PONTORMO E LA SOFFERENZA, DAL CORPO AL CIELO

GLI AFFRESCHI PERDUTI DEL PONTORMO IN SAN LORENZO

Alessandro Vannini

 Chiostro della Basilica di San Lorenzo

Firenze - 7 novembre - 6 dicembre 

 

Grazie a Massimo Pivetti del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi ed al prezioso lavoro artistico-filologico del pittore Alessandro Vannini, è oggi possibile ammirare in una serie di dipinti esposti nel Salone Donatello della Basilica di San Lorenzo, una ricostruzione degli affreschi perduti che Jacopo Carucci, detto il Pontormo, eseguì dal 1545 al giorno della sua morte, avvenuta il 31 dicembre 1556 e registrata il primo di gennaio 1557. Durante gli ultimi tre anni di vita e di lavoro, l’artista tenne un diario, unico manoscritto autografo giunto fino a noi, attualmente conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e noto con il titolo aggiunto di "Diario di Jacopo da Pontormo fatto nel tempo che dipingeva il coro di S. Lorenzo" (Vedi “ Breve nota biografica su Jacopo Carucci detto il Pontormo e notizia del suo scritto autografo noto come diario” nella sezione IN CORSO). 

La complementarietà della testimonianza scritta e dell’opera figurativa fornisce un materiale unico per approfondire la conoscenza di una personalità tanto travagliata. BM&L-Italia ha deciso di dedicare allo studio della psicologia dell’artista alcune iniziative di cui si discuterà alla prossima assemblea dei soci.

La mostra è collegata al film dedicato all’ultimo anno di vita del Pontormo (vedi www.pontormoilfilm.it) in programmazione per il prossimo febbraio.

 

Per introdurre all’argomento i visitatori del nostro sito, riportiamo un brano dalla presentazione.

 

 

IL RECUPERO DELL’INESISTENTE

 

Massimo Pivetti

 

Nel 1545 Cosimo I duca di Firenze commissiona a Jacopo Carucci detto il Pontormo la decorazione della Cappella Maggiore della Chiesa Medicea di San Lorenzo con storie tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.

Il modello iconografico non poteva non essere che il Giudizio Universale di Michelangelo, da pochi anni scoperto a Roma, al quale Cosimo voleva dare una risposta fiorentina, attraverso l’emulazione degli affreschi della Cappella Sistina, dettata principalmente da contrasti politici con il Papa Paolo III.

Pontormo svolge questa titanica impresa, partendo dalla raffigurazione “eroica” michelangiolesca, per arrivare alla sua personale ricerca di rappresentazione metafisica, volta a soddisfare un proprio bisogno interiore di indagine formale priva di ogni imposizione estetica.

Il 1° gennaio 1557: il Pontormo muore lasciando la sua ultima testimonianza spirituale incompiuta che sarà completata dal suo devoto allievo e unico vero amico Bronzino per essere definitivamente inaugurata il 23 luglio 1558.

Gli affreschi bollati di eterodossia dalla censura post Concilio di Trento vennero criticati aspramente dal Vasari e abbandonati in un progressivo degrado fino alla distruzione a causa di lavori di ristrutturazione voluti dall’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici.

Senza volerci addentrare in una esegesi teologica che sarà, spero, motivo di approfondimento in altre sedi istituzionali, voglio precisare che la mostra si presenta come “recupero dell’inesistente” oltre che come “anteprima” di un evento al quale è idealmente collegata: l’uscita nelle sale cinematografiche del film “Pontormo” incentrato sull’ultimo anno di vita dell’artista.

In tale occasione, nel febbraio 2004, ci sarà un ulteriore omaggio al Pontormo, un grande maestro che raccoglie sempre maggiori consensi soprattutto da parte di giovani desiderosi di indagare su questo artista “fantastico e solitario”.

 

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BM&L-Novembre 2003