Coscienza senza corteccia in bimbi sfortunati  

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XI – 12 gennaio 2013.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: AGGIORNAMENTO]

 

La professoressa Richmond ed io, il 10 novembre dell’anno appena trascorso, abbiamo discusso due interessanti studi sulla coscienza che avevano ottenuto risultati opposti[1]. Questo esito, in un certo senso emblematico della difficoltà di definire e localizzare i processi neurofunzionali alla base della nostra esperienza cosciente, ha stimolato e incoraggiato, fra i membri della nostra società scientifica, il prosieguo delle riflessioni sull’argomento, prendendo le mosse da rassegne e lavori di recente pubblicazione.

La sede della coscienza, nonostante la rivoluzione neuroscientifica abbia notevolmente mutato sia il concetto di sede dei processi psichici sia quello di coscienza, continua ad essere di grande attualità.

Non siamo più ai tempi di Flourens e delle sue ablazioni chirurgiche di parti dell’encefalo per stabilirne le funzioni, e nemmeno a quelli di Lashley che, sebbene con procedure mirate e sulla base di precise nozioni sperimentali, asportava parti della corteccia cerebrale dei roditori per stabilire se la memoria dipendesse da un’azione di massa o avesse una sede anatomica circoscritta.

Oggi, all’epoca dello studio delle modulazioni neurochimiche e genetiche di microcircuiti e singole sinapsi, l’asportazione di regioni macroscopiche del cervello appare grossolana e anacronistica. Tuttavia, l’esclusione di parti per desumerne il ruolo fisiologico dalle attività di quelle rimaste funzionanti, fa ancora parte del bagaglio di metodi attualmente impiegati: si pensi, in particolare, all’anestesia limitata ad un emisfero cerebrale, praticata allo scopo di determinare i processi compiuti indipendentemente dall’emisfero controlaterale. D’altra parte, il maggior numero di acquisizioni macrofunzionali sull’encefalo umano, è venuto da patologie o da traumi responsabili di perdita di tessuto nervoso. Tutte le nozioni neuropsicologiche classiche sulla consapevolezza corporea - si pensi all’asomatognosia e all’arto fantasma - e sulla consapevolezza spaziale - si pensi al neglect - vengono dallo studio di casi clinici che, per la prima volta, hanno mostrato la coscienza non più come un fenomeno unitario, ma come il risultato di una complessa attività funzionale che può essere alterata anche solo in alcune componenti, e che ha nella corteccia cerebrale il sostrato principale. I progressi compiuti nello studio dell’encefalo umano in vivo hanno suggerito nuovi criteri per la comprensione dei rapporti fra morfologia e funzione e nuove vie sperimentali. In questa ottica si comprende anche il ritorno di interesse per lo studio dei difetti embriogenetici nella formazione del cervello.

Il mancato sviluppo fetale degli emisferi cerebrali porta ad una rara malformazione congenita nota come idroanencefalia: la più grave forma osservabile di difetto cerebrale, in quanto la completa assenza dell’encefalo non è compatibile con la vita. Non meraviglia, purtroppo, che la maggior parte di questi piccoli innocenti sfortunati, muoia nel primo anno di vita, e che solo pochi di essi, grazie ai recenti progressi della neonatologia e della pediatria, possa vivere per un certo numero di anni, affrontando le tante difficoltà causate da disabilità e patologia.

