IL RICONOSCIMENTO DEI
TONI MUSICALI NELL’UOMO
I musicisti, ma anche molti fra coloro che semplicemente amano
la musica, sanno bene che esistono differenze fondamentali ed apparentemente
congenite nella capacità di riconoscere ed imitare toni, melodie e ritmi. L’insegnamento
precoce della teoria musicale e della tecnica per suonare uno strumento mette
spesso in evidenza, già in bambini di quattro-cinque anni, un grande divario di
abilità che non può essere sempre ricondotto a caratteristiche psicologiche
generali del bambino, alla metodologia didattica, alla personalità degli
insegnanti o ad altri fattori che intervengono nella relazione pedagogica.
Fino a non molto tempo fa non si sapeva nulla sulle basi
neurofunzionali di queste differenze individuali, per cui si era soliti
concepirle come la presenza o l’assenza di un’abilità: è “intonato” o è “stonato”,
oppure “sente il ritmo” o “non lo sente”, cosa quest’ultima che nel gergo dei
percussionisti è resa dall’efficace dicotomia dei termini “quadrato” e “squadrato”.
Sebbene si sia ancora agli inizi di un lungo percorso di conoscenza, i
risultati della ricerca già consentono di affermare che queste abilità sono
espressione sintetica di più processi, ciascuno dei quali può avere un grado
diverso di efficienza, così che si determina una gamma di possibilità corrispondente
ad uno spettro di potenzialità, piuttosto che un fenomeno “tutto o nulla”.
Un altro aspetto affascinante delle differenze individuali
nella percezione dei suoni e nell’apprendimento della musica è costituito dall’esistenza
di strategie diverse per la stessa funzione. Probabilmente è proprio la felice
combinazione delle migliori strategie a determinare il genio musicale.
Nel riconoscimento della tonalità (si veda: Note e Notizie 06-11-05 Il riconoscimento corticale della
tonalità musicale) il nostro cervello può
impiegare due diverse strategie: 1) basarsi sulla frequenza fondamentale (la
frequenza fondamentale mancante viene inferita), 2) distinguere sulla base
della configurazione spettrale del suono. Pertanto, per studiare il substrato
neurale della percezione delle tonalità, Schneider e i suoi collaboratori hanno
distinto i volontari partecipanti alla ricerca, mediante tecniche psicofisiche,
in due gruppi corrispondenti alle due modalità neurofisiologiche.
Studiando con la risonanza magnetica strutturale (RMS) e la
magnetoencefalografia (MEG) la circonvoluzione di Heschl, importante per la
percezione delle tonalità, i ricercatori hanno rilevato che il volume della
materia grigia -e conseguentemente il numero dei neuroni- presentava un’asimmetria
esattamente corrispondente al tipo di strategia impiegata dal cervello. I
volontari il cui cervello riconosceva le tonalità basandosi sullo spettro
avevano un maggior volume della circonvoluzione di Heschl a destra, gli altri a
sinistra (Structural and functional
asimmetry of lateral Heschl’s gyrus reflects pitch perception preference. Nature
Neuroscience 8, 1241-1247, 2005).
Questi risultati concordano con la nota dicotomia
fisiologica che vuole l’emisfero sinistro specializzato nella elaborazione rapida
di informazioni, prediligendo gli aspetti salienti degli stimoli, e l’emisfero
destro specializzato in una più dettagliata analisi e sintesi degli spettri
informativi.
BM&L-Novembre 2005