SESSO E DIFFERENZE CEREBRALI  

 

 

“Il sesso è importante” affermava la National Academy of Science nel rapporto del 2001 sul ruolo delle differenze sessuali nella salute degli individui, ribadendo un concetto ormai accettato e condiviso dalla comunità medica e scientifica. Si può dire altrettanto per la fisiologia cerebrale? Le differenze morfologiche osservabili sono realmente alla base di una dicotomia sessuale della mente? Quante e quali sono reali? A quali di esse si può attribuire un ruolo prossimo al dimorfismo sessuale dei caratteri secondari e a quali il valore di base neurobiologica delle differenze psichiche fra l’uomo e la donna?

A questi e a molti altri interrogativi dovrà rispondere la ricerca, ma intanto si moltiplicano i lavori scientifici e gli articoli divulgativi che periodicamente annunciano la scoperta di qualche base biologica della diversità emozionale, cognitiva o comportamentale che si osserva nei due sessi (Larry Cahill, His brain, her brain, Scientific American 292 (5), 22-29, 2005). Non sempre è facile orientarsi nel giudicare la validità delle tesi esposte, pertanto qui proviamo a tracciare un sintetico vademecum del ricercatore che può essere impiegato anche come strumento di giudizio delle pubblicazioni da parte del lettore non specialista.

 

1) Avere criteri sicuri e riferimenti precisi per distinguere le differenze che hanno origine prima della nascita da quelle che originano dopo.

 

2) Tenere ben distinte le differenze anatomiche da quelle comportamentali.

 

3) Nell’attribuire significato funzionale ad una variazione di volume si dovranno tenere sempre presenti gli standard di riferimento normali e, in particolare, il range di variazione su grandi numeri di campioni equilibrati nelle loro componenti.

Ad esempio, nelle misure volumetriche volte ad accertare il danno dell’Ippocampo, si ritiene significativa una riduzione superiore al 2.8% del volume medio.

 

4) Le variazioni di volume dovrebbero essere studiate tenendo conto dell’indice cefalico, della correlazione proporzionale dell’encefalo al volume e al peso corporeo del singolo individuo; e di un dato apparentemente curioso ma importante: alcune aree sono maggiormente influenzate dalle dimensioni corporee, a fronte di altre che sono più stabili.

 

5) La scuola di Roger Sperry, soprattutto con le ricerche di Jeff Holtzmann, Michael Gazzaniga e Joseph Le Doux, ha mostrato da decenni che non tutti i cervelli sono organizzati allo stesso modo e perfino le funzioni linguistiche possono presentare differenze individuali notevoli.

 

6) Anche nella certezza di una differenza volumetrica nei due sessi, riscontrata in un’area cerebrale discreta, sarà necessario dimostrarne l’effettivo rapporto con una differenza funzionale.

Nel cervello, infatti, è applicata ad un grado più elevato una regola valida per tutta la biologia degli organismi complessi: le differenze morfologiche non sono in rapporto 1:1 con quelle funzionali. Il motivo di questo dato si può rintracciare nella variazione necessaria alla selezione naturale, bene illustrata dalla teoria di Edelman, che prevede uno spettro inclusivo di variazioni significative e non-significative.

Uno dei tanti esempi al riguardo, fuori dal sistema nervoso, lo troviamo nel gastrocnemio, il muscolo bigastrico che costituisce il tricipite della sura, ossia il complesso muscolare del polpaccio umano. Le dimensioni dei due ventri non sono uguali, ed accade che la posizione del ventre maggiore sia esattamente invertita in alcune popolazioni di colore rispetto ai caucasici, tuttavia questa differenza morfologica non ha significato funzionale in termini biomeccanici e locomotori.

 

A questi punti essenziali del vademecum si dovrebbero aggiungere raccomandazioni valide in generale per ogni ricerca, come la conoscenza culturale delle scuole che costituiscono il riferimento principale in quel campo e lo studio critico e comparativo delle varie metodologie seguite. Ma, naturalmente, queste raccomandazioni si intendono rivolte a chi intraprende uno studio sperimentale, ben comprendendo come non sia possibile pretendere questo grado di approfondimento da un generico cultore.

Per un sintetico ma interessante “stato dell’arte” con utili suggerimenti bibliografici ed una discussione competente su alcuni dei punti da noi elencati, raccomandiamo la nota contestualmente pubblicata oggi: Il sesso del cervello: miti e realtà.

 

Diane Richmond & Ludovica R. Poggi

BM&L-Ottobre 2005

www.brainmindlife.org