NUOVA VALUTAZIONE PER I PAZIENTI IN COMA

 

 

La rete di default è un affascinante sistema del nostro cervello, già da anni studiato allo scopo di comprendere il ruolo fisiologico della sua principale caratteristica: l’attività in condizioni di riposo psichico. Vari studi recenti, alcuni dei quali sono stati recensiti nelle nostre “Note e Notizie[1], hanno cominciato a far luce su questo insieme distribuito di gruppi neuronici, accrescendo l’interesse dei ricercatori che indagano la fisiopatologia dell’encefalo nelle condizioni in cui si perdono le capacità comunicative, la facoltà di agire e la coscienza. Molte evidenze suggeriscono, infatti, che l’attività di default rifletta funzioni di base collegate con la coscienza.

La rete di default può essere definita come un insieme funzionale di aree la cui attività si riduce durante l’esecuzione di compiti che richiedono attenzione e aumenta a riposo. A questo sistema appartiene un collegamento fra la regione posteriore del giro del cingolo e il precuneo, una connessione fra la regione anteriore del giro del cingolo e la corteccia medio-frontale, e contingenti di fibre a proiezione reciproca fra regioni parietali e temporali.

Vanhaudenhuyse e colleghi del Coma Science Group, Cyclotron Research Centre, University of Liège (Belgio), hanno studiato la connettività nelle regioni appartenenti a questa rete in 14 volontari sani e in 14 pazienti affetti da danno cerebrale con vario grado di compromissione della coscienza (Vanhaudenhuyse A., et al. Default network connectivity reflects the level of consciousness in non-communicative brain-damaged patients. Brain 133, 161-171, 2010).

Lo scopo del lavoro era quello di accertare se, in condizioni di riposo, l’integrità del pattern di connessioni funzionali della rete di default fosse diverso nelle varie alterazioni patologiche della coscienza. La connettività è stata indagata usando strumenti affidabili di analisi probabilistica e valutazione dei dati (probabilistic independent component analysis e automated template-matching component selection approach).

È emersa una stretta correlazione negativa fra il grado di compromissione clinica della coscienza e la connettività rilevata in tutte le aree appartenenti alla rete di default. L’attività della rete rifletteva fedelmente lo stato della persona, da quello di perfetta condizione fisiologica dei volontari di controllo, a quello dei pazienti in stato de-efferentato[2], in stato di minima coscienza, in stato vegetativo o in coma profondo.

Vanhaudenhuyse e i suoi numerosi collaboratori hanno rilevato che la connettività del precuneo era notevolmente più accentuata nei pazienti in stato di minima coscienza rispetto a quelli completamente privi delle facoltà coscienti, mentre lo schema funzionale degli affetti da stato de-efferentato non differiva molto da quello dei volontari sani che fungevano da gruppo di controllo[3].

Questi dati dimostrano che la connettività della rete di default è ridotta nei pazienti con grave danno cerebrale in proporzione diretta col grado di compromissione della coscienza; naturalmente saranno necessari studi prospettici in popolazioni più ampie di pazienti per valutare il valore prognostico di questa metodologia e decidere se introdurla in diagnostica.

 

L’autore della nota ringrazia il presidente di BM&L-Italia con il quale ha discusso l’argomento trattato.

 

Giovanni Rossi  

BM&L-Febbraio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 



[1] Si invitano i visitatori del sito a scorrere l’elenco delle “Note e Notizie” per consultare le recensioni dei lavori originali che affrontano vari aspetti del default network.

[2] Lo stato de-efferentato o locked-in syndrome (lett.: sindrome del rinchiuso) o disconnessione cerebro-medullospinale, corrisponde alla sindrome ventrale pontina, ossia ad una condizione di danno esteso della parte ventrale del tronco encefalico da ictus (es.: trombo o embolo del tronco basilare) o per cause traumatiche, neoplastiche e degenerative, che determina quadriplegia per lesione della via piramidale e varie altre paralisi cervico-facciali per la lesione dei nuclei dei nervi cranici. Il paziente, integro nella coscienza e nelle funzioni cognitive, non è in grado di muoversi e comunicare, come se fosse legato e imbavagliato, e in realtà è prigioniero di un corpo affetto da un deficit motorio molto esteso. Fu affetto da questa sindrome lo scrittore francese Jean-Dominique Bauby per un ictus che lo colpì nel 1995; la sua esperienza è raccontata nel libro “Lo scafandro e la farfalla”.

[3] Nello stato de-efferentato il cervello (diencefalo e telencefalo) è integro come quello delle persone sane, essendo colpito il tronco encefalico. Infatti, scolasticamente si contrappone questa sindrome al coma, indicando la prima come una condizione in cui il cervello è sano e il tronco encefalico è ammalato, e il secondo come uno stato con interessamento del cervello e tronco encefalico indenne.