BM&L, STRESS E PATOGENESI DEI DISTURBI PSICHICI

 

 

L’incontro di approfondimento sugli effetti di lungo termine dello stress sul cervello e sulle risposte dell’intero organismo, tenutasi lo scorso sabato a Firenze, ha riacceso il dibattito sui criteri attualmente seguiti nella classificazione e nella diagnosi dei disturbi mentali.

Prendendo le mosse dal saggio di Bremner (J. Douglas Bremner “Does Stress Damage the Brain? Norton, New York, 2002) il dibattito, sviluppatosi per contrapposizioni dialettiche, ha trovato un punto di convergenza nella necessità di abbandonare i criteri del DSM.

In questo interessante volume Bremner esprime alcune opinioni condivise e sostenute da lungo tempo da studiosi attualmente soci di BM&L: 1) gli studi neurobiologici dimostrano che la realtà fisiopatologica è più vicina alla classica distinzione in nevrosi e psicosi che allo “splitting” esasperato del DSM; 2) molte sindromi caratterizzate da ansia, sintomi depressivi e disturbi psicosomatici, vanno interpretate e curate sulla base della loro etiologia da stress; 3) alcune categorie del DSM si basano solo sull’autorità degli “esperti” che le hanno postulate e non su prove scientifiche o teoriche concettualmente soddisfacenti per la maggior parte della comunità scientifica che studia la psicopatologia; 4) spesso nel DSM si riducono i sintomi alla forma della loro rappresentazione, ignorando la qualità psichica che li ha prodotti, con il rischio di incorrere in gravi errori; 5) lo “splitting” eccessivo e infondato del DSM, è sostenuto dagli interessi delle case farmaceutiche che propendono per l’amplificazione dello spettro delle categorie indipendenti per ampliare lo spettro delle terapie (vedi pag. 218).

Si prevedono nuove occasioni di approfondimento e dibattito di questi temi.

 

                                                                                            BM&L-Giugno 2004