LA RICERCA DELLO SPIRITO NEL CERVELLO

 

(SESTA PARTE)

 

STUDIO 2 (QEEG): CORRELATI NEUROELETTRICI DELL’UNIONE MISTICA.

Lo stesso campione di 15 suore carmelitane dello studio condotto con fMRI, è stato sottoposto nelle stesse condizioni (mistica, affettiva e di base) ad indagine mediante QEEG, in una piccola stanza oscurata, in isolamento acustico ed elettromagnetico, con la sola eccezione di una telecamera a raggi infrarossi che ha consentito ai ricercatori l’osservazione costante delle religiose. Un tale ambiente ha facilitato il raccoglimento e l’immersione in se stessi.

Per definire la corrispondenza fra i dati QEEG e l’esperienza soggettiva, è stata impiegata la procedura dell’esperimento precedente, ma la descrizione di ciò che hanno provato le suore ha fatto aggiungere altre tre voci a quelle prescelte dalla “Hood’s Mysticism Scale”. Le tre nuove frasi, che riportiamo nella tabella seguente, testimoniano una maggiore intensità.

 

 

LE SEI VOCI DELLA HOOD’S MYSTICISM SCALE

Ho avuto un’esperienza che sapevo essere sacra

Ho avuto un’esperienza in cui ero assorbita da qualcosa di più grande di me

Ho esperito una gioia profonda

Ho avuto un’esperienza che non può essere espressa a parole

Ho sentito che tutto in questo mondo è parte di uno stesso intero

Ho avuto un’esperienza impossibile da comunicare

 

 

Come nello studio precedente, varie suore hanno riferito di aver sentito la presenza di Dio e del suo amore incondizionato e infinito, oltre a sensazioni di pienezza e di pace; in più hanno provato come un abbandono nello Spirito del Signore.

La rievocazione di un’esperienza mistica vissuta in passato ha dato ottimi risultati in questo esperimento, ad esempio Sister Nicole, che ha rievocato una unio mystica raggiunta da ragazza, ha riferito che il ricordo e l’esperienza attuale si erano fusi nella sua coscienza e, mentre era in tale stato, con una voce sognante ed appagata ha detto di stare ascoltando il Canone di Pachelbel[1]. La religiosa, lasciando la stanza insonorizzata alla fine della registrazione QEEG, ha commentato: “non mi sono mai sentita così amata”.

Una vita di preghiera e contemplazione nel silenzio del convento, ha consentito alle carmelitane di sentirsi a proprio agio nell’isolamento visivo ed acustico dell’esperimento, equivalente al pregare in una piccola cella buia. E’ importante sottolineare che, provando a rievocare una condizione mistica, le suore sono riuscite, in parte, a riviverla: cosa mai accaduta in precedenza e dalle stesse religiose ritenuta impossibile prima dell’esperimento[2].

 I correlati neuroelettrici hanno mostrato, rispetto alle due condizioni di controllo, una generale presenza di onde lente (attività theta) particolarmente evidente in alcune aree dei  lobi parietali e temporali, ma rilevata anche nella corteccia anteriore del giro del cingolo e nella corteccia prefrontale mediale.

Tali rilevi sono coerenti con il cambiamento di stato di coscienza, come dimostrato in precedenti studi condotti su soggetti in Sahaja Yoga e in un tipo di meditazione Zen detta Su-soku, tuttavia si discostano dai reperti di incremento di attività theta limitato ai lobi frontali, tipico di queste esperienze meditative orientali.

 

COSIDERAZIONI CONCLUSIVE SUI RISULTATI DEGLI STUDI fMRI E QEEG.

Presi insieme, i risultati di questi due studi documentano un’attività cerebrale estesa e complessa, che confuta definitivamente l’ipotesi di un unico centro localizzato nel lobo temporale con funzione di base neurale delle esperienze mistiche.

Un secondo aspetto rilevante è dato dall’esito del confronto fra lo stato mentale che si produce nella riattualizzazione di un’esperienza mistica e quello seguito alla rievocazione dell’affetto provato per un’altra persona: le basi neurali risultano notevolmente diverse.

Le aree cerebrali identificate, soprattutto mediante fMRI, si discostano in parte da quelle individuate in altri studi, e questa differenza potrebbe essere spiegata sia sulla base della diversa esperienza legata alla religione[3] (meditazione buddista, in molti lavori) sia perché Beauregard e Paquette sono riusciti ad ottenere quadri funzionali durante lo sviluppo di un’esperienza mistica attuale.

L’aumento diffuso dell’attività theta, ossia delle onde lente, indica una modificazione di funzioni neurali alla base della coscienza e concorda con quanto rilevato mediante QEEG in precedenti studi su volontari in Sahaja Yoga o in Su-soku; ma, se si considera la distribuzione delle onde theta nelle suore carmelitane, il profilo risulta alquanto diverso, non prevalendo nel lobo frontale come nei buddisti, ma in una serie di altre aree, fra cui l’insula, la corteccia parietale e temporale, la corteccia del giro del cingolo, ecc.

Ulteriori studi potrebbero definire se i patterns, considerati dai ricercatori canadesi corrispondenti al vissuto soggettivo durante le esperienze mistiche ed affettive, possano essere almeno in parte generalizzati, e se alcune delle differenze riscontrate possano essere attribuite alle diversità oggettivabili in termini di contenuti mentali e credo religioso.

In una sintesi schematica, qui di seguito riassumiamo in quattro punti concettuali gli aspetti di maggior rilievo.

 

1) La base neurale delle esperienze mistiche studiate, costituita da 6 aree di maggiore attività e da numerosi altri raggruppamenti neuronici attivi, confuta definitivamente l’ipotesi di un “God Spot” unico, sostenuta da Michael Persinger.

 

2) Le basi neurali delle esperienze mistiche sono diverse da quelle dei semplici stati affettivi.

 

3) La contemplazione cristiana delle suore carmelitane ha fatto registrare quadri funzionali diversi da quelli rilevati in varie forme di meditazione.

 

4) L’attualità dell’esperienza mistica ha mostrato un profilo funzionale cerebrale diverso da quello registrato in corso di auto-induzione.

 

[continua]

 

La settima parte de “La ricerca dello spirito nel cervello” sarà pubblicata la prossima settimana. Con l’ultima delle note su questo argomento, saranno forniti i riferimenti bibliografici delle fonti citate nel testo. Le autrici della nota ringraziano il presidente di BM&L-Italia, Giuseppe Perrella, che ha fatto conoscere loro questo campo di studi, presentandone i risultati al Seminario Permanente sull’Arte del Vivere.

 

Monica Lanfredini & Nicole Cardon

BM&L-Dicembre 2007

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

 

 



[1] Mario Beauregard & Denise O’Leary, “The Spiritual Brain”, p. 274, HarperOne - Harper Collins Publishers, New York 2007.

 

[2] Le suore, come dagli accordi presi con i ricercatori, hanno vissuto la partecipazione alla sperimentazione come un’occasione speciale di preghiera e testimonianza cristiana. Il loro atteggiamento era lontano da quello di chi riproduce artificialmente un comportamento perché si studi il proprio cervello in quella condizione; in un costante dialogo col Signore, le religiose hanno accettato gli esperimenti come momenti speciali di preghiera, nei quali una realtà vissuta nel proprio intimo poteva oggettivarsi mediante una dimostrazione scientifica.

[3] In seguito si discuterà più approfonditamente questo punto.