Brain Mind & Life e la ricerca sulla viroterapia dei gliomi

Seminario di studi e dibattito

 

 Napoli, 23-26 ottobre 2003

 

 

 

Scheda Introduttiva

 

 

L’impiego del termine generico glioma per indicare collettivamente tutti i tumori che si sviluppano da cellule della glia nel sistema nervoso centrale, non è oncologicamente corretto e gli si dovrebbe preferire l’espressione “neoplasie della glia”, riservando il termine glioma ai soli processi benigni. Di fatto la ricerca è indirizzata primariamente alla terapia delle forme maligne più frequenti, come l’Astrocitoma maligno di terzo e quarto grado, meglio definito Glioblastoma.

Il Glioblastoma o Astrocitoma maligno di III e IV grado rappresenta il 75% delle neoplasie craniche non nervose dell’adulto negli USA. In anatomia patologica viene talvolta definito Glioblastoma multiforme per la eterogeneità delle componenti del quadro istologico. La sua etiopatogenesi non è nota, ma si è rilevata una frequente associazione con gravi traumi cranici pregressi guariti con cicatrici gliali, inoltre nelle sue linee cellulari sono stati identificati con certezza almeno quattro oncogeni virali umani: sis, myc, src, n-myc. Altra caratteristica rilevante è data dalla svraespressione dei recettori per i fattori di crescita PDGF ed EGF. L’esordio clinico è più frequente nel quinto decennio di vita.

L’Astrocitoma di I e II grado rappresenta, in genere, il glioma benigno che origina sia nel parenchima dell’encefalo che in quello del midollo spinale. In genere definito in base alla sede (glioma pontino, glioma del nervo ottico, ecc.) o alle sue caratteristiche salienti, come nel caso del glioma cerebellare: astrocitoma giovanile, pilocitico o cistico. La sua prognosi è buona nelle forme non recidivanti dopo intervento, con l’80% della sopravvivenza a 5 anni.

L’Oligodendroglioma è la neoplasia che si origina dall’altro tipo di cellule della glia encefalica, gli oligodendrociti. Se ne conoscono sia forme maligne che benigne; rappresenta meno del 10% di tutti i gliomi.

 

Questi brevi cenni introduttivi sulla natura dei processi patologici che la ricerca viroterapica intende colpire e che oggi costituiscono l’oggetto del nostro incontro, sono intesi a consentirci di entrare in argomento e a delimitare il campo della discussione. L’impiego di virus in protocolli sperimentali per la ricerca di nuove terapie, infatti, riguarda un’ampia gamma di malattie.

 

LAVIROTERAPIA. Le due principali strategie in corso di sperimentazione consistono, l’una nell’impiegare virus -frequentemente Adenovirus- ingegnerizzati per infettare solo cellule tumorali all’interno delle quali si replicano distruggendole e, l’altra, nell’impiego di virus nel cui DNA è stato posto un gene promotore tumore-specifico in grado di funzionare come segnale di accensione per la replicazione virale solo nelle cellule neoplastiche. In questo secondo caso i virus possono entrare in tutte le cellule, ma si replicheranno solo in quelle malate distruggendole. La prima delle due strategie, per il momento, è la più frequentemente impiegata.

Discuteremo di tre ricerche che possiamo così schematizzare in estrema sintesi.

La prima ricerca è in corso nel Regno Unito, a Glasgow. Per il trattamento sperimentale del glioblastoma multiforme (Astrocitoma maligno) sono stati impiegati degli Herpes simplex virus con una delezione genica in grado di determinarne la restrizione a cellule attivamente replicanti come quelle cancerose. Questo studio è giunto nella Fase II che, come è noto, nella sperimentazione terapeutica rappresenta quella fase dello studio volta a determinare la dose appropriata per il trattamento nell’ambito del range definito dalla Fase I [range di sicurezza accertato a partire dalla “dose letale-50”(DL-50) e dalla “dose efficace-50” (DL-50)]. In questa ricerca i virus sono sperimentati anche per il trattamento di altre neoplasie maligne della testa e del collo e nella terapia del melanoma.

La seconda ricerca ha luogo all’incirca dallo stesso tempo a Martinsried (Germania), ugualmente impiega Herpes virus ed è giunta nella Fase II. In questo caso i microrganismi adoperati sono stati modificati rendendoli portatori di due delezioni che ne impediscono la riproduzione in cellule normali. Anche qui il glioblastoma non è l’unico target sperimentale, essendo in corso la sperimentazione anche sull’adenocarcinoma del colon metastatizzato.

La terza ricerca, ancora in parte in Fase I, è condotta a Calgary (Canada) e impiega un Reovirus in grado di replicarsi soltanto nelle cellule cancerose portatrici dell’ oncogene ras attivato. Oltre che nel glioblastoma maligno, la sperimentazione è condotta sul cancro della prostata.

E’ interessante notare che, al contrario di quanto accade per la viroterapia in generale, in queste ricerche non sono adoperati Adenovirus.

 

BM&L- Ottobre 2003