La nuova edizione dei Principles of
Neural Science di Kandel, Schwartz, Jessell, Siegelbaum e Hudspeth
GIUSEPPE PERRELLA
(Trascrizione
di Lorenzo L. Borgia)
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 03 novembre 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
TRASCRIZIONE DI UNA RELAZIONE ORALE]
Il presente testo è stato tratto dalla registrazione di una
relazione tenuta sabato 27 ottobre 2012 dal Presidente della Società Nazionale
di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, che ha recensito per i soci la quinta
edizione del testo, presentandone le caratteristiche generali e le principali
novità, e poi soffermando l’attenzione su alcuni argomenti la cui trattazione
nella IV edizione era stata oggetto di critiche anche severe da parte di
qualche membro della Commissione Scientifica di BM&L. In una premessa alla
relazione, il Presidente ha rivolto un particolare ringraziamento alla signora
Ilaria Berti della Feltrinelli International di Firenze per l’impegno profuso
nel seguire otto anni di rinvii editoriali e garantire la disponibilità del volume
alla Società in anticipo sulla data di uscita ufficiale. A questa prima
presentazione seguiranno recensioni critiche mirate su singoli oggetti della
trattazione, tenute dai membri della nostra Commissione Scientifica.
(Seconda
Parte)
La scelta di impiegare un disegno
neurobiologico di Freud per illustrare la copertina della quinta edizione dei Principles si giustifica più come un
omaggio originato dalla cultura e dalle esperienze biografiche del Premio Nobel
della Columbia University, che sulla base di un appropriato riconoscimento di
un ruolo di precursore.
E’ noto, infatti, che la maggior parte del
lavoro sperimentale del neurologo di Freiberg era consistito nella
partecipazione a progetti concepiti dai suoi docenti e finalizzati, come nel
caso della ricerca sulla poliomielite, alla comprensione della patogenesi di
malattie neurologiche. Il Freud che si occupa delle malattie della mente non
cerca più le basi biologiche e considera l’inconscio, così come l’ha concepito,
il livello esplorabile più profondo della psiche e, al contempo, l’oggetto
principale dei suoi studi e l’elemento che ha conferito senso e valore a tutta
la sua opera, come si deduce dalla frase convenzionalmente definita “il suo
testamento”: “Wo Es war soll Ich werden”.
Eric Kandel è stato a lungo in analisi ed ha
avuto una formazione psichiatrica e psicoanalitica di alto livello culturale
che gli ha consentito da giovane, in ambienti statunitensi non sempre
all’altezza in quel campo, di primeggiare ed ottenere considerazione e stima. E’
vero che l’interesse per la ricerca di base era già presente quasi
contemporaneamente agli studi medici, ma i primi contatti con la biologia
sperimentale erano avvenuti senza una precisa pianificazione. Infatti, come
ricorda nei suoi racconti autobiografici, quando a 25 anni entrò nel
laboratorio di Harry Grundfest per un corso estivo perché interessato alla biologia
cellulare dei neuroni, era ancora fermamente orientato a seguire una carriera
da psichiatra. A quell’epoca, Kandel considerava la congettura freudiana
relativa alla struttura della psiche, alla stregua di una descrizione
scientifica derivata dall’osservazione di un oggetto materiale; tanto da
ritenere i “tropi” designati dai termini Io, Es e Super-Io, quali espressioni
di elementi neurofunzionali discreti di cui sarebbe stato possibile definire la
costituzione neuronica. Racconta lui stesso che, in quella prima esperienza
giovanile, propose al suo professore e mentore, Harry Grundfest, di studiare le
basi biologiche di Io, Es e Super-Io: progetto ingenuo e grandioso, ma
soprattutto fondato sulla convinzione che quelle “istanze psichiche” avessero
il grado di realtà della percezione, della memoria e dell’azione.
Non fu facile per Kandel rinunciare
all’identità di psichiatra psicoanalista. A soli 36 anni fu invitato ad
assumere la presidenza del Dipartimento di Psichiatria del Beth Israel Hospital
di Boston, in sostituzione di Grete Bibring, psicoanalista di fama
internazionale, già collega di Marianne ed Ernst Kris a Vienna.
E’ a questo punto della sua vita, che il
primo autore dei Principles prende
tre decisioni radicali dalle quali dipenderà tutta la sua vita professionale ed
una parte importante delle nostre conoscenze di neurobiologia della memoria.
Nelle sue parole il punto di svolta: “…decisi quindi di rifiutare […]. In
secondo luogo presi la decisione ancora più difficile e radicale di non
diventare psicoanalista, bensì dedicarmi a tempo pieno alla ricerca biologica.
[…] Come ultima cosa presi la decisione di lasciare Harvard e il suo contesto
clinico per un incarico presso un dipartimento di scienza di base della mia
vecchia università, la Medical School della New York University, dove avrei
dato avvio a un piccolo gruppo di ricerca nel dipartimento di fisiologia
focalizzato in particolar modo sulla neurobiologia del comportamento”[1].
Da queste decisioni nasce, con il piccolo
gruppo di neurobiology and behavior,
il primo nucleo culturale che darà origine al progetto dei Principles of Neural Science. Kandel invitò a lavorare con lui il
neurofisiologo Alden Spencer, che in breve divenne il suo migliore amico; dopo
circa un anno, si unì a loro James Schwartz che, in qualità di biochimico,
introdusse lo studio molecolare nella piccola divisione di neurobiologia.
Non mi soffermerò oltre su Jimmy Schwartz,
perché le professoresse Cardon e Lanfredini hanno preparato una specifica
relazione per ricordarlo[2],
mentre dirò che la straordinaria personalità di Alden Spencer - un uomo dotato
di competenza, tenacia, abilità e costanza, associate a modestia e ad uno
straordinario senso dell’autoironia e dell’umorismo - ne faceva un compagno di
lavoro unico e per molti versi inimitabile. Con lui, Kandel studia la
citofisiologia del neurone in rapporto al comportamento, e i due scienziati
insieme maturano la convinzione che si debba scoprire cosa avviene al livello
delle sinapsi quando il comportamento è modificato dall’apprendimento. Su
questo tema scrivono un articolo intitolato Cellular
neurophysiological approaches in the study of learning (1967), ancora oggi
considerato il manifesto di un nuovo approccio scientifico allo studio di
processi neurali quali paradigmi di base dei meccanismi mentali.
Negli anni seguenti Alden Spencer manifestò i
primi segni della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), che lo portò a morte nel
novembre del 1977, gettando l’amico Eric nel più profondo sconforto; un dolore
che si mutò in depressione profonda, perché di lì a poco scomparve anche il
padre di Kandel. Il neuroscienziato ricorda che le due perdite non lo avevano soltanto
abbattuto da un punto di vista psicologico, ma lo avevano anche reso esausto
sul piano fisico. Nel 1979, con la partenza del figlio Paul per il college, la
sofferenza e la solitudine erano divenute quasi insopportabili, ma Kandel reagì
vigorosamente immergendosi nel lavoro di laboratorio e nella didattica delle neuroscienze.
E’ in questo periodo che prende corpo il progetto dei Principles, la cui prima edizione vedrà le stampe nel 1981, quando
il suo principale autore fu colpito ancora una volta da un lutto: la perdita
del fratello.
Chiudo questa lunga parentesi di riferimenti
alle vicende biografiche di Eric Kandel e ritorno allo sguardo d’insieme della
V edizione, per rilevarne le principali novità.
La prima e più evidente di tutte, perché
presente in ogni capitolo, consiste in una introduzione
alla materia trattata che include i concetti-chiave e guida l’attenzione
del lettore. E’ facile apprezzare l’utilità di questa innovazione per tutti
coloro che non abbiano già una preparazione specialistica e, più in generale,
l’efficacia didattica, soprattutto per quei capitoli che trattano argomenti
ricchi di nozioni e dati sperimentali ancora difficili da organizzare
concettualmente.
La seconda consiste in una discussione molto
più analitica ed approfondita, rispetto alle precedenti edizioni, delle funzioni cognitive e comportamentali,
accanto ad una revisione estesa ed aggiornata dei processi cognitivi.
Nell’insieme, queste due caratteristiche ne fanno, nelle sezioni dedicate a
questi argomenti, un libro diverso dall’edizione precedente, in grado di
allontanarsi dall’impronta originaria quasi esclusivamente legata alla
fisiologia cellulare e alla biologia molecolare, per includere i risultati di
studi condotti con i metodi, le tecniche e le procedure delle cognitive neurosciences, che ormai
costituiscono l’evoluzione attuale della neuropsicologia sperimentale. Questa
importante integrazione, probabilmente influenzata dall’impatto sulla cultura
neuroscientifica recente di “The Cognitive Neurosciences” del MIT diretto da Michael
Gazzaniga, in parte compensa il difetto di trattazione del sistema nervoso in
termini di “fisiologia dei sistemi”, evidente nelle precedenti edizioni.
La terza novità, che si ricollega alla
seconda, è costituita da una focalizzazione sulla crescente importanza della neuroscienza computazionale che, a
differenza della “cognitive science” del passato - proposta dai suoi fautori come
disciplina di sintesi e campo teorico indipendente e separato dall’indagine
biologica - oggi rappresenta un ambito in stretta continuità con la ricerca in
neurobiologia, che ha accresciuto le nostre possibilità nella registrazione
dell’attività elettrica del cervello ed ha consentito un accesso più diretto
allo studio dei processi cognitivi.
[continua]