IL BACIO, LA SUA FISIOLOGIA E LA SUA ORIGINE

 

 

(QUINTA PARTE)

 

 

UN RUOLO CERTO E UN SIGNIFICATO DA APPROFONDIRE. Aver accertato che la prevalenza laterale nell’osculazione riflette l’organizzazione neuromotoria dell’atto del baciarsi, non aggiunge molto al quadro delineato in precedenza e, visto che la funzione di diretto accertamento della compatibilità genetica espletata dal bacio non è stata ancora dimostrata, l’attenzione sul valore biologico di questo comportamento si sposta inevitabilmente altrove. In particolare, si focalizza su un dato certo: baciarsi è un modo estremamente efficace per la trasmissione di ferormoni.

I ferormoni sono molecole biologiche prodotte da organismi animali e rilasciate nell’ambiente esterno con funzione di segnale per individui della stessa specie.

Nei mammiferi, la ricezione del messaggio veicolato dai ferormoni è in genere assimilata alla percezione degli odori nelle trattazioni divulgative, ma è necessario aver presenti alcune differenze fondamentali. I ferormoni sono composti di dimensioni maggiori di quelli che conferiscono profumo alle essenze odorose e molti di essi sono inodori, inoltre l’elemento caratterizzante della loro azione è costituito dall’innesco di risposte emozionali e sessuali, e tali reazioni non richiedono l’intervento della corteccia cerebrale, a differenza di quanto accade per la percezione olfattiva.

In generale, si distinguono ferormoni traccianti, che consentono agli animali di essere seguiti; ferormoni di allarme, che inducono uno stato di allerta negli animali che li captano; ferormoni di segnalazione che generano l’assetto funzionale dell’accoppiamento o dell’aggressione; ferormoni innescanti, che producono modificazioni fisiologiche di lungo termine[1].

Negli animali, lo studio delle vie nervose attivate dai ferormoni ha condotto da tempo al riconoscimento di una struttura specializzata, indipendente dalle formazioni recettoriali olfattive, detta organo vomeronasale; questa formazione possiede un suo piccolo bulbo, accessorio del bulbo olfattivo, e si collega con l’amigdala ed altri nuclei che mediano risposte sessuali. Nei roditori, la stimolazione dell’organo vomeronasale mediante ferormoni, determina la scarica di un flusso di ormoni sessuali nel torrente circolatorio, ma l’azione non si limita ad effetti di breve termine, perché è in grado di modulare la frequenza dell’estro, del comportamento riproduttivo e dell’ovulazione.

Alcuni ricercatori hanno dimostrato un’attività funzionale nell’organo vomeronasale umano, ma non vi sono prove di un suo effettivo ruolo fisiologico nella mediazione della risposta ai ferormoni, perciò la maggior parte degli studiosi ha continuato a considerarlo una struttura vestigiale nella nostra specie fino alla scoperta, due anni or sono, di nuovi chemosensori che hanno indotto l’avvio di nuove ricerche tuttora in corso. Si ricorda, in proposito, la nostra presentazione nel settembre 2006 della scoperta, da parte del Premio Nobel Linda B. Buck e del suo collaboratore Stephen Liberles, di questa nuova classe di recettori (TAAR, da trace amino-associated receptor) presenti su cellule diverse da quelle dell’olfatto ed in grado di legare ferormoni (Note e Notizie 30-09-06 Olfatto: scoperta una nuova classe di chemosensori): la nostra specie possiede i geni per almeno sei tipi di TAAR identificati nel topo.

Dunque, anche se con modalità diverse ed ancora da accertare in dettaglio (si veda: Note e Notizie 31-03-07 Il sesso e il nervo sconosciuto) la modulazione di funzioni emozionali e sessuali da parte dei ferormoni è attiva nella nostra specie e, probabilmente, svolge un ruolo spesso sottovalutato. Sarah Woodley e i suoi collaboratori della Duquesne University sono impegnati in questi studi ed attribuiscono alle condizioni di scambio ravvicinato un ruolo nella trasmissione di ferormoni.