L’agenesia di parti del parenchima cerebrale viene automaticamente compensata dal riempimento delle cavità virtuali, presenti al posto della massa di neuroni e glia, da parte del liquor o fluido cefalo-rachidiano, che in condizioni normali circola nei ventricoli dell’encefalo e nel canale centrale del midollo spinale. Questa compensazione, che consente in parte di conservare la conformazione ossea del neurocranio, giustifica il prefisso “idro” al termine “anencefalia”, che letteralmente vorrebbe dire assenza dell’encefalo. La trans-illuminazione cranica - un metodo non invasivo e privo della tossicità dei raggi X - evidenzia un effetto impressionante, quasi vi fosse una sorgente luminosa interna, a causa del potere riflettente del grande volume di fluido cefalo-rachidiano. Premesso che non tutti gli idroanencefalici sono uguali e che da ciò dipende la durata della loro sopravvivenza, le strutture del nevrasse conservate sono sicuramente il tronco encefalico e il cervelletto, alle quali si aggiungono parti del diencefalo. Alcuni di questi bambini possono avere un aspetto pressoché normale alla nascita, ma presto, alla pari di quelli che già appaiono dismorfici, manifesteranno problemi di accrescimento e sviluppo, convulsioni, alterazioni visive e incapacità di comunicazione verbale.

Una serie di osservazioni, principalmente sviluppate a partire dalla prima rassegna esaustiva sui portatori di decorticazione congenita (Shewmon et al., 1999), ha messo in relazione alcune risposte e comportamenti degli idroanencefalici con funzioni coscienti. Questi bambini sono in grado di reagire a persone, cose, circostanze ed eventi del proprio ambiente di relazione; mostrano la capacità di distinguere bene le persone estranee da quelle a loro familiari, con atteggiamenti e comportamenti appropriati; sorridono, ridono e piangono, manifestando una discreta gamma di stati affettivo-emozionali; mostrano definite preferenze nei generi musicali e sembrano provare piacere all’ascolto della musica gradita (Shewmon et al., 1999; Merker, 2007).

Se soltanto alcuni dei bambini idroanencefalici sono realmente coscienti, vuol dire che per il sistema nervoso centrale non è necessario disporre di una corteccia cerebrale integra e perfettamente funzionante per produrre lo stato funzionale alla base della coscienza. E, dunque, l’attribuzione di correlato cosciente alla frequenza gamma dei neuroni del V-VI strato della corteccia frontale e il ruolo delle connessioni reciproche cortico-talamiche che Edelman chiama “nucleo dinamico”, sarebbero sviste o false piste? E’ presto per dirlo. Innanzitutto è necessario sottolineare che il possesso di processi coscienti simili a quelli dei bambini normodotati da parte degli idroanencefalici è solo un’ipotesi, poi è opportuno ricordare che, nel rompicapo della definizione di coscienza in senso neurobiologico, gli aspetti quantitativi non sono agevolmente distinguibili da quelli qualitativi. Ma, se non vi sono prove chiare e definite di un’attività della coscienza che somigli alla nostra, anche perché questi bambini sono privi dell’abilità di comunicazione verbale, su quali evidenze si fonda l’ipotesi?

Negli studi sui primati non umani si è deciso si individuare un limite fra una “capacità di controllo globale degli automatismi cognitivi” (Perrella, 2009) e la coscienza intesa in senso proprio, sulla base della presenza o meno di autoconsapevolezza, valutata nei termini del riconoscimento del sé corporeo in relazione ad una unità identitaria. Si macchiavano parti del pelo della testa di varie scimmie mentre dormivano e, al risveglio, si studiavano le loro reazioni allo specchio: le scimmie che si stropicciavano per togliersi il colore che avevano visto grazie all’immagine riflessa, si riteneva che si fossero riconosciute e, dunque, più in generale, fossero in grado di riconoscersi.

Fra gli idroanencefalici è documentato il caso di un bambino intensamente affascinato dalla riflessione della propria immagine nello specchio, ma non è stato possibile stabilire se fosse in grado di riconoscersi: poco, ci sembra, per parlare di coscienza senza emisferi cerebrali.

 

L’autore del testo invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che compaiono su questo sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito). L’indicazione completa dei riferimenti bibliografici citati nel testo sarà fornita ai soci che ne facciano richiesta.

 

Giovanni Rossi

BM&L-12 gennaio 2013

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 10-11-12 Sulle tracce della coscienza. Si raccomanda la lettura di questo scritto anche per i cenni introduttivi su alcuni criteri e modalità nello studio della coscienza.