PONTORMO E LA
PSICOLOGIA DELLA CRISI
Jacopo Carucci, detto il Pontormo dal nome della località
sulla strada Firenze-Empoli dove nacque, morì il 31 di dicembre del 1556; la
sua morte fu registrata nel giorno di capodanno del 1557 e la sepoltura avvenne
solo il 2 di gennaio. Il 2006, l’anno che entrerà fra qualche settimana,
saranno trascorsi 450 anni dalla morte del pittore e Brain Mind & Life, che
ha già dedicato uno specifico studio alla sua psicologia, per questa occasione
promuove una riflessione sulla personalità dell’uomo e dell’artista (per una
sintetica documentazione sulla vita, si veda: “Breve nota biografica su Jacopo Carucci detto il Pontormo
e notizia del suo scritto autografo noto come diario” nella sezione IN CORSO; per il primo evento che
diede inizio al “Progetto Pontormo di BM&L-Italia”, si veda: Note e Notizie 18-11-03 Pontormo e la sofferenza, dal
corpo al cielo; gli scritti originali, ben più
interessanti di questa documentazione biografica e relativa ad una mostra, sono
a disposizione dei soci e saranno pubblicati soltanto al termine del lavoro di
ricerca).
Il Pontormo, non molto apprezzato dai contemporanei, ha
incontrato un interesse, un favore e una fortuna tale ai nostri giorni, che difficilmente
si potrebbe spiegare solo con una rivalutazione del pregio della sua opera. Già
Luciano Berti, oltre vent’anni fa, faceva notare l’affinità fra la crisi dei
modelli artistici vissuta da Jacopo Carucci e quella dell’arte contemporanea,
ma secondo noi si può andare oltre. La testimonianza essenziale ma
profondamente tragica del diario dell’ultima parte della sua vita, insieme con
il linguaggio delle emozioni espresso dalle sue figure, ci rendono manifesto
quanto il vissuto artistico si intrecci con una crisi esistenziale che si esprime
con la drammaticità di interrogativi sempre attuali sul senso della sofferenza,
dei valori in cui si crede e della vita stessa.
Un altro elemento che probabilmente ha favorito
l’identificazione con Pontormo da parte di tanti studiosi, appassionati e
semplici ammiratori della sua opera, è rappresentato dalla sua costante,
continua ed ansiosa ricerca di stile, di forme, di contenuti e, in definitiva,
di identità, che sembra non giungere mai ad un risultato.
Sulla sua psicologia sono state scritte tante cose inesatte,
gratuite, fantasiose, spesso seguendo le mode della letteratura di ispirazione psicologica
e psichiatrica, o semplicemente ricalcando degli stereotipi riprodotti
innumerevoli volte nella copiosa bibliografia a lui dedicata. BM&L-Italia,
proseguendo nel solco tracciato lo scorso anno, vuol riprendere un lavoro di
demistificazione e di approfondimento critico che ha già riscosso
l’appassionato interesse di tutti i partecipanti.