D’altra parte vi sono numerose evidenze della trasmissione di segnali a distanza in grado di influenzare la regolazione endocrina umana, ed alcune di queste hanno costituito una traccia storica per la ricerca sulla segnalazione volatile interindividuale: si pensi al riscontro della tendenza a sincronizzarsi del ciclo mestruale di tutte le ospiti dei dormitori femminili. Ma, ritornando ai messaggi chimici uomo-donna, ricordiamo la preferenza emersa in molti studi da parte delle donne per magliette, da loro annusate, appartenenti ad uomini il cui sistema immunitario risultava geneticamente compatibile con il loro.

L’androstenolo, composto presente nel sudore maschile, per la sua azione d’innesco dell’eccitazione sessuale femminile è incluso nell’elenco dei ferormoni umani e da tempo impiegato nella ricerca psicologica per valutare le influenze inconsce sulle preferenze sessuali delle donne. La possibilità che l’androstenolo sia rilasciato da parte di molte ghiandole, pur in assenza di sudore macroscopicamente visibile, ne fa un buon candidato al ruolo di messaggero nel corso dell’osculazione. Alcuni ormoni vaginali delle donne, detti copuline, possono svolgere un effetto simile, infatti è stato dimostrato che, in qualità di ferormoni sono in grado di aumentare l’appetito sessuale e innalzare il tasso di testosterone negli uomini che le abbiano inalate[2].

Se il bacio, dunque, determina una condizione di vicinanza tale da aumentare notevolmente le possibilità di scambio di messaggi chimici volatili, non è però indispensabile perché questi raggiungano i recettori, pertanto un suo ruolo specifico potrebbe consistere nell’aumentare la durata degli scambi ravvicinati, protraendo una condizione che favorisce un singolo partner rispetto a tutti gli altri emettitori di ferormoni presenti nell’ambiente.

Questa funzione è facilitata dal piacere determinato dal bacio stesso, in grado di prolungarne la durata. Accantonando tutti i fattori psicologici, che peraltro possono mutare nei casi specifici, una fonte elementare di piacere può essere costituita dalla particolare forma di percezione tattile delle labbra e della lingua.

Probabilmente i dispositivi sensoriali di queste aree hanno un ruolo nel rendere gradevole e speciale la percezione nell’osculazione rispetto ad altre esperienze sensitive prossime a questa. Nella rappresentazione somatotopica del corpo nella corteccia della circonvoluzione post-centrale, le labbra occupano un’area sproporzionatamente grande, con dimensioni che superano di gran lunga quelle di qualsiasi altro segmento, in virtù di un’altissima densità di recettori che si traduce in un numero altrettanto elevato di fibre afferenti. A questa particolarità anatomica, la cui ragione in chiave evoluzionistica non è ancora nota, si aggiungono le peculiarità percettive della lingua, che portano a stimare di dimensioni maggiori di quelle reali gli elementi non altrimenti percepiti o conosciuti, per effetto di particolari forme di amplificazione del segnale.

In conclusione, se il bacio da manifestazione comportamentale del rapporto madre-figlio evolutasi in funzione della nutrizione e dell’accudimento, è divenuta una forma di scambio legato all’affettività della coppia, lo si deve probabilmente ai vantaggi selettivi conseguenti al suo ruolo in funzione della riproduzione. Se per tale ruolo sembra innegabile il rapporto con i ferormoni e gli stati funzionali modulati da ossitocina e cortisolo, per conoscere tutti processi che costituiscono la sua fisiologia e che potranno consentirci di definirne in dettaglio il valore biologico, si dovrà ancora indagare molto.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Floriani per la correzione della bozza e i colleghi del Seminario Permanente sull’Arte del Vivere.

 

Diane Richmond

BM&L-Maggio 2008

www.brainmindlife.org

 

 

 



[1] Un volume abbastanza recente sui ferormoni, ma già divenuto un “classico” dell’argomento, è il testo di Tristram D. Wyatt (Pheromones and Animal Behavior. Cambridge University Press, 2003).

[2] Si veda alla pagina 26 di Chip Walters, Affairs of the lips. Sci. Am. Mind 19 (1): 24-29, 2008.