OPINIONI SU UN RISVEGLIO ECCEZIONALE

 

 

Dopo sei anni in stato vegetativo permanente, sottoposto a stimolazione elettrica del talamo centrale, un uomo ha recuperato la capacità di parlare, fare gesti, mangiare e bere. Lo studio dettagliato del caso è stato pubblicato su Nature, destando immediatamente l’interesse della comunità scientifica, delle associazioni che si occupano di coma, dei maggiori organi di informazione inglesi e americani, così come di una miriade di privati cittadini con una persona cara colpita da questa interruzione, apparentemente senza speranza di ripresa, della vita di relazione. Leonie Welberg ha raccolto alcuni fra i più autorevoli commenti (Leonie Welberg, Awakenings. Nature Reviews Neuroscience 8 (9), 651, 2007).

Per introdurci alle opinioni espresse riportiamo, da una recente nota di Diane Richmond, alcune nozioni essenziali.

“Il coma seguito ad un danno cerebrale può risolversi rapidamente o portare a morte entro 2-5 settimane, più raramente il paziente si risveglia e riacquista i suoi cicli sonno/veglia, ma non è cosciente ed attivo, configurandosi quello che si definisce stato vegetativo. In questo stato di incoscienza alcuni tengono gli occhi aperti durante la veglia, altri prevalentemente chiusi, aprendoli solo per riflessi come quelli evocati dalla parola udita o dall’essere toccati.

In molti casi i pazienti in stato vegetativo riacquistano la coscienza entro le prime quattro settimane, spesso attraversando uno stato di minima coscienza; se ciò non accade, le probabilità di recupero diminuiscono drasticamente e, dopo un mese, si deve porre diagnosi di stato vegetativo permanente. In queste condizioni la probabilità di reversione è pressoché inversamente proporzionale alla durata dello stato in cui si trova il paziente” (si veda, anche per la trattazione del caso più rilevante prima di questo, e per un sintetico aggiornamento sul “coma vigile”: Note e Notizie 02-06-07 Progressi per il coma ad occhi aperti; per un semplice schema delle differenze fra coma, stato vegetativo e stato di coscienza minimo, si veda: Note e Notizie 09-06-07 Afasia scambiata per coma dai mass media).

Adrian Owen (Cambridge University, MRC Cognition and Brain Sciences Unit) ritenuto con Steven