FENOTIPO CEREBRALE OSSESSIVO-COMPULSIVO

 

 

Gli endofenotipi (o fenotipi intermedi) sono tratti oggettivi, quantitativi ed ereditabili, che rappresentano fattori di rischio per disturbi poligenici a livelli più idonei al trattamento dei fenotipi comportamentali o clinici. Si ipotizza che i modelli endofenotipici di malattia possano aiutare la comprensione dell’eziologia e l’inquadramento diagnostico di complesse alterazioni della fisiologia psichica come il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD).

Allo scopo di identificare un endo-fenotipo responsabile del disturbo ossessivo-compulsivo [F42.8 (DSM-IV-TR); 300.3 (ICD-10)], Menzies e i suoi collaboratori del Brain Mapping Unit dell’Università di Cambridge (UK) hanno studiato mediante risonanza magnetica nucleare (RMN) la struttura cerebrale di 31 pazienti affetti dal disturbo, 31 loro parenti di primo grado non sintomatici e 31 soggetti di controllo sani. I tre gruppi di volontari sono stati sottoposti ad una prova consistente in un compito semplice (“Stop-Signal”, una response-inhibition task), che in precedenti studi aveva rivelato difficoltà negli affetti dal disturbo (Menzies L., et al. Neurocognitive endophenotypes of obsessive-compulsive disorder (OCD). Brain 130, 3223-3236, 2007).

I pazienti ed i loro parenti hanno entrambi fatto registrare una ritardata inibizione della risposta, che i ricercatori hanno messo in relazione con alterazioni della materia grigia.

E’ stato usato un metodo di “analisi multivoxel” (partial least squares) per l’identificazione di sistemi cerebrali di grande scala le cui variazioni anatomiche potessero essere in rapporto con le variazioni nella prestazione alla response-inhibition task. E’ risultato che i disturbi comportamentali erano associati ad un volume aumentato della frazione grigia del tessuto encefalico nel sistema parieto-cingolo-striatale e ad una sua riduzione nel sistema frontale (regioni orbito-frontale e frontale inferiore destra).

Uno studio analitico delle differenze rilevate in questi sistemi cerebrali, ha consentito ai ricercatori di mettere in relazione con fattori familiari i markers RMN dell’elaborazione inibitoria, avvalorando la candidatura delle alterazioni di tali sistemi come endofenotipi di OCD.

In conclusione, il lavoro condotto al Brain Mapping Unit ha evidenziato che variazioni in sistemi cerebrali di grande scala implicati nel controllo inibitorio possono mediare il rischio genetico di OCD: se confermata, questa è la prima dimostrazione di un endofenotipo neurocognitivo di tale disturbo.

Recentemente BM&L-Italia ha pubblicato una nota di recensione e commento di un interessante studio sui difetti sinaptici cortico-striatali nei modelli sperimentali di OCD (Note e Notizie 03-11-07 Sinapsi cortico-striate nel disturbo ossessivo-compulsivo), nella quale si fa  anche riferimento ad una nota che tratta degli studi sulla genetica del disturbo condotti da Mario Roberto Capecchi, premio Nobel nel 2007; la lettura di queste recensioni, insieme con quella di una review di prossima pubblicazione degli stessi autori dello studio sull’endofenotipo (Menzies L., et al. Integrative evidence from neuroimaging and neuropsychological studies of obsessive-compulsive disorder: The orbitofronto-striatal model revisited. Neurosci Biobehav. Rev. [Epub ahead of print]), può costituire un utile aggiornamento su un argomento di grande attualità nelle neuroscienze e di notevole interesse in psichiatria e, più in generale, può aiutare la riflessione sul rapporto fra forma del sintomo ed eziologia in psicopatologia.

In proposito, la Società Nazionale di Neuroscienze si è fatta promotrice della conoscenza della tesi, da lungo tempo sostenuta da Giuseppe Perrella (G. Perrella, Appunti di psicopatologia, 1981), secondo la quale, la forma sintomatologica in cui si manifesta la maggior parte dei disturbi psichiatrici è da attribuirsi più a caratteristiche intrinseche e tendenziali del soggetto che alla tipologia di eventi causali esterni. Una prospettiva opposta a quella dominante a lungo sia in psichiatria psicodinamica (basti pensare come modello e prototipo all’indicazione, da parte di Freud, del coito interrotto come causa della nevrosi di angoscia) sia nel pensiero psichiatrico di impostazione neurologistica (si pensi alla patologia da trauma psichico valutata sulla base dell’evento e classificata “da disastro ferroviario”, “da incendio”, ecc.).

Forse gli studi sugli endofenotipi potranno costituire un punto di svolta decisivo nell’abbandono di impostazioni ed abiti mentali sostenuti più da tradizioni culturali che da evidenze scientifiche.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza.

 

Diane Richmond

BM&L-Febbraio 2008

www.brainmindlife.org