PICCOLI GRUPPI PER GRANDI STUDI

 

 

Agli ultimi convegni di rilievo nazionale ai quali ho partecipato, mi è capitato di assistere a passerelle di personaggi e a serie di “presentazioni”, al termine delle quali ciascuno dei convenuti andava via dopo un’esperienza passiva di ascolto quasi televisivo dei relatori. Domande poche, e spesso già programmate o pilotate per concedere il “bis” a qualche nome famoso, e solo nel caso in cui i tempi previsti fossero stati rispettati. La terminologia ed il clima erano quelli dello spettacolo; la riflessione critica, il ragionamento problematico e la discussione dialogata, i grandi assenti. Se è vero che l’organizzazione della ricerca bio-medica di base offre ai ricercatori molte ed utili occasioni per discutere dati, scambiare opinioni scientifiche, costruire ipotesi di lavoro -rendendo quasi superflua la sede della comunicazione alla comunità scientifica per le proprie elaborazioni- è pur vero che ciò non accade in altri ambiti di studio, quali quelli che si occupano delle basi neurobiologiche delle funzioni cerebrali globali, di scienza cognitiva, di modelli e teorie neuroscientifiche della mente.

In questi campi, in cui l’elaborazione teorica è prevalente, gli studiosi sono pochi e, a causa dello scarso interesse privato, pubblico e politico, i finanziamenti scarsi. Tutto ciò rende -e mi riferisco soprattutto all’Italia- gli incontri fra studiosi tanto rari, e perciò importanti nelle aspettative, quanto quasi costantemente disattesi nei fatti, per ciò che concerne la qualità di occasione di lavoro comune.

Il problema, con proporzioni diverse, è globalmente diffuso ed è stato denunciato in varie occasioni da studiosi occidentali ed orientali. Si pensi che, a differenza dei ricercatori di base, ai quali basta leggere l’ultima review autorevole del campo di proprio interesse per essere al passo con l’evoluzione delle conoscenze, coloro che sono impegnati in elaborazioni teoriche su base multidisciplinare non dispongono di strumenti simili. Si assiste, perciò, ad una sorta di “patologia da mancata comunicazione e scambio di conoscenze ed opinioni”. Ad esempio, accade che filosofi della mente di valore combattano contro i “mulini a vento” di teorie neuroscientifiche superate da decenni, o di opinioni espresse da studiosi di ambito biomedico in pubblicazioni divulgative e in sedi mediatiche. Allo stesso modo, capita di sentire neuroscienziati di tutto rispetto compiere banali errori di livello interpretativo o rapportarsi alla ricerca filosofica e psicologica sulla base di malintese reminiscenze scolastiche o semplicemente ignorandone gli sviluppi più recenti.

I gruppi di aggiornamento, elaborazione e discussione di “Brain Mind & Life – Italia”, costituiti da studiosi e studenti di diversa formazione, sono proprio intesi ad affrontare questa “patologia da mancata comunicazione” mediante il cimento ed il confronto diretto fra metodi, ipotesi, teorie e modelli di varie discipline su argomenti monografici.

Ai gruppi strutturali, collegati ai progetti di ricerca istituzionali della società, nell’ultimo anno si sono aggiunti altri piccoli teams che studiano argomenti affascinanti, qui di seguito elencati:

 

1)                 il dolore, dai meccanismi molecolari agli stati di coscienza (diviso in sottogruppi, fra i quali è particolarmente attivo quello sui meccanismi molecolari e la terapia del dolore, guidato da Ludovica Roversi Poggi);

 

2)                 processi di segnalazione, comunicazione e cognizione negli animali (si veda in “In Corso”: Il colore visto dagli uccelli);

 

3)                 rapporti fra processi cerebrali globali e teorie della mente e della coscienza;

 

4)                 gruppo di studio sulla felicità, che sta attualmente approfondendo i rapporti fra l’affetto espansivo della gioia ed altre esperienze e funzioni psichiche.

 

A questi gruppi prendono parte vari soci-membri di BM&L-Italia, e a tutti è assicurata la periodica presenza del presidente.

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per aver efficacemente riassunto e corretto la bozza .

 

Diane Richmond

BM&L-Febbraio 2007

www.brainmindlife.org