e funzionali dei suoi neuroni sono state indagate per individuare le basi della superiore abilità delle femmine di ratto madri, rispetto a quelle non ancora accoppiate, nella cattura delle prede, nelle prove standard con labirinti ad otto braccia e nelle prove di evocazione della paura con labirinti a braccia elevate dal piano di base. Nella regione CA1 dell’ippocampo la densità delle spine dendritiche è superiore nelle madri più abili nei labirinti e nella cattura delle prede, e può essere riprodotta artificialmente mediante il trattamento con ormoni gravidici.

Per la resistenza allo stress e alla paura, la relazione è stata stabilita con l’area CA3 dell’ippocampo e con il nucleo baso-laterale dell’amigdala: entrambe queste formazioni sono notevolmente meno attive nelle madri di ratto.

L’ossitocina, il peptide che avvia le contrazioni del parto e stimola il rilascio del latte alla suzione, agisce sull’ippocampo come gli estrogeni e i progestinici, migliorando memoria e apprendimento, ma con un meccanismo diverso. L’ormone peptidico, infatti, aumenta l’attività enzimatica che determina il rinforzo delle connessioni sinaptiche.

Un altro aspetto davvero interessante è quello costituito dalla base neurofunzionale dello speciale rapporto della madre con la prole. L’attaccamento risulta in parte determinato dall’attivazione di circuiti che mediano le risposte al piacere quali la ripetizione compulsiva dell’esperienza. Per tale motivo molti ricercatori si sono chiesti se, negli animali da esperimento resi dipendenti dalla cocaina, i processi alla base del circolo vizioso compulsivo  bisogno-assunzione della sostanza, avessero cancellato la risposta di attaccamento alla prole.

Sorprendentemente, in ogni ricerca volta a rispondere a questo interrogativo, le madri hanno preferito la prole alla cocaina. Ad esempio, nelle ricerche di Gandelman sui topi, le madri che potevano scegliere fra premere una leva per ottenere cocaina o schiacciarne una per ottenere figli adottivi, giungevano fino a riempire la gabbia di piccoli, senza mai schiacciare il pulsante della cocaina che, fino a prima della gravidanza, era per loro una scelta compulsiva che vinceva ogni altra priorità. Questo ci induce a riflettere sulle ragioni del comportamento umano che si ha quando, in condizioni che si possono ritenere equivalenti, si preferisce la droga.

Oltre alle aree già menzionate -e alle quali si aggiungono altri gruppi neuronici dell’amigdala- altre strutture cerebrali implicate nella rete che specifica il comportamento materno vanno incontro a modificazioni: la corteccia del giro del cingolo, la corteccia prefrontale ed orbitofrontale, il nucleo accumbens, l’abenula laterale e il grigio periacqueduttale.

In conclusione, l’assetto funzionale che rende la madre più abile nella cura e nella protezione dei propri piccoli, migliora anche le prestazioni nel catturare prede, nel fuggire i predatori, nell’orientarsi nei labirinti, nell’esplorare l’ambiente esterno e nel rimanere stabile di fronte al pericolo. Tutto ciò ne fa un individuo con un grado di adattamento più elevato, sia rispetto al proprio livello di base, sia in rapporto alla media della specie. Se a questo aggiungiamo che modificazioni di priorità, quali quelle che portano a rischiare la propria vita per salvare quella dei piccoli e a preferire la cura della prole all’accoppiamento, costituiscono un vantaggio che va a beneficio dell’intera specie, possiamo proprio dire che la maternità rende in ogni senso migliori.

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.  

 

Diane Richmond

BM&L-Febbraio 2006

www.brainmindlife.org