IL RUOLO DEL SONNO NEL FORMARE I RICORDI

 

 

Il ruolo del sonno nel consolidamento delle tracce cellulari e molecolari di un’esperienza è noto da tempo, e più di recente numerose prove sperimentali hanno confermato l’importanza del sonno dopo sedute di apprendimento per il formarsi di memorie stabili nella nostra specie.

Al contrario, se il sonno prima dell’apprendimento sia essenziale o meno per l’iniziale formazione di nuovi ricordi o nuove procedure senso-motorie, è questione dibattuta, soprattutto a causa di dati sperimentali insufficienti. Alla Harvard Medical School di Boston, sotto la guida Mattew Walker, Yoo e collaboratori hanno affrontato questo problema studiando gli effetti della deprivazione di sonno sulla memoria umana (Yoo S. S. et al. A deficit to form new human memories without sleep. Nature Neuroscience 10, 385-392, 2007).

I risultati di questo studio sono veramente degni di nota per la chiara evidenza con la quale sembrano porre fine alle controversie sorte in passato. Vediamo, in sintesi, gli elementi di maggior rilievo.

Una singola notte di privazione del sonno era già sufficiente a produrre una significativa riduzione dell’attività dell’ippocampo durante la codificazione di memorie episodiche; a tale ridotta funzione dei neuroni ippocampali faceva seguito un difetto di ritenzione evidente al test.

L’alterazione prodotta nell’ippocampo dalla deprivazione del sonno non si può circoscrivere ad una mera riduzione della prestazione mnemonica, perché è risultata essere parte di uno scompenso regionale più esteso. I ricercatori hanno infatti descritto una modificazione di assetto fisiologico caratterizzata da un diverso pattern di connessioni nei circuiti che mediano la reazione elementare di allarme nel tronco encefalico e nel talamo.

Un altro dato significativo riguarda il restringimento della base corticale dei processi di codifica: nei soggetti deprivati di sonno la riuscita dei processi di codifica poteva essere prevista sulla base dell’attività di singole aree corticali.

Complessivamente il lavoro dimostra che la precedente deprivazione di sonno, incidendo su varie attività neurali, altera e riduce la capacità di trasformare nuove esperienze in nuove memorie.   

 

Diane Richmond

BM&L-Aprile 2007

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