LEONARDO E “MORTO DA FELTRE”: NUOVE SCOPERTE

 

 

Nell’articolo “L’identità della Gioconda e la psicologia degli storici dell’arte” si diceva del ritrovamento di documenti attestanti il soggiorno di Leonardo da Vinci presso il convento dell’Ordine dei Servi di Maria Santissima Annunziata dal 1501 al 1503, in conformità con quanto scriveva il Vasari. Questa tessera del mosaico che ha consentito di accertare l’identità della modella più celebre della storia della pittura, si deve agli studi di Giuseppe Pallanti che hanno aperto la strada all’indagine su un luogo notissimo dell’arte fiorentina, ma da sempre legato ad Andrea del Sarto, al Pontormo o, al più, al Rosso Fiorentino e al Franciabigio.

Infatti, il Chiostrino dei Voti antistante la chiesa dell’Annunziata, affrescato da questi autori, è ormai uno dei luoghi di elezione per lo studio di quei modi che caratterizzano la transizione dal Rinascimento al primo Manierismo toscano. Andrea del Sarto, da molti storici dell’arte ritenuto l’ultimo grande artista del Rinascimento fiorentino, si può ammirare accanto alle opere dei suoi allievi Pontormo e Rosso che, con Domenico Beccafumi, costituirono la triade della nuova “maniera”.

Eppure, che i monaci dell’Ordine dei Servi di Maria Santissima Annunziata avessero ospitato molti anni prima di Andrea del Sarto il Genio vinciano, era noto non solo dalla menzione del Vasari, ma anche da alcune lettere di Pietro da Novellata, indirizzate ad Isabella d’Este.

Alessandro Del Meglio, Roberto Maniscalchi e Maria Carchio dell’Istituto Geografico Militare (IGM), alcune settimane fa hanno annunciato la scoperta di una bottega di Leonardo proprio in quella sede, basandosi su tracce architettoniche ed affreschi definiti “di scuola del maestro” per le impressionanti analogie con l’opera di Leonardo da Vinci.

I reperti sono stati rinvenuti in ambienti -fino ad oggi inaccessibili- della foresteria laica del convento attiguo alla famosa basilica che, insieme con l’Ospedale degli Innocenti, circoscrive e caratterizza una delle piazze più ricche di storia della città di Firenze.

Entriamo nei locali della scoperta. Su una parete è raffigurato un tripudio di uccelli che ricalca perfettamente lo stile della figurazione degli studi di Leonardo sul volo. Probabilmente questa rappresentazione decorativa sovrastava una Vergine Annunziata andata perduta. Sulla parte destra è possibile vedere la traccia di un angelo staccato, che richiama in maniera evidente l’angelo dell’Annunciazione esposta agli Uffizi.

Al secondo piano è stata ritrovata la cella che faceva da abitazione e bottega del Maestro Valerio citato dal Vasari, dove sulle pareti sono state rinvenute due “grottesche” attribuite ad un artista noto con il soprannome di Morto da Feltre e rinomato per l’abilità in questo genere di rappresentazioni.

Morto da Feltre, che nelle Vite lo stesso Vasari cita solo con il soprannome, rimane in larga parte un personaggio tanto affascinante quanto misterioso. Le fonti storiche sono concordi nel ritenerlo allievo di Giorgione e nel riconoscere l’influenza di Raffaello sulla sua opera, ma la sua stessa identità rimane controversa. Alcuni lo identificano con Lorenzo Luzzo, nato a Feltre, in provincia di Belluno, intorno al 1480 e morto a Venezia tra il 1526 e il 1527. Autori classici come il celebre Giovan Battista Cavalcaselle, ed altri, fra cui lo stesso André Chastel, lo identificano con Pietro Luzzo.

Per certo si sa che Morto da Feltre studiò le decorazioni delle cripte o grotte, fra cui quelle della Domus Aurea a Roma, dando impulso e diffusione ad uno stile di pittura murale le cui caratteristiche figurazioni presero il nome di “grottesche”. Un altro dato non controverso è che l’artista veneto a Firenze fu allievo di Leonardo: probabilmente proprio in quelle stanze del convento dell’Annunziata ebbe modo di apprendere dall’arte del grande maestro.

Ma lo studio dei ricercatori dell’IGM ha riservato ancora una sorpresa.

All’altezza del braccio che separa il primo dal secondo chiostro è stato identificato un vecchio portale di ingresso al convento, che fu chiuso all’epoca della costruzione delle scuderie granducali. Nei pressi è stata anche ritrovata, in perfette condizioni di conservazione, una scala rinascimentale della cui esistenza si era perduta memoria: risale al 1430 e la si attribuisce al Michelozzo, il maggiore fra gli allievi di Brunelleschi.

 

 

Prendendo le mosse da questi ritrovamenti, i soci di BM&L hanno sviluppato un dibattito sul ruolo degli ordini religiosi e delle associazioni nello sviluppo dell’arte e della cultura a Firenze dal Medioevo al tardo Rinascimento. Si è presa in considerazione l’influenza che si determinava in tutta Europa dall’esportazione di modelli artistici che, pur nella variegata e talvolta conflittuale dialettica delle ispirazioni, esprimevano una coerenza di fondo con valori individuali e sociali, che contribuivano a determinare un profilo antropologico.

Il costante legame di senso fra la lingua, la filosofia e l’arte, bene espresso dal neoplatonismo dell’Accademia Fiorentina che conserva e riporta in auge Dante e Petrarca, è stato discusso anche in chiave psicologica, riallacciandosi agli studi condotti lo scorso anno in occasione del “Progetto Pontormo”.

 

Monica Lanfredini

BM&L-Febbraio 2005