RUOLO DEL GENE TPH2 NEI DISTURBI AFFETTIVI

 

 

M. Harvey e i suoi collaboratori hanno pubblicato un lavoro (Support for the involvement of TPH2 gene in affective disorders. Molecular Psichiatry 9, 980-981, 2004) in cui sostengono di aver trovato prove a favore di un ruolo svolto dal gene TPH2 in quelle sindromi psicopatologiche che in passato venivano definite distimie o disturbi del tono dell’umore e, successivamente, classificate come psicosi affettive (monopolare maniacale, bipolare maniaco-depressiva e monopolare depressiva) e nevrosi affettive (quasi esclusivamente ristrette alle psiconevrosi emozionali di impronta depressiva).

Attualmente il criterio seguito nel DSM IV-TR comprende varie categorie di sindromi incluse negli “affective disorders” che si possono schematicamente riportare a due concetti della semeiotica psichiatrica: le psicosi non schizofreniche e le altre condizioni patologiche in cui il sintomo prevalente e caratterizzante è dato da un disturbo del tono dell’umore. E’ importante sottolineare che sui criteri diagnostici del DSM IV non c’è un generale accordo degli psichiatri, così come non si ritiene che le varie espressioni cliniche dei disturbi affettivi (ma questo vale per gran parte della psicopatologia) siano riconducibili ai quadri sindromici con la stessa precisione e regolarità delle malattie internistiche.

Questi richiami sono necessari per comprendere quanto aleatoria sia ogni pretesa scientifica di studi che si rivolgono a campioni di persone la cui omogeneità diagnostica si basa su criteri di apparenza formale che non riflettono sempre una identità psicopatologica e, tanto meno, neuro-fisiopatologica.

Per una critica a questi studi di genetica psichiatrica si veda l’opinione del Direttore di Ricerca del Centre National de la Recherche Scientifique e capo del Centro di Immunologia di Marsiglia-Luminy, Bertrand Jordan, nel suo libro “Gli impostori della genetica”, alle pp. 61-69, Einaudi, Torino, 2002.

 

BM&L-Novembre 2004