IL SUONO E LA FORMA NEL GENIO DI LEONARDO DA VINCI

 

 

La capacità di stabilire relazioni fra schemi mentali astratti è alla base della creatività umana e, probabilmente, il collegamento fra astrazioni impiega lo stesso tipo di processi neurali per attività artistiche diverse, quali la composizione musicale e quella pittorica, secondo quanto si evince dagli studi presentati da Diane Richmond all’incontro dal titolo “Nuovi appunti sulle basi neurali dell’arte”, primo appuntamento seminariale del 2008 della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life”.

Se l’abilità negli accostamenti fra toni chiaroscurali e toni musicali o nella realizzazione di nuove sequenze armoniose in pittura e in musica ha un unico sostrato neurobiologico, non ci è difficile immaginare che Leonardo da Vinci, “raro sonatore di lira” secondo i suoi contemporanei, avesse talento per la composizione musicale. Ha fatto, tuttavia, discutere il risultato di uno studio che avrebbe desunto una composizione nascosta dal genio vinciano nell’ordito del disegno della più nota e celebrata “Ultima Cena” della pittura rinascimentale.

 Studiando i gesti delle mani degli apostoli e la disposizione dei pani nel Cenacolo del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, il musicista Giovanni Maria Pala[1] sostiene di aver identificato “una frase musicale di senso compiuto, una melodia in modalità frigia con un inizio ed una fine logici”[2]. Le note risulterebbero dalla lettura delle relazioni interne tra i pani, che rappresentano il corpo di Cristo, e le mani dei discepoli che esprimono la loro gestualità simbolica nell’atto dell’istituzione dell’eucaristia.

Il libro “La musica Celata”[3], in cui Pala raccoglie i risultati della sua ricerca, è corredato da un CD che consente la ricostruzione del percorso acustico seguito nello studio, e l’ascolto della composizione decifrata: una “musica drammatica che preannuncia la passione di Cristo” afferma lo stesso Pala, che più tecnicamente così descrive la breve composizione: “Un adagio con tempo di esecuzione ¾, dodici battute e valori di durata compresi tra la minima e la semiminima”.

Il percorso porta dalle immagini ai suoni, e poi nuovamente alle immagini: dalle note è stata estratta una sequenza di segni, successivamente identificati con lettere dell’alfabeto ebraico dallo studioso padre Luigi Orlando. E’ possibile leggervi: “In Lui Consacrazione e Gloria”. Da destra a sinistra la sequenza di lettere sembra dar vita alla figura di un calice e a quella della ruota della vita, all’interno della quale vi sarebbe un fiore di otto petali, come quello del rosone di Santa Maria delle Grazie.

Giovanni Maria Pala si mostra convinto della genuinità dei suoi riscontri, sottolineando di non aver aggiunto nulla a quanto già presente, come ciascuno può da sé rilevare, e così concludendo: “Per Leonardo la musica rappresentava l’invisibile: la firma del suo capolavoro non poteva che essere una melodia nascosta”.

Commenti al lavoro sono venuti anche da Patrizio Perrella, che ha illustrato in chiave matematica e fisica il lavoro di Frova sui rapporti fra regolarità armoniche e risposte cerebrali, e da Maria Rosaria Daniele, che ha proposto una dissertazione sul ruolo della musica e del pensiero musicale nell’orizzonte filosofico e culturale del Rinascimento.

Possiamo concludere con un’affermazione del nostro presidente: “Ci troviamo sicuramente di fronte ad una prova d’ingegno: rimane da stabilire quanto sia da attribuire a Leonardo e quanto sia frutto dell’inferenza creativa di Giovanni Maria Pala”.

 

Monica Lanfredini

BM&L-Gennaio 2008

www.brainmindlife.org

 

 



[1] Pala, informatico e musicista, nel 1999 ha ottenuto il “Leone d’oro” al festival di Venezia per la sezione “musica etnica”.

[2] Lo studio e i commenti del suo autore sono stati presentati al seminario da Filippo Rucellai.

[3] Giovanni Maria Pala con la collaborazione di Loredana Mazzarella, La musica celata. Vertigo, 2007.

La tesi sostenuta da Pala ha suscitato notevole interesse anche presso il grande pubblico e, fra gli altri, se ne sono occupati commentatori di “BBC”, “CNN”, “Herald Tribune” e “The Guardian”. Il lavoro del musicologo italiano è stato accolto con molto rispetto dalla stampa estera e, in proposito, è emblematica la sottolineatura di un giornalista del “The Guardian”: “Un nuovo Codice da Vinci, ma questa volta potrebbe essere vero”. Infatti non c’è alcun rapporto con quel prodotto di scrittura ricco di anacronismi, errori filologico-linguistici e strafalcioni di ogni genere.