IL CERVELLO NELL’ORGASMO MASCHILE E FEMMINILE

 

 

L’attività cerebrale durante l’orgasmo sessuale è oggetto di studi da pochi anni e solo grazie alle più recenti tecniche di neuroimaging funzionale è stato possibile acquisire dati interessanti sulle somiglianze e le differenze esistenti fra i due sessi.

In un incontro del gruppo di studio di “BM&L-Italia” sulla psicopatologia sessuale, prendendo spunto da una recente review del neurologo Martin Portner, lo scorso giovedì si è discusso dei risultati più significativi ottenuti dai maggiori gruppi di ricerca nello studio dei quadri funzionali che si accompagnano all’acme del piacere (Martin Portner, The Orgasmic Mind. Scientific American Mind 19 (2) April-May, 66-71, 2008).

L’orgasmo, in chiave evoluzionistica, ha un valore diretto nel maschio, perché assicura la fecondazione attraverso la propulsione eiaculativa in uno stato mentale di sospensione dell’ideazione critica, dell’ansia e della paura. Nella femmina il suo valore evolutivo è meno evidente e si ritiene che faciliti la ritenzione e la progressione dello sperma. In entrambi i sessi, l’esperienza sembra generare un memoria che facilita il legame di coppia agendo, sempre in termini evolutivi, indirettamente attraverso i vantaggi che derivano alla specie dal legame sociale.

Gert Holstege e i suoi colleghi dell’Università di Groningen, in Olanda, hanno studiato mediante tomografia ad emissione di positroni (PET) 11 uomini sottoposti a stimolazione del pene, da parte delle loro partners, fino all’eiaculazione. Durante la fase di fuoriuscita dello sperma, l’area tegmentale ventrale (VTA) andava incontro ad un’attivazione così intensa e massiccia da non avere uguali (Gert Holstege et al., Journal of Neuroscience 23, 9185-9193, 2003).

La VTA, come è noto, è la principale stazione del sistema neuronico che media il piacere (circuito o sistema a ricompensa) e sue intense attivazioni, accostabili a quelle osservate da Holstege nell’orgasmo maschile, si hanno per effetto di dosi cospicue di eroina, ma ovviamente in questo caso con gli effetti tossici diretti della diacetilmorfina e il rischio di induzione neurochimica della dipendenza.

Durante l’orgasmo il gruppo di Holstege aveva osservato un aumento dell’attività in aree implicate nell’immaginazione legata alla memoria e nell’elaborazione visiva, verosimilmente perché i volontari si concentravano su immagini mentali in grado di accrescere l’eccitazione. Ma il dato più rilevante di quello studio è stato il riscontro di una considerevole attivazione del cervelletto. E’ noto che questa importante struttura dell’encefalo per molto tempo è stata considerata quasi esclusivamente in funzione del controllo della postura e del movimento, ma in anni recenti la visione generale della sua fisiologia è notevolmente cambiata e la sua partecipazione a numerose funzioni, inclusa la mediazione delle emozioni, è ormai definita (si veda in INTERVISTE: Intervista a Giuseppe Perrella, 2003). Probabilmente il comun denominatore delle elaborazioni cerebellari è dato dal costituire una componente ad alto grado di automatismo e filogeneticamente primitiva. Si è ipotizzato che il cervelletto possa essere la sede dell’elaborazione della componente emozionale dell’orgasmo, intervenendo nella coordinazione dei comportamenti stereotipi con le emozioni.

Coerentemente con la tradizionale visione psicologica dell’acme del piacere accompagnata da uno stato di serenità seguita da rilassamento, si è riscontrata una netta riduzione di attività nei neuroni dell’amigdala che, come è noto, ha un ruolo importante nella vigilanza, nell’allarme, nella paura e negli stati ansiosi.

In psicoanalisi l’orgasmo era definito la “piccola morte”, per sottolineare lo stato di momentanea sospensione della coscienza; probabilmente l’esperienza che ha portato a questa definizione immaginifica, ha il suo fondamento in una ridotta vigilanza e in una riduzione dell’influenza dei sistemi dello stress sulla neocorteccia, che risulta ipofunzionante probabilmente anche per la prevalenza sia dei centri collegati con la VTA sia del cervelletto.

A tre anni di distanza il gruppo di Gert Holstege ha studiato l’orgasmo femminile mediante PET in 12 donne il cui clitoride veniva stimolato dal partner fino al raggiungimento del climax.

Nel momento di massimo piacere si rilevava l’attivazione di aree cerebrali implicate nell’elaborazione delle percezioni provenienti dalla vulva e nell’attribuzione di significato a quelle sensazioni (sexual labeling), e si notava la riduzione di attività nell’area corrispondente all’amigdala, come negli uomini. Ma una grande differenza investiva il quadro generale del metabolismo neuronico femminile misurato con la PET: la maggior parte del cervello delle donne durante l’orgasmo era pressoché silente (Janniko R. Georgiadis et al., European Journal of Neuroscience 24 (11), 3305-3316, 2006).

La riduzione di attività era molto pronunciata nella corteccia orbito-frontale laterale sinistra, alla quale si attribuisce un ruolo di controllo cosciente su tendenze automatiche e spinte istintuali. Il decremento funzionale in quest’area è interpretato dagli autori dello studio come indice di perdita della tensione e dell’inibizione. Un’altra regione particolarmente interessata dal crollo funzionale durante l’orgasmo era la corteccia prefrontale dorso-mediale, che sembra essere attiva nel ragionamento morale e nel giudizio sociale, e dunque il suo tacitarsi esprimerebbe la sospensione di attività di giudizio e riflessione.

Questi dati avevano portato Holstege ad ipotizzare che le donne non avessero alcuna emozione durante l’orgasmo, ma studi successivi hanno mostrato, in particolare nell’orgasmo indotto da stimolazione vaginale profonda, un quadro profondamente diverso con un’intensa attivazione del lobo limbico.

Durante l’incontro sono stati presentati vari altri studi, i cui risultati sono apparsi spesso in contrasto con quelli dei lavori “classici” di Holsted.

Nella discussione conclusiva si è concordato nella critica alle interpretazioni semplicistiche dei dati, spesso fornite dagli stessi autori dei lavori, e sulla necessità che si impieghino disegni sperimentali, procedure e metodi che consentano maggiore sensibilità,  discriminazione e congruità dei rilievi rispetto alla funzione valutata.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Maggio 2008

www.brainmindlife.org