UN SUBDOLO STRUMENTO DI POTERE

 

 

Molti degli aspetti straordinari della vita sociale delle api sono già stati spiegati sulla base della comunicazione mediata da ferormoni, ma c’è ancora molto da conoscere e, probabilmente, le risorse di queste molecole volatili in grado di indurre risposte a distanza, continueranno a stupirci.

Nell’attenta osservazione del comportamento delle api, si può rilevare un particolare modo dell’interazione, che colpisce soprattutto coloro che non siano studiosi o esperti del campo, nei quali genera l’impressione che i ruoli siano accettati, interpretati ed adattati alle circostanze dai singoli individui, anziché essere il frutto di semplici stereotipie geneticamente prefissate. Sulle ragioni di tale apparenza getta luce uno studio recente di Vergoz e collaboratori dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, fornendo un esempio di modulazione di un comportamento da parte di un ferormone in grado di determinare un adattamento, apparentemente simile a quelli ai quali siamo abituati nel contesto umano (Vergoz V., et al. Qeen pheromone blocks aversive learning in young worker bees. Science 317, 384-386, 2007).

Il ferormone mandibolare dell’ape regina (Queen Mandibular Pheromone o QMP), che può avere un effetto repellente sulle api operaie, modifica la segnalazione dopaminergica nella struttura cerebrale di questi insetti.

Poiché l’apprendimento che consente agli insetti di imparare ad evitare uno stimolo nocivo (scarica elettrica), associandolo alla percezione che lo precede (molecola odorosa), si basa sull’attività di neuroni che impiegano la dopamina, Vergoz e i suoi colleghi hanno allestito degli esperimenti per verificare se QMP altera i processi neurali alla base del condizionamento associativo.

A tale scopo, i ricercatori hanno confrontato le prestazioni di giovani operaie esposte al QMP con quelle di api di controllo non esposte al ferormone. I risultati hanno mostrato che, mentre le operaie del gruppo di controllo imparavano senza difficoltà ad associare un odore con lo shock elettrico che lo seguiva, sviluppando una risposta fisiologica (aversive learning), le api esposte al QMP diventavano incapaci di imparare dall’esperienza negativa, e non presentavano una risposta di evitamento, pur conservando intatte altre capacità di apprendere (appetitive learning).

Si può dedurre che l’inibizione dell’apprendimento della risposta di evitamento, da parte del QMP, fa sì che le operaie non abbandonino la propria regina, a dispetto dell’azione repellente che le tiene a debita distanza.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-Novembre 2007

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