PRECISIONE FINO ALLA SINGOLA CELLULA DELLE MAPPE CORTICALI  

 

 

L’estrema complessità organizzativa dei neuroni cerebrali e l’apparentemente confuso ed indiscriminato collegamento fra tutti i neuroni della corteccia (vedi Selezione neuronica corticale. BM&L, Note e Notizie, 24-03-05) ha indotto alcuni neuroscienziati a sostenere l’ipotesi che l’assemblaggio delle cellule nervose fosse largamente casuale e le apparenti regolarità avessero un significato più filogenetico che neurofisiologico. Questa idea ha dato luogo al modello detto “randomized cortex”.

Contro questa idea una lunga tradizione teorica, sostenuta da una grande messe di dati sperimentali, ha proposto modelli funzionali della corteccia cerebrale caratterizzati da unità o moduli distinti e specializzati.

Dopo l’ingenua localizzazione delle funzioni psichiche intese come concetti culturali compiuta dai frenologi dell’Ottocento, si è compreso che la realtà neurale è più simile ad un livello hardware di un computer che ad un software mentale, pertanto non è possibile trovare nella corteccia l’area dell’amore o quella dell’odio, ma ciò non toglie che distinti processi di base abbiano precise corrispondenze in caratteristici gruppi di neuroni.

Tuttavia, anche i più convinti assertori dei collegamenti punto-a-punto, la cui maggiore scuola fu quella che faceva capo a Roger Sperry, di fronte alle innumerevoli prove di plasticità del manto cerebrale ed alle dimostrate differenze individuali, erano propensi a ritenere che le mappe corticali fossero definite in maniera largamente approssimativa.

Un dato ormai classico dell’anatomo-fisiologia corticale è dato dall’organizzazione in colonne strutturate in sei strati, che vanno dalla superficie alla sostanza bianca. All’interno di una colonna le cellule nervose spesso presentano proprietà comuni, e un complesso di colonne con proprietà condivise formano schemi ordinati e regolari sulla superficie cerebrale.

Questa architettura funzionale è stata scoperta principalmente mediante la registrazione con microelettrodi effettuata con campionamenti dell’attività da varie aree della superficie encefalica. Le immagini ottiche del voltaggio di membrana e le misure dell’attività metabolica hanno consentito di studiare la geometria delle mappe funzionali, ma con una precisione di dettaglio non molto elevata, essendo la risoluzione maggiore di 100 µm e, quindi, inadeguata alla definizione dei domini funzionali con una esatta delimitazione dei loro confini.

Kenichi Ohki e collaboratori (Functional imaging with cellular resolution reveals precise micro-architecture in visual cortex. Nature 433, 597-603, 2005) hanno marcato in vivo migliaia di neuroni della corteccia visiva con un indicatore calcio-sensibile. In questo modo hanno potuto ottenere immagini di popolazioni neurali mediante microscopia fotonica (two-photon microscopy) con una risoluzione che giungeva alla singola cellula, fino ad una profondità di 400 µm.

Nella corteccia visiva primaria del ratto i neuroni presentavano una notevole selettività per l’orientamento, ma non vi era una struttura locale facilmente distinguibile. Nella corrispondente area 18 della corteccia visiva di gatto le mappe funzionali apparivano molto finemente organizzate. I neuroni con diverse risposte funzionali all’orientamento erano confinati con estrema precisione in spazi tridimensionali, con confini colonnari la cui ampiezza andava dalla singola cellula ad un massimo di due.

Questi risultati indicano che le mappe corticali possono essere costruite con una precisione che giunge fino al singolo neurone.

BM&L-Aprile 2005