NEURONI SPECCHIO NORMALI IN AFFETTI DA AUTISMO

 

 

E’ stato proposto che i bambini affetti da autismo abbiano difficoltà nella comprensione dei fini e delle intenzioni degli altri a causa di una disfunzione di base del sistema dei neuroni specchio, per cui un gruppo di ricerca nato dalla collaborazione dei Dipartimenti di Neurologia e Psicologia della Carnegie Mellon University di Pittsburg con il Dipartimento di Psicologia della NYU e guidato Ilan Dinstein del Center for Neural Science della New York University (NYU), ha sottoposto a verifica questa ipotesi studiando mediante fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging), in condizioni specifiche per il saggio delle abilità mediate da questi neuroni, il cervello di persone affette (Dinstein I., et al. Normal Movement Selectivity in Autism. Neuron 66 (3), 461-469, 2010).

L’eterogeneità dei fattori e dei processi che sono stati associati alle manifestazioni sintomatologiche che rientrano nella diagnosi di disturbo autistico [F84.0 del DSM e 299.00 dell’ICD-10] giustificano la convinzione che per cause e patogenesi diverse si possa giungere allo stessa tipologia clinica e, dunque, che un’unica categoria nosografica basata sull’apparenza sindromica nasconda in realtà processi morbosi diversi. Tuttavia, rimane di grande importanza la ricerca di fattori che possano costituire un minimo comun denominatore per lo sviluppo dei sintomi, perché la loro esatta conoscenza in termini molecolari, cellulari e di sistemi neuronici potrebbe aiutare a completare le varie sequenze di eventi finora tracciate dalla ricerca. Ad esempio, è stata dimostrata una precisa relazione del disturbo con alterazioni della plasticità sinaptica e si ritiene che alcuni fattori genetici predisponenti condizionino una cattiva regolazione dei processi plastici dipendenti dallo sviluppo, con la conseguenza di un ostacolo alla formazione dei giusti collegamenti necessari alla maturazione della base neurale per le interazioni sociali, per l’elaborazione delle percezioni e per l’acquisizione della lingua verbale. Le displasie strutturali, con o senza la presenza di neoformazioni, potrebbero agire ugualmente disturbando la plasticità connessa con lo sviluppo, in quanto questa si basa sul delicato equilibrio di interazione fra le parti in funzione.

Il sistema dei neuroni specchio[1], identificato da Giacomo Rizzolatti e collaboratori, sembra avere un ruolo cruciale nella capacità della nostra specie e dei primati subumani di riconoscere, imitare e apprendere il movimento; su questa base è stato proposto che sia proprio l’alterazione di questo sistema il comun denominatore fra cause diverse nel determinare l’esito autistico. A sostegno di questa ipotesi sono stati rilevati numerosi dati, tuttavia non è stata fornita alcuna prova certa di un deficit del sistema in pazienti affetti da autismo.

Dinstein e i suoi collaboratori hanno studiato le risposte funzionali nelle aree corticali corrispondenti alla sede del sistema di cellule con sensibilità speculare, durante l’osservazione e l’esecuzione da parte dei pazienti di movimenti della mano[2]. I rilievi fMRI degli autistici hanno fornito un quadro assolutamente normale delle risposte prodotte ad ogni prova. Allora i ricercatori hanno voluto verificare se fosse presente una caratteristica importante della fisiologia dei neuroni specchio, ossia l’adattamento selettivo per uno specifico movimento. Il saggio del requisito consiste nel verificare la presenza di soppressione da ripetizione, ovvero della mancata risposta nelle aree-specchio, specifica ed esclusiva per un dato movimento che sia stato osservato od eseguito dal soggetto ripetutamente. Ebbene, anche l’adattamento selettivo rivelato dalla soppressione da ripetizione era presente negli affetti da autismo.

La selettività per il movimento è una caratteristica che connota e definisce le cellule nervose cerebrali deputate alla percezione motoria, inclusi gli stessi neuroni specchio, pertanto i risultati di questo studio depongono contro la presenza di un’alterazione del sistema scoperto da Rizzolatti e colleghi come elemento di disfunzione cellulare comune alle varie condizioni che rientrano nella definizione di disturbo autistico e di sindrome autistica.

Naturalmente si attendono conferme o smentite da altri lavori condotti con questa metodica, e si spera che si realizzino studi simili per verificare, in tutte le sindromi genetiche ed acquisite che si esprimono con condotte autistiche, somiglianze e differenze con quanto rilevato da Dinstein e colleghi. E’ auspicabile anche che, nel tempo, si provveda allo studio della funzionalità dei neuroni specchio mediante fMRI in tutti i maggiori disturbi neuroevolutivi per cercare, in tal modo, di rapportare il funzionamento di questo sistema al complesso degli altri dati noti per queste sindromi, da quelli molecolari a quelli cognitivo-comportamentali. Infatti, se sarà confermata la normalità dei neuroni specchio in tutti i casi di disturbo autistico, di condotte autistiche e di vari altri disturbi evolutivi che compromettono l’elaborazione corticale di piani motori e comportamentali, si dovrà prendere atto di una sopravvalutazione nelle stime del ruolo funzionale di questo sistema[3].

 

Roberto Colonna

BM&L-Maggio 2010

www.brainmindlife.org

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si invitano i lettori a cercare nell’elenco delle “Note e Notizie” le numerose recensioni di lavori su questo argomento.

[2] Si tratta di prove e compiti standard ordinariamente impiegati per studiare le risposte del sistema umano (HMNS, da human mirror neuron system), elaborate sulla falsariga di quelle inizialmente ideate da Rizzolatti e collaboratori per la scimmia.

[3] Si rimanda alle altre recensioni, anche per la posizione espressa in proposito dalla nostra scuola che, a fronte di risultati che depongono a favore dell’esistenza di un sistema specchio uditivo-verbale, ipotizzano che la scoperta di  neuroni specchio motori da parte di Rizzolatti e colleghi sarà in futuro affiancata ed integrata dall’individuazione di vari altri sistemi corticali che ci renderanno conto di molti aspetti dell’esperienza interindividuale che descriviamo nei termini dell’imitazione, dell’apprendimento, della comunicazione non-verbale e dell’empatia. Inoltre, ricordiamo che rimane aperta la questione relativa alla definizione di sistema per i neuroni specchio, in quanto alcuni dati depongono più a favore di una funzione svolta prevalentemente, ma non esclusivamente, da alcune popolazioni neuroniche impegnate anche in altri compiti fisiologici, piuttosto che a favore di un insieme morfo-funzionale omogeneo, discreto e specificamente dedicato. La ricerca prosegue e, si spera, che le risposte non si facciano attendere troppo.