UOMINI CHE FIUTANO UNA PISTA COME CANI

 

 

Bisogna riconoscere che, per una volta, i mass media hanno fatto buona informazione in tema di scienza, anche se non si tratta di media di casa nostra, ma di quelli inglesi ed americani.

Secondo un vecchio adagio giornalistico, un cane che morde un uomo non fa notizia, ma se un uomo morde un cane è da prima pagina; pertanto i risultati di una ricerca che ha messo alla prova esseri umani in un’abilità tipicamente canina, per la BBC e il Chicago Tribune, avevano i requisiti canonici ed esemplari di quel colpo a sensazione che, in tutto il mondo, è indicato con la parola inglese scoop.

Lo scorso giovedì primo febbraio 2007, il gruppo di BM&L-Italia che studia i sensi speciali, ha discusso sia i dati emergenti dalla sperimentazione sul fiuto umano, sia la maniera in cui tali dati sono stati presentati e diffusi al pubblico di lingua inglese nel mese di dicembre dell’anno appena trascorso (Leonie Welberg, Follow your nose. Nature Reviews Neuroscience 8, 88, 2007).

Come i cani, i volontari hanno mostrato di essere in grado di seguire la pista di una traccia odorosa usando un pattern a zig-zag, e di acquisire, dopo pochi giorni di pratica, maggiore efficienza e velocità nella prestazione.

Peter Brennan, dell’Università di Bristol, ha rilevato che, sebbene la capacità dei bambini di orientarsi seguendo l’odore della madre sia nota, non era mai stata dimostrata scientificamente l’abilità di membri adulti della nostra specie, di seguire una pista sulla base di una traccia profumata (BBC News Online, 18 dicembre 2006).

Le prestazioni dei volontari erano migliori quando questi potevano usare entrambe le narici, pertanto si è ipotizzato che l’impiego delle narici in coppia consenta al cervello di rilevare quale delle due narici sia più vicina all’odore, e ricavare da questa informazione un dato sulla direzione da seguire. Neil Vickers, dell’Università dello Utah, ha dichiarato in proposito a Scientific American: “Questa è la prima evidenza che c’è una qualche separazione spaziale fra l’aria inalata dalle due narici, e che questa differenza spaziale possa costituire un’informazione sulla via da seguire” (ScientificAmerican.com, 18 dicembre 2006).

Una componente stereo-spaziale dell’informazione odorosa è stata dimostrata in altri animali, ed alcuni ricercatori, come lo studioso di fisica sensoriale Matthias Laska dell’Università svedese di Linköping, sostengono che esista un unico meccanismo, dagli insetti all’uomo, per la localizzazione degli odori (NewScientist.com, 17 dicembre 2006).

L’abilità di orientamento spaziale legata al senso dell’olfatto è stata ed è oggetto di numerosi studi, ma i risultati di questa ricerca le conferiscono un rilievo del tutto nuovo nella nostra specie, al punto che si ipotizza un ruolo fisiologico nella vita quotidiana, non ancora conosciuto, perché verosimilmente legato ad automatismi non coscienti. E’ possibile che l’orientamento verso una meta possa impiegare come meccanismo accessorio l’olfatto e che, il prevalente sviluppo nel corso della filogenesi delle elaborazioni visive a questo scopo, abbia reso quasi superflue le informazioni spaziali olfattive, con una riduzione dei collegamenti fra corteccia olfattiva piriforme e strutture corticali alla base della coscienza.

Peter Brennan ha auspicato che si studi il ruolo dell’olfatto nella capacità di orientamento delle persone non vedenti, per accertarne le caratteristiche ed esplorarne le eventuali differenze con le persone dalla vista normale.

Concludiamo con un sorriso, suscitatoci dalle parole di Jay Gottfried della Northwestern University di Chicago, il quale ha terminato il suo commento per il Chicago Tribune, proclamandosi certo che, nonostante le superiori potenzialità dimostrate in questa ricerca, per il momento l’uomo non sostituirà il cane nella caccia alla volpe.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Febbraio 2007

www.brainmindlife.org