EROS E PSICHE

 

 

L’interesse suscitato dalle due recenti note a firma Giovanna Rezzoni ha accelerato la convocazione di un incontro di aggiornamento sulla psicopatologia sessuale, preparato e previsto fin dall’ottobre dello scorso anno quando un gruppo strutturale di BM&L ha avviato lo studio delle differenze cerebrali legate al sesso (Aggiornamenti – SESSO E PSICOPATOLOGIA – Necessità di una nuova concezione, Roma 21-09-06).

L’incontro ha avuto luogo lo scorso giovedì 21 settembre ed ha affrontato da angolazioni metodologiche diverse una varietà di  temi e problemi relativi a quell’aspetto della vita psichica cui si accede attraverso la primordiale porta degli istinti. In particolare si è affrontato il problema del giudizio di discrimine fra normale e patologico che, dalla netta e schematica ripartizione basata sulla frequente coincidenza della malattia psichica con la devianza socio-culturale, in auge nella prima metà del secolo appena trascorso, è entrato in una crisi che si è andata progressivamente aggravando, fino ad apparire irreversibile in assenza di una riformulazione del quadro teorico di riferimento.

La scheda introduttiva, che riproduce pressoché integralmente la prima delle relazioni tenute dal presidente di BM&L-Italia, Giuseppe Perrella, entra decisamente nel merito delle questioni culturali che determinano, condizionano o complicano i già difficili problemi della psicopatologia. La dimensione sessuale, dal sesso cromosomico ai ruoli sociali, fonda una parte considerevole dell’esperienza umana e del mondo in cui siamo abituati a concepirla, dunque sarebbe ingenuo immaginare di poterla studiare e comprendere col solo ricorso al paradigma scientifico, come se si trattasse della biomeccanica dell’apparato locomotore o della biochimica del metabolismo. Per questo -ha spiegato Giuseppe Perrella- la necessità annunciata nel titolo di una nuova concezione, richiederà un’analisi che si avvalga degli esiti della riflessione sviluppata in seno alle scienze umane, ed uno sforzo di sintesi che consenta di tradurre le nuove acquisizioni in forme comprensibili ed utilizzabili anche da coloro che vivono la realtà presente senza la mediazione di una distanza critica.

L’incontro è proseguito con le relazioni di argomento biologico, psicologico e psichiatrico.

Le professoresse Cardon e Richmond hanno trattato affascinanti nodi di rapporto fra genetica, neurochimica, neurofisiologia, emozioni e cognizione nella vita sessuale e nell’esperienza erotica.

Il dottor Roberto Colonna ha sintetizzato la grande mole di lavori della scuola di Joseph Le Doux sull’innamoramento e le emozioni in generale, proponendo un confronto con la neurofisiologia della risposta emozionale associata agli atti sessuali riproduttivi in varie specie animali.

La dottoressa Ludovica Poggi ha tenuto una relazione sulla fisiofarmacologia e sulla farmacoterapia dei disturbi della sfera sessuale.

Il dottor Filippo Rucellai ha discusso l’influenza della comunicazione e dell’ideologia mass-mediatica sulla concezione della sessualità, evidenziando come l’acritica assunzione di modi di esprimersi, muoversi, atteggiarsi, vestirsi e rapportarsi -diffusi dai mezzi di comunicazione di massa- abbia di fatto consentito il determinarsi di nuove gerarchie di importanza e nuovi modi di vita. Commentando alcune affermazioni del presidente di BM&L, durante il dibattito, Rucellai ha affermato: “Il piacere legato al consumo, proposto nel costante bombardamento della propaganda commerciale come l’indiscusso ed implicito oggetto di comune idolatria, ha facilitato l’assurgere delle attività di svago e divertimento ai vertici del comune interesse, sostituendo la ritualità religiosa nella obbligatorietà socialmente riconosciuta e unanimemente osservata. L’oggetto di consumo sessuale, in questa nuova religione senza dottrina, è diventato proprietà dei consumatori che ne rivendicano il diritto alla definizione in barba alle leggi della biologia, della psicologia e della morale.”

Il professore Giovanni Rossi ha affrontato il problema della nosografia della psicopatologia sessuale, proponendo un confronto fra l’epoca di massima influenza della psicoanalisi e della fenomenologia in psichiatria, con quella attuale. “La cronica condizione di crisi, accentuatasi negli ultimi trent’anni, dei saperi dell’ambito psicologico-psichiatrico che costituiscono la base culturale della psicopatologia, assume aspetti e connotati del tutto peculiari alla luce dei recenti progressi delle neuroscienze di base, evidenziando la fragilità e l’artificiosità di molte costruzioni nosografiche”, ha osservato Giovanni Rossi, che ha poi discusso i motivi per cui andrebbero eliminate alcune categorie diagnostiche dell’attuale nosografia; motivi che qui di seguito riporto nell’estrema sintesi di due tipologie.

Alcuni quadri clinici non trovano più giustificazione in un fondamento scientifico e rivelano la propria qualità obsoleta nella loro origine dalle prassi intuizioniste e mitografiche dell’Ottocento. Ragione che rende facile accantonarli. Tuttavia, poiché in genere includono obiettive realtà patologiche ancora non ricondotte ad una nuova interpretazione scientifica, risulta difficile sostituirli.

Altri quadri clinici, generati da una impropria autonomia teorica assunta da branche della terapeutica che imprimono i segni delle proprie esigenze come marchi di appartenenza sui repertori diagnostici, ben più pericolosamente persistono come errori recenti e costantemente riprodotti sotto l’usbergo di interessi tanto potenti quanto estranei alla scienza e alla salute pubblica.

 

Monica Lanfredini

BM&L-Settembre 2006

www.brainmindlife.org