ANCORA ERRORI SUL CERVELLO DEGLI ADOLESCENTI

 

 

Lo scorso autunno, nel recensire un lavoro apparso su Nature (Note e Notizie 07-10-06 Immagini funzionali del cervello degli adolescenti) e nel commentare la pletora di articoli divulgativi apparsi in tutto il mondo sul cervello in età adolescenziale (Note e Notizie 14-10-06 Il cervello degli adolescenti: una riflessione critica), alcuni dei soci più autorevoli di BM&L-Italia non hanno risparmiato franche espressioni di censura per interpretazioni e deduzioni erronee, metodologicamente scorrette e scientificamente infondate. Attirandosi probabilmente qualche antipatia, non hanno mancato di rilevare che, accanto a reali errori interpretativi, sussisteva un atteggiamento coscientemente truffaldino da parte di ricercatori che tentavano di attribuirsi il merito di una scoperta sensazionale: il comportamento imprudente, aggressivo, passionale e volubile degli adolescenti si sarebbe interamente spiegato sulla base di immagini fMRI che avrebbero supportato l’idea che i ragazzi in età adolescenziale sono creature neurobiologicamente diverse dall’essere umano adulto.

Il 14 ottobre 2006 la professoressa Monica Lanfredini, citando una nota della settimana precedente, così si interrogava sulla questione:

“Il motivo immediato per cui gli autori di questi studi, invece di occuparsi di spiegarci il come biologico di una nota realtà umana, ritengono di poterci dire chi sia l’adolescente, lo ritroviamo nelle stesse parole di Nicole Cardon e Giuseppe Perrella: “E’ lecito chiedersi: perché questa differenza non può semplicemente essere considerata la base biologica della naturale immaturità di chi cresce, a tutti nota e caratterizzata da millenni in ogni cultura? La risposta è tanto semplice quanto impietosa: perché in tal caso le ricerche condotte mediante fMRI non avrebbero scoperto nulla.” Se questo è il motivo che spinge i ricercatori a sbilanciarsi tanto, perdendo stile e metodo pur di far sensazione, sono portata a chiedermi come ciò sia possibile”.

Proseguendo, la Lanfredini si pone il problema del silenzio degli altri ricercatori, che interpreta come omogeneità di un ambiente culturale favorente tale deriva. In altre parole, nota l’assenza di critiche autorevoli a questo scempio di scientificità.

A nove mesi di distanza, la diffusione dell’immagine dell’adolescente come una sorta di visitor avulso dalla cultura generale e dall’educazione familiare, e deterministicamente obbligato ad un comportamento emotivo ed irresponsabile da un cervello strutturalmente organizzato per funzionare esclusivamente in tal senso, è continuata anche ad opera di pubblicazioni ad ampia diffusione internazionale, quali TIME magazine e US NEWS & WORLD REPORT . Per questo registriamo con soddisfazione che, finalmente, un studioso del calibro di Robert Epstein abbia preso le distanze da tali errori di metodo e merito, evidenziando la scarsa competenza nell’interpretazione delle immagini funzionali e la contraddizione delle tesi deterministiche con le evidenti differenze fra i giovani appartenenti a realtà culturali diverse (Robert Epstein, The Myth of the Teen Brain. Scientific American Mind 18 (2): 56-63, 2007).

Epstein ha anche pubblicato di recente un libro molto interessante sull’argomento: The Case Against Adolescence: Rediscovering the Adult in Every Teen. Quill Driver Books, 2007.

Ci sentiamo di raccomandare a tutti questo saggio, ma in special modo a coloro che, in buona o in cattiva fede, hanno creato una scoperta per divenire scopritori.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Giugno 2007

www.brainmindlife.org