SCHIZOFRENIA E VALUTAZIONE DEL RISCHIO GENETICO

 

 

Il journal club del gruppo strutturale sulla neurogenetica di “Brain, Mind & Life - Italia”, questa settimana ha avuto per tema e titolo “La valutazione del rischio genetico di psicosi ed altri disturbi mentali gravi”.

La principale riflessione critica proposta, dalla quale si è sviluppato un interessante dibattito, ha preso le mosse dalla discussione dei risultati di uno studio recente nel quale sono stati trovati alleli di rischio comuni fra schizofrenia e disturbo bipolare, ed è stata dimostrata una sovrapposizione del rischio genetico (Moskvina V., et al. Gene-wide analyses of genome-wide association data sets: evidence for multiple common risk alleles for schizophrenia and bipolar disorder and for overlap in genetic risk. Molecular Psychiatry 14 (3), 252-260, 2009).

Pur essendo note da decenni le differenze esistenti fra il livello dell’analisi genetica e quello della presentazione sintomatologica dei disturbi psichici, i dati più recenti sembrano decisivi nel dare un colpo definitivo ad ogni rapporto semplicistico fra tratto ereditario e “sindrome clinica”, inducendo ad accentuare l’importanza dei fattori epigenetici e, in generale, del funzionamento guidato dalle molteplici influenze dell’ambiente, nella genesi delle forme fenomeniche descritte in psichiatria come precise categorie nosografiche.

Nelle psicosi schizofreniche il peso della componente ereditaria, non più messo in discussione come in passato, si stima fra il 73 e il 90%, e si ritiene si debba ascrivere a  patterns di eredità complessi, nei quali il numero e il tipo delle varianti genetiche implicate sono ancora poco conosciuti.

L’associazione di studiosi denominata “The International Schizophrenia Consortium”, che include ricercatori di istituzioni prestigiose quali la Harvard Medical School, il Karolinska Institutet e il Massachusetts Institute of Technology (MIT), si esprime così commentando evidenze rilevate di recente nello studio di CNV (copy number variants) di oltre trecento pazienti affetti da psicosi schizofrenica: i nostri risultati forniscono un supporto rilevante a un modello di patogenesi della schizofrenia che implica gli effetti di molte varianti strutturali rare, sia di ampiezza genomica sia in loci specifici. In proposito, si raccomanda la consultazione di una nostra nota pubblicata lo scorso mese (Note e Notizie 21-02-09  Schizofrenia: il punto sulle nuove acquisizioni), nella quale si trova, con numerosi altri collegamenti a recensioni ed articoli originali, il link alla recensione del settembre 2008, di questo studio del Consortium e di un altro lavoro di grande importanza per la comprensione dei nuovi sviluppi nello studio genetico delle psicosi schizofreniche e di altri disturbi psicotici.

Le varie posizioni assunte in seno al dibattito sono difficilmente schematizzabili e riassumibili in uno spazio breve, ma su un punto si è rilevata un’estesa convergenza: i dati genetici dovrebbero essere messi in relazione con parametri di fisiologia dei sistemi cerebrali, anziché essere genericamente e direttamente riferiti ad un livello di sintesi tanto alto e spesso tanto lontano, come quello della vita psichica nelle sue manifestazioni patologiche.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Marzo 2009

www.brainmindlife.org

 

[Tipologia del testo: NOTIZIA]