IL PLACEBO ANALGESICO AGISCE SUL MIDOLLO SPINALE

 

 

L’analgesia non farmacologica pone molti quesiti affascinanti sulle vie nervose che la mediano e sui meccanismi molecolari che la realizzano. Basti pensare che la stimolazione diretta del cervello produce effetto antidolorifico e che numerosi tipi di interferenza sensoriale, lungo tutto il percorso che dai nocicettori periferici porta gli stimoli alla corteccia, sono in grado di ridurre l’intensità della percezione algica[1]. Ma un posto a parte occupano gli studi sull’analgesia da placebo che, negli anni recenti, hanno fornito risultati sorprendenti: una persona che, mentre sente dolore, assume una compressa di talco provandone sollievo, ha una minore attivazione delle aree cerebrali che mediano la percezione della sofferenza, come hanno dimostrato gli studi condotti mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI). Ma con quali meccanismi il placebo determina i suoi effetti? La sperimentazione ha dimostrato che agisce mediante i recettori μ del sistema endorfinico (Note e Notizie 22-09-07 Il placebo agisce mediante il sistema oppioide).

Poiché per molto tempo si è distinto un effetto analgesico “cerebrale” di tipo psicologico da un effetto analgesico “spinale” di tipo fisico (come quello prodotto dall’agopuntura), lo studio del sostrato neurale dell’effetto placebo è anche un’occasione per mettere alla prova la validità di questa distinzione.

Eippert e colleghi del Department of Systems Neuroscience, University Medical Center Hamburg-Eppendorf (Germania) hanno studiato, mediante risonanza magnetica, il midollo spinale umano durante un esperimento in cui l’effetto placebo era impiegato a scopo antidolorifico, allo scopo di sottoporre a verifica l’ipotesi secondo cui l’analgesia indotta da questa forma di suggestione psicologica agisca fino al livello dell’elaborazione nocicettiva spinale (Eippert F., et al. Direct evidence for spinal cord involvement in placebo analgesia. Science 326 (5951), 404, 2009).

L’esperimento prevedeva la somministrazione, mediante spalmatura su un braccio dei soggetti volontari, di una crema inerte proposta come pomata antialgica che avrebbe dovuto proteggere dall’azione dolorosa di uno stimolo termico ad elevata temperatura. La sperimentazione, condotta con adeguati controlli, ha consentito di stimare per confronto l’attività nelle aree di elaborazione della nocicezione mentre i volontari si sottoponevano alla prova. Lo studio con MR funzionale del midollo cervicale ha dimostrato una ridotta attività nel corno dorsale ipsilaterale quando veniva impiegata la crema-placebo e, coerentemente con il dato oggettivo, le persone sottoposte all’esperimento riferivano la percezione di un dolore minore.

Questa evidenza diretta mediante l’imaging spinale, indica che il trattamento con placebo agisce al livello delle prime fasi dell’elaborazione nocicettiva nel midollo spinale, non limitandosi ad un’azione di riduzione dell’attivazione corticale e di altri centri encefalici come dimostrato in precedenti lavori.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Novembre 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 



[1] La scoperta dell’esistenza di un sistema analgesico endogeno (si veda la nota contestualmente pubblicata: Note e Notizie 28-11-09 Il dolore come malattia neurodegenerativa - prima parte) ha consentito di spiegare vari fenomeni analgesici come quelli derivanti dalla stimolazione di strutture del sistema nervoso centrale e periferico, o quelli basati su effetti psicologici (Note e Notizie 23-10-04 Il dolore si riduce se si ritiene di poterlo controllare).