UNA BASE MOLECOLARE DELLA DEPRESSIONE STAGIONALE

 

 

L’accostamento del tempo atmosferico al tono dell’umore non è il puro frutto dell’inventiva letteraria o della suggestione personale, ma ha un fondamento nella fisiologia cerebrale. La celebre poesia di Baudelaire intitolata “Spleen”, che accostava uno stato mentale prossimo alla depressione ad un cielo plumbeo, aveva proposto il termine inglese all’attenzione della psichiatria fenomenologica, che lo adottò conferendogli quasi dignità nosografica, come testimoniano le pagine dedicate a questo stato di coscienza dal “Trattato di Psicopatologia” di Eugène Minkowski.

Le brevi e piovose giornate d’inverno hanno un effetto negativo su molte persone, generando in loro tristezza, talora irritazione, talaltra passività con perdita di interesse ed iniziativa. E’ comune esperienza che una tale condizione difficilmente si sviluppa in chi svolge una vita attiva ed intensa, ma è meno noto che all’estremo opposto può accadere che una sequenza di giorni oscuri precipiti una vera e propria forma di depressione clinicamente rilevante, come si verifica nel caso dei pazienti affetti da un disturbo depressivo periodico, detto Disturbo affettivo stagionale (solo di recente accettato dall’American Psychiatric Association come entità nosografica distinta, con il nome di Seasonal affective disorder o SAD).

Questa curiosa sindrome, che risponde bene al trattamento mediante illuminazione (bright-light therapy o BLT), se non trattata, scompare spontaneamente al sopraggiungere della buona stagione o qualora la persona affetta, durante l’inverno, si trasferisca in un paese tropicale o dell’opposto emisfero, dove troverà un’illuminazione solare protratta.

Sebbene da oltre quarant’anni si studino gli effetti dell’esposizione alla luce solare sui sistemi serotoninergici e, dopo le ricerche sul ruolo della ghiandola pineale, si siano definiti rapporti molecolari degli orologi biologici con disturbi psichici dell’umore, il processo causale del Disturbo affettivo stagionale è ancora ignoto.

Gli interessanti risultati di un recente lavoro di Willeit e colleghi del Dipartimento di Psichiatria Biologica dell’Università Medica di Vienna, propongono una prospettiva patogenetica che stimola una riflessione (Willeit M., et al. Enhanced Serotonin Transporter Function during Depression in Seasonal Affective Disorder. Neuropsychopharmacology [Epub ahead of print; doi:10.1038/sj.npp.1301560] 2007).

Nel corso dei disturbi depressivi, si assiste ad una riduzione delle amine biogene dopamina, noradrenalina e serotonina (5-idrossitriptamina o 5-HT), per effetto di vari meccanismi, inclusa la perdita di neuroni. Gli autori del lavoro hanno focalizzato la propria attenzione sulla ridotta disponibilità di 5-HT al livello delle sinapsi ed hanno ipotizzato un ruolo del trasportatore della serotonina (5-HTT) nella genesi della periodica alterazione dell’umore. A questo scopo hanno esaminato persone affette, confrontandole con volontari sani. In particolare, poiché le piastrine del sangue sono ricche in 5-HT e facilmente ottenibili, hanno studiato la funzione del 5-HTT piastrinico d’inverno, d’estate e dopo 4 settimane di trattamento con BLT.

I ricercatori hanno misurato l’entità del flusso di 5-HT verso l’interno e verso l’esterno delle piastrine rilevando, nei pazienti affetti da depressione stagionale, che il trasporto era accresciuto in entrambe le direzioni durante l’inverno e ritornava alla stessa entità dei volontari sani in estate e dopo le 4 settimane di esposizione alla luce. Il numero delle molecole di 5-HTT e l’affinità per la serotonina, non presentavano differenze stagionali o per effetto della BLT, indicando che l’aumentato trasporto deve ascriversi ad una maggiore efficienza del meccanismo.

Diagnosticando il livello depressivo nelle varie fasi, mediante un’intervista strutturata, è risultato che il punteggio esprimente il grado di depressione dopo il trattamento, correlava con l’entità del trasporto di serotonina, e si è rilevato che, nei casi di mancata efficacia della terapia, i pazienti non presentavano cambiamenti nel flusso della monoammina verso l’esterno.

E’ stato poi studiato, in pazienti e controlli, il genotipo per le variazioni nella regione del promotore del gene che codifica il 5-HTT, in passato associato alla vulnerabilità alla depressione. La distribuzione dei genotipi è risultata identica nei due gruppi.

Gli autori dello studio concludono che se l’aumentata efficienza del 5-HTT delle piastrine riflette quella dei neuroni serotoninergici cerebrali, si può attribuire alla minore disponibilità sinaptica di serotonina lo sviluppo del disturbo depressivo stagionale.

A commento di questo lavoro, è d’obbligo ricordare che il filone di ricerca più promettente sulle basi molecolari del Disturbo affettivo stagionale, ha ipotizzato come evento causale un’alterazione dei meccanismi che controllano la periodicità annuale delle funzioni del nostro corpo, mediante processi corrispondenti a quelli che regolano il letargo negli animali (Note e Notizie 10-06-06 Controllo circannuale degli stati del corpo e della mente). Se il ruolo del 5-HTT nella genesi della manifestazione depressiva periodica sarà confermato, si dovrà dunque stabilire in quale rapporto si pone con le evidenze emergenti dalla ricerca cronobiologica, ma se una relazione esiste, si può facilmente intuire che consisterà in una catena di eventi e processi tutt’altro che facili da accertare.

 

Per uno “stato dell’arte” nella ricerca che si ricollega al Seasonal affective disorder e per una discussione esaustiva sulle ipotesi eziopatogenetiche, si rimandano i soci alla relazione di Giuseppe Perrella “Appunti sui disturbi periodici dell’umore. Seminari monografici di BM&L, Firenze 2007”. Il primo paragrafo della relazione, intitolato “Da Baudelaire al DSM-IV”, illustra la deriva culturale che, nel tempo, ha spostato l’interesse dallo studio del vissuto soggettivo nei suoi rapporti con l’oggettivazione psichiatrica, alla ricerca di una forma nosografica distinta e condivisa per la soddisfazione delle esigenze statistiche, cruciali sia per l’epidemiologia psichiatrica, che fornisce dati alla politica per il governo dei problemi, sia per il business terapeutico. Si nota, di passaggio, che alcuni membri della nostra società scientifica ritengono gli studi come quello qui recensito, concepiti strumentalmente a sostegno della cosiddetta “teoria serotoninica della depressione” e, dunque, nel solco dell’interesse delle case farmaceutiche.

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-Novembre 2007

www.brainmindlife.org