TRAUMI CEREBRALI IN ZONA DI GUERRA  

 

 

Tradizionalmente la lesione cerebrale provocata da trauma cranico e il disturbo da trauma psichico, sono considerati due ambiti patologici nosograficamente distanti, costituendo la prima un tradizionale argomento di clinica neurologica e la seconda una condizione di interesse psichiatrico e psicologico.

In tempi recenti, i progressi della diagnostica e l’approfondimento sperimentale, hanno sempre più avvicinato queste condizioni. Ad esempio, il lavoro del team di Richard Mollica sul disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in zone di guerra e nei campi di civili rifugiati, ha mostrato come i colpi inferti sulla testa siano una causa di PTSD, e, per contro, numerosi studi, come quelli condotti da Douglas Bremner, hanno mostrato lesioni organiche cerebrali, in particolare dell’ippocampo, in pazienti affetti da PTSD.

Naturalmente non si vuole, qui, minimizzare la differenza fra lesioni da trauma cranico e risposta psichica ad uno stress estremo, ma si vuole sottolineare l’importanza della conoscenza da parte del medico e del cultore di neuroscienze, di tutte le condizioni patologiche che riguardano il cervello, senza creare falsi steccati che impediscono in clinica la comprensione del caso concreto e, nella ricerca, ostacolano il progresso delle conoscenze.

Quanti afasici, amnesici o agnosici da trauma sono ancora etichettati come “pazienti neuropsicologici” e nessuno si preoccupa di valutarli in chiave psichiatrica, negligendo sistematicamente la possibilità di diagnosticare e curare disturbi depressivi o da stress? Quanti pazienti affetti da PTSD o depressione da stress con disturbi di memoria a breve termine, apprendimento e working memory, considerati “psichiatrici” non sono sottoposti a trattamento neuropsicologico o cognitivo assistito da computer?  

BM&L compie ogni sforzo perché tutti coloro che si occupano di fisiologia e patologia cerebrale-mentale riconoscano la necessità e l’importanza di guardare con occhi nuovi anche le sindromi più note ed abitualmente confinate nell’ambito di un singolo metodo di osservazione e di una singola competenza clinica.

In questa prospettiva, il danno cerebrale da trauma si dovrebbe osservare, per esempio, anche nella sua dimensione di causa di disabilità psico-neuro-sensomotoria con tutti i correlati psicologici e psicopatologici che spesso si intrecciano con sintomatologie e problematiche esistenziali che contribuiscono a causare inabilità sociale o patologia psichiatrica secondaria.

Si può imparare molto dallo studio di queste condizioni.

Ad esempio, talora si assiste a sensibili miglioramenti di epilessie da trauma, a seguito del trattamento psicoterapico dei disturbi psichici generati dalla patologia neurologica.

Altre volte, il difetto di una strumentalità cognitiva causa una risposta psico-adattativa paradossa o patologica, resistente alla psicoterapia -e, naturalmente, al trattamento farmacologico- ma superabile con l’esercizio cognitivo che consenta un recupero, sia pur parziale, della strumentalità.

BM&L dedica grande interesse ed attenzione ai problemi causati dai traumi encefalici e proporrà nuovi spunti di riflessione a partire dai più recenti ed autorevoli studi in questo campo.

Intanto si segnala un interessante lavoro (Okie S., Traumatic Brain Injury in the War Zone. New England Journal of Medicine 352 (20), 2043-2047, 2005) pubblicato dal NEJM e le due interviste annesse che è possibile ascoltare dal sito della rivista, al seguente indirizzo web:

 http://content.nejm.org/cgi/content/full/352/20/2043/DC1?query=TOC.

 

BM&L-Maggio 2005