STIMOLAZIONE
DEL NUCLEO SUBTALAMICO CONTRO LA DIPENDENZA DA COCAINA
Il
trattamento ideale della dipendenza da molecole psicotrope dovrebbe eliminare
la spinta motivazionale al comportamento che porta all’assunzione compulsiva
della sostanza, lasciando intatta la motivazione fisiologica per tutto ciò che
costituisce ricompensa naturale. Sfortunatamente le attuali conoscenze di
neurobiologia molecolare non consentono di mettere a punto farmaci con una tale
selettività, tuttavia sembra che la stimolazione elettrofunzionale possa
consentire di nutrire una speranza per ottenere un effetto terapeutico così
specificamente mirato. In un lavoro di
prossima pubblicazione su Proceedings of
the National Academy of Sciences USA, Rouaud e i suoi collaboratori del
Laboratorio di Neurobiologia della Cognizione, presso il Centro Nazionale della
Ricerca Scientifica UMR6155 dell’Università Aix-Marsiglia, e del Team di Neuropsicofarmacologia della
Dipendenza del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica UMR 5227 dell’Università
di Bordeaux, hanno sperimentato nei ratti la stimolazione cerebrale profonda
(DBS, da deep brain stimulation) del
nucleo subtalamico, come possibile trattamento della dipendenza da cocaina (Rouaud T., et al.
Reducing
the destre for cocaine with subthalamic nucleus deep brain stimulation. Proceedings of the National Academy of
Sciences USA [Epub ahead of print, 28
December 09]).
La DBS è una tecnica reversibile correntemente impiegata nel trattamento della malattia di Parkinson e sperimentata in alcuni disturbi psichiatrici. I limiti e i problemi connessi al suo impiego sono materia di dibattito[1], tuttavia numerose evidenze documentano rischi inferiori a quelli di molti psicofarmaci di frequente prescrizione.
Il nucleo subtalamico o corpo di Luys[2], la cui lesione per danno vascolare cerebrale acuto causa emiballismo, oltre ad essere noto per il suo ruolo nella neurofisiologia del movimento e nelle sue espressioni patologiche (Corea di Huntington), prende parte con gli altri nuclei della base a circuiti più ampi che intervengono in varie funzioni di ordine superiore.
Rouaud e collaboratori hanno rilevato che la DBS del nucleo subtalamico induce la riduzione (reversibile) della motivazione ad agire per ottenere un’infusione di cocaina, ed aumenta la motivazione all’attività finalizzata all’ottenimento di boli di saccarosio.
I ricercatori hanno ipotizzato che questi effetti fossero da ascriversi ad un’azione sulla componente affettiva della motivazione; in altri termini la stimolazione provocherebbe una modificazione del valore biologico attribuito alla sostanza psicotropa d’abuso. Per mettere alla prova questa intuizione, hanno studiato gli effetti sulle memorie associative: l’esperienza legata all’effetto della cocaina crea memorie positive per i luoghi che a questa sono associati, dunque, se la stimolazione modifica il valore attribuito alla droga, questo dovrebbe rendersi evidente in un cambiamento del valore attribuito ai luoghi associati.
Infatti, la DBS del nucleo subtalamico dei ratti dipendenti faceva diminuire la preferenza per un luogo precedentemente associato alla cocaina, ed accresceva la preferenza per un luogo associato al cibo.
Questi risultati sono analoghi a quelli osservati precedentemente in lesioni del corpo di Luys[3], pertanto si può ipotizzare che la DBS agisca, sia pur reversibilmente, rendendo inattivo questo nucleo nei processi legati alla anomala motivazione indotta dalla cocaina.
Poiché l’obiettivo ideale di un trattamento di tipo non psicologico della dipendenza sembra poter essere raggiunto mediante questa tecnica, la DBS del nucleo subtalamico può candidarsi alla sperimentazione terapeutica nell’uomo.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
[1] Non c’è accordo, ad esempio, sull’effetto di disattivazione
delle strutture-target.
[2] Nella regione del subtalamo si riconoscono varie
formazioni: una lamina di sostanza grigia detta zona incerta, i nuclei della
capsula interna e i nuclei del campo di Forel; ma la formazione più voluminosa
è il nucleo subtalamico che si riconosce per il colorito rosaceo dovuto alla
sua intensa vascolarizzazione e per la forma a lente con il maggior asse
diretto da dietro in avanti, dall’esterno all’interno e un poco in basso.
[3] Baunez C:, et al., Nat Neurosci 8: 484-489, 2005.