LO SVILUPPO CEREBRALE DEI PIU’ DOTATI E’ PIU’ LENTO

 

 

BM&L-Italia si è occupata in varie occasioni dei rapporti che intercorrono fra le caratteristiche dello sviluppo cerebrale post-natale e le prestazioni cognitive di bambini ed adolescenti; i soci delle sezioni “BRAIN” e “MIND”, lo scorso giovedì 9 novembre, sono tornati su questo tema in un incontro monografico che aveva per titolo “Dal Cervello di Einstein ai bambini superdotati”. Lo studio anatomico del cervello del genio di Ulm, che aveva costituito una parte rilevante del seminario di studi dello scorso anno, ha aperto i lavori, riproponendo ai soci l’importante ruolo della glia e le ipotesi avanzate dal presidente di BM&L-Italia (Aggiornamenti – Il Cervello di Einstein – scheda introduttiva).

Diane Richmond ha presentato un’interessante rassegna degli studi condotti negli ultimi anni, che si è conclusa con il dettagliato riferimento ad un lavoro condotto da Shaw e colleghi (Intellectual ability and cortical development in children and adolescents. Nature 440, 676-679, 2006).

La maggior parte delle ricerche concepite su base morfo-funzionale, ha focalizzato l’attenzione sulle dimensioni complessive del cervello e sulle proporzioni assolute e relative di varie strutture e formazioni, in prevalenza appartenenti al neoencefalo. Il gruppo di Shaw ha invece condotto uno studio di brain-mapping, che ha rivelato tempi diversi di maturazione per le varie aree studiate, riscontrando che i ragazzi di 11-12 anni con il livello più alto di prestazioni cognitive misurate mediante tests classici per la valutazione dell’intelligenza, negli anni precedenti avevano avuto uno sviluppo cerebrale più lento della media. In particolare, si è osservato che il picco corticale di wiring, ossia di nuovi collegamenti fra i gruppi neuronici della corteccia cerebrale, si era verificato circa quattro anni più tardi della media e, in taluni casi, con un ritardo ancora maggiore.

Il risultato di questo studio è suggestivo e stimolante, richiamando alla mente proprio quanto occorso al piccolo Albert Einstein che, secondo le biografie più accreditate, fu ritenuto affetto da ritardo mentale.

Diane Richmond ha tuttavia proposto numerosi rilievi ed osservazioni critiche al lavoro di Shaw, sulla base delle quali si è sviluppato un dibattito circa l’impiego del Quoziente Intellettivo (QI) come standard di riferimento. Fra l’altro, è stato rilevato che i tests di intelligenza sono largamente basati sulla misura di prestazioni derivanti dall’uso appropriato di nozioni e concetti memorizzati in precedenza, secondo uno schema che ricalca quello delle valutazioni scolastiche. E’ stato osservato che un cervello costituito da un maggior numero di cellule gliali e nervose ha uno sviluppo più lento, ma fornisce un potenziale supporto di memoria più ampio; perciò i bambini con una massa corticale maggiore potrebbero semplicemente essere avvantaggiati nelle prestazioni prevalenti nelle prove di QI, e non necessariamente essere dei “geni”.

 

Isabella Floriani

BM&L-Novembre 2006

www.brainmindlife.org