Il nucleo accumbens indica la risposta umana a
sesso e cibo
LORENZO L. BORGIA
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 28 aprile 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti
lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
Nei paesi economicamente sviluppati in cui vigono costumi consumistici, con grandi disponibilità di prodotti alimentari per la maggior parte della popolazione, e vi è una tendenza alla mercificazione del corpo e alla legittimazione di ogni richiesta sessuale che non configuri una condotta criminale, il difetto di autoregolazione ed autocontrollo è sempre più comune e diffuso. Anche se la ricerca sull’obesità tende a privilegiare le differenze genetiche nel metabolismo e lo studio del comportamento sessuale impulsivo è maggiormente focalizzato sulle basi patologiche di gravi forme di devianza comportamentale, non dovrebbe essere sottovalutato il difetto nella determinazione cosciente che consentirebbe di prevenire l’iperalimentazione o la tendenza a cedere ad ogni richiamo erotico, in generale, e soprattutto da parte delle persone che apparentemente rientrano nella media per costituzione genotipica e fenotipica.
Una ragione
neurofunzionale dell’auto-indulgenza, da prendere in considerazione,
indipendentemente dal fatto che sia già presente alla nascita o sia in gran
parte frutto di un apprendimento derivato dall’esperienza, consiste nella sensibilità agli stimoli che generano
attivazione dei sistemi appetitivi.
Come già evidenziato in numerosi studi (si veda “La bulimia non è una tossicodipendenza” nella sezione “In Corso”),
differenze nella risposta di componenti del “sistema a ricompensa” potrebbero
spiegare la maggiore o minore tendenza a cedere al desiderio di assumere un
alimento o dar seguito alla tensione erotica. E’ stato teorizzato che la
ragione principale che rende le persone inclini ad un comportamento
indesiderato, sia che si tratti dell’assunzione di una sostanza psicotropa di
abuso, sia che si tratti di una compulsione alimentare o sessuale, possa
consistere in una maggiore risposta
neurale alla vista degli stimoli appetitivi, ma non è noto quanto le
differenze individuali nell’attivazione cerebrale dei sistemi legati al piacere
possano pesare sul comportamento effettivamente posto in essere. Per cercare di
definire quanto incida questa differente sensibilità, Demos,
Heatherton e Kelley hanno
studiato in volontari sani l’attività riferita a ricompensa nel nucleo accumbens in conseguenza della
presentazione di immagini erotiche e di cibi (Demos
K. E., et al. Individual Differences in Nucleus
Accumbens Activity to Food and Sexual Images Predict Weight Gain and Sexual
Behavior. The Journal of Neuroscience 32 (16), 5549-5552, 2012).
La provenienza
degli autori è la seguente: Department of Psychological and Brain Sciences,
Center for cognitive Neuroscience, Dartmouth College, Hanover, New Hampshire
(USA); Department of Psychiatry and Human Behavior, Weight Control and Diabetes
Research Center, The Miriam Hospital and Alpert Medical School of Brown
University, Providence, Rhode Island (USA).
A distanza di sei mesi dalla sessione di studio, gli stessi soggetti sono stati sottoposti a verifica circa l’aumento di peso e l’entità dell’attività sessuale: i reperti neurofunzionali registrati 180 giorni prima consentivano di prevedere esattamente ciò che sarebbe accaduto in termini di incremento ponderale ed atti sessuali compiuti.
Lo studio nel suo complesso indica che, dopo esposizione visiva agli stessi stimoli appetitivi la maggiore attivazione individuale dei sistemi a ricompensa cerebrale facenti capo al nucleo accumbens è coerente con una maggiore indulgenza verso se stessi nel cedere al desiderio e fornisce evidenze per un meccanismo comune alla base di comportamenti a motivazione appetitiva.
Un commento al risultato di questo studio pare doveroso, soprattutto alla luce della frequente interpretazione di simili esiti quale prova dell’inevitabilità di un comportamento in presenza di un dato biologico di facilitazione o propensione.
Innanzitutto, riprenderei l’osservazione iniziale sul difetto di determinazione cosciente, per sottolineare la scarsa importanza che si dà nel mondo contemporaneo all’esercizio della volontà, con una progressiva perdita di educazione alla temperanza e conseguente riduzione della possibilità di verificarne l’efficacia nella realtà di coloro che la interpretano nella propria vita.
Poi riprenderei quanto, in proposito, è stato di recente affermato dal nostro presidente, che ha rilevato come i sostenitori di un assoluto determinismo genetico o endofenotipico, negando l’esistenza del libero arbitrio, giungano a trascurare l’evidenza dell’esistenza di numerosi esempi di persone che, vivendo con impegno la consapevolezza dell’importanza di valori che trascendono la soddisfazione di desideri indotti da spinte istintuali, per un superiore interesse personale ed altruistico, ottengano da se stessi un modellamento dello stile di personalità, che include l’integrazione di una sensibilità più evoluta ed elevata in grado di influire sulle propensioni biologiche, generando un comportamento coerente e gratificante allo stesso tempo (Cfr. Giuseppe Perrella, Seminario sull’Arte del Vivere (incontro del 20 aprile). BM&L, Firenze 2012).
L’autore della nota invita alla
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