2005: EINSTEIN E L’ANNO MONDIALE DELLA FISICA

 

 

Il 1905 fu un vero e proprio annus mirabilis per Einstein che pubblicò su Annalen der Physik quattro lavori che impressero una traccia indelebile nel pensiero scientifico, introducendo la teoria speciale della relatività, l’interpretazione quantica dell’effetto fotoelettrico, l’intercambiabilità fra massa ed energia (E = mc2) e il moto browniano come conseguenza della teoria cinetica molecolare del calore.

La comunità internazionale dei fisici ha deciso di celebrare il centenario di questo annus mirabilis della fisica in tutto il mondo (Gary Stix, The Patent Clerk’s Legacy in Beyond Einstein, Scientific American -special issue- Vol. 291, No 3, 28-33, 2004).

Seguendo l’iniziativa di BM&L-International, BM&L-Italia ha programmato una serie di incontri durante i quali si terranno relazioni, discussioni e dibattiti su Albert Einstein in preparazione del 2005, Anno Mondiale della Fisica.

Il motivo per cui una società di neuroscienze si occupi di un fisico è presto detto.

A seguito del rinnovato interesse per lo studio istologico del cervello di Einstein sia membri di BM&L-International che soci della nostra società italiana, hanno affrontato il problema dei possibili rapporti fra l’hardware biologico e le elevate prestazioni del software cognitivo necessarie per l’elevato grado di approfondimento della sua analisi della realtà e la elaborazione delle sue straordinarie teorie.

Spontaneamente sono sorte discussioni e si è avviato uno scambio di conoscenze e di materiale bibliografico, generandosi una curiosità crescente per tutti gli aspetti che riguardano il cervello, la mente e la vita di Albert Einstein (vedi “Brain Mind & Life di Albert Einstein” nella sezione AGGIORNAMENTI).

In breve ci si è resi conto della straordinaria utilità di un simile studio, le cui risorse sono difficili da riassumere, ma per darne un’idea citiamo una lezione che abbiamo imparato al sole mattutino filtrato dai vetri del caffè-concerto Paszkowsky, al tavolo delle Giubbe Rosse dove sedeva Eugenio Montale ed alla delicata luce naturale dal colorito verdazzurro che inonda la terrazza della libreria Marzocco.

Ecco la lezione.

Nei cinquant’anni che sono trascorsi dalla morte di Einstein, una mole straordinaria di lavoro è stata prodotta su di lui e sulle sue teorie: psicologi, filosofi, medici-istologi, fisici, matematici e ricercatori dei più disparati campi hanno scritto intere biblioteche di cui non rimane quasi nulla. Il minimo comun denominatore che rende fallaci questi studi è l’errore di metodo. A volte gli errori sono così grossolani da rendersi evidenti anche ad una persona non esperta di quel campo, ma solita all’applicazione razionale di paradigmi logici. Altre volte gli errori sono minimi e non alterano le conseguenze immediate del ragionamento, ma lo privano della forza e della coerenza necessarie perché possa consentire ulteriori efficaci sviluppi.

Nei lavori pubblicati nel 1905 Albert Einstein, oltre a regalarci l’eredità teorica più preziosa degli ultimi secoli, ci impartisce, con l’elegante perfezione di una logica che rispetta i vincoli della conoscenza pregressa nel rigore dell’analisi, una ineguagliabile lezione di metodo.

Personalmente ne avevo proprio bisogno e, come chissà quanti altri in questo secolo, sento davvero di dovergli dire: “Danke, Herr Professor !”.

 

Filippo Rucellai

BM&L-Novembre 2004