RADDOPPIATA LA VITA IN TOPI CON MALATTIA DI SANDHOFF

 

 

La malattia di Sandhoff è una delle 29 malattie lisosomiali da deficit di idrolasi acide ed è causata da un difetto del gene HexB che determina accumulo di GM2-ganglioside, asialo-GM2-ganglioside e globoside nei lisosomi delle cellule nervose. Si trasmette come un carattere autosomico recessivo e si manifesta con ritardo mentale, disfunzioni motorie ed un quadro clinico generale che ricorda la malattia di Tay-Sachs. Generalmente porta a morte durante l’infanzia, ma sono state descritte delle varianti insorgenti prima della pubertà, in età giovanile e nell’adulto.

Un modello sperimentale della malattia è costituito da topi con difetto genetico della  β-esosaminidasi (Hexb-/-), enzima importante nella degradazione dei gangliosidi che si accumulano nella malattia umana. Lee e colleghi hanno trapiantato nel proencefalo e nel cervelletto di topi Hexb-/- neonati cellule stem neuroniche (NCS), con il risultato di riuscire a prevenire lo sviluppo dei sintomi motori e prolungare la vita dei roditori del 70% (Lee J. P., et al. Stem cells act through multiple mechanisms to benefit mice with neurodegenerative metabolic disease. Nature Medicine 13, 439-447, 2007).

Il prolungamento della durata della vita sembra sia in gran parte da ascriversi alla ritardata insorgenza della malattia perché, dalla manifestazione dei primi sintomi, il decorso non è apparso tanto diverso da quello dei topi Hexb-/- che non hanno ricevuto il trapianto di NCS.

Prima dell’insorgere delle manifestazioni, le cellule trapiantate apparivano integrate e differenziate normalmente nel cervello, risultando elettrofisiologicamente indistinguibili dalle cellule dell’ospite. I ricercatori hanno dunque ipotizzato che la perfetta integrazione dei precursori sani con le cellule nervose residenti abbia a lungo compensato il difetto di queste ultime, ottenendo un prolungamento così rilevante della sopravvivenza dei roditori.

E’ stato possibile, d’altra parte, escludere l’ipotesi che un tale risultato si potesse ascrivere ad un semplice effetto di sostituzione, perché l’impianto prenatale di NCS durante una fase di attiva neurogenesi corticale sortiva praticamente gli stessi effetti.

Lee e i suoi collaboratori hanno voluto sperimentare nei topi che avevano ricevuto il trapianto cellulare, una tipica strategia terapeutica per la malattia di Sandhoff, ossia la riduzione del substrato: somministrando oralmente iminoglicidi si inibisce la biosintesi dei gangliosidi.

Combinando il trapianto di NCS con la somministrazione di iminozuccheri, una parte dei topi Hexb-/-  aveva una durata della vita raddoppiata.

Di passaggio, vogliamo proporre al lettore un aspetto interessante di un esperimento condotto in questa ricerca: gli stessi risultati ottenuti con NCS di topo sono stati riprodotti con l’impianto di precursori neuronici umani prelevati da colture ed iniettati senza alcun trattamento immunosoppressivo.

In conclusione questo lavoro, oltre ad indicare una prospettiva per la terapia della malattia di Sandhoff, offre un modello di trattamento per molte malattie neurodegenerative, suggerendo l’impiego di cellule stem in combinazione e in sinergia con altri strumenti di cura.

 

L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Diane Richmond

BM&L-Maggio 2007

www.brainmindlife.org