TROVATA UNA TRACCIA ANATOMICA DELLA LETTURA NEL CERVELLO

 

 

Sull’invenzione e sull’uso delle lingue verbali si basa la facoltà squisitamente umana di pensare e comunicare mediante la parola. Si ritiene che l’evoluzione di questo tratto unico della nostra specie si sia compiuta in un’epoca da definire, nell’arco dei 6.000.000 di anni da quando la linea evolutiva dello scimpanzè si è separata da quella umana. L’abilità del cervello di usare concetti corrispondenti a schemi articolatori verbali, appartiene così intimamente al genotipo e al fenotipo cerebrale che, anche negli ambienti linguisticamente più carenti -come quelli delle popolazioni tribali con problemi di sopravvivenza- i bambini sviluppano naturalmente sistemi di linguaggio molto articolati che consentono loro di esprimere pensieri non banali. Taluni sviluppano un lessico creativamente sofisticato per esprimere concetti astratti e metaforici non corrispondenti ai vocaboli uditi ed acquisiti per uso imitativo.

In contrasto con questo sviluppo naturale e perciò transculturale, radicato geneticamente e universalmente presente in tutti i bambini sani (si vedano Note e Notizie 21-11-09 Nuove sullo sviluppo del linguaggio e FOXP2 E LA PAROLA), la lettura è un’abilità appresa che non si sviluppa senza un insegnamento sistematico ed un esercizio intenso e costante.

I progressi nella conoscenza neurobiologica del sistema nervoso centrale hanno fatto supporre da tempo che l’apprendimento della lettura e della scrittura comportino delle modificazioni strutturali post-natali nel telencefalo dei bambini, ma tali cambiamenti macroscopici sono risultati quasi impossibili da isolare a causa della contemporaneità cronologica di fattori biologici, ambientali e sociali nella maturazione del cervello in età evolutiva[1].

Carreiras e i suoi colleghi del Basque Center on Cognition, Brain and Language in Donostia-San Sebastian (Spagna), sono riusciti ad aggirare questo ostacolo comparando lo studio MRI di persone alfabetizzate da adulte con quello di adulti analfabeti: i reperti sembrano fornire un chiaro segno neuranatomico del possesso delle abilità di letto-scrittura (Carreiras M., et al. An anatomical signature for literacy. Nature 461, 983-986, 2009).

In Colombia è in atto una reintegrazione sociale di guerriglieri che stanno imparando a leggere per la prima volta da adulti. I ricercatori hanno pensato di sfruttare questa opportunità per indagare gli eventuali cambiamenti indotti nel cervello dall’apprendimento della lettura senza l’interferenza dei fattori che nell’infanzia contribuiscono a dar forma e consistenza alla maturazione mielinica, sinaptica e dendritica dei centri e delle vie dell’encefalo. A questo scopo, le scansioni MRI del cervello di un gruppo di tardo-alfabetizzati colombiani, sono state messe a confronto con quelle di un gruppo di controllo costituito da adulti analfabeti, ciascuno dei quali è stato accuratamente selezionato sulla base di caratteristiche identiche a quelle del soggetto cui faceva da riscontro.

I soggetti alfabetizzati in età adulta presentavano una maggiore quantità di sostanza bianca nello splenio del corpo calloso, ossia in un’area cerebrale la cui importanza nella lettura è stata stabilita da tempo sulla base di studi anatomo-clinici di lesioni responsabili di alessia e di forme di dislessia acquisita[2]. Ma, soprattutto, hanno fatto registrare un maggior volume di materia grigia bilateralmente nelle circonvoluzioni angolare, dorsale occipitale, sopramarginale sinistra, temporale media e superiore.

L’importanza di queste regioni cerebrali per la lettura è stata indagata da Carreiras e colleghi nell’alfabetizzazione precoce, ossia in persone che hanno imparato a leggere da piccoli.

Sono state trovate robuste connessioni anatomiche dei giri angolari e dorsali occipitali di destra con gli omologhi di sinistra: fasci che passavano proprio attraverso la parte dello splenio del corpo calloso che era più voluminosa nei tardo-alfabetizzati rispetto agli analfabeti.

E’ stato poi rilevato all’indagine funzionale, che la lettura di termini denominanti oggetti aumentava la connettività funzionale interemisferica tra il giro angolare di destra e quello di sinistra, e che l’attivazione nel giro angolare di sinistra esercita una modulazione top-down sul flusso di informazioni provenienti dal giro occipitale dorsale sinistro e dirette al giro sopramarginale dello stesso lato.

Questi dati dimostrano che le regioni identificate nei tardo-alfabetizzati costituiscono un contrassegno morfologico dell’apprendimento della lettura, perché interagiscono nella lettura di parole denominanti oggetti nelle persone che hanno appreso normalmente la letto-scrittura in età evolutiva.

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Dicembre 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si parla, in genere, di cambiamenti strutturali delle aree neoencefaliche, ma è ragionevole supporre una partecipazione del cervelletto, come più volte sottolineato da Giuseppe Perrella.

[2] Per alessia e dislessia acquisita si intendono due tipi di disturbo consistenti, rispettivamente, nella perdita e nella parziale compromissione delle abilità di lettura per effetto di lesioni cerebrali in persone che erano in possesso della capacità di leggere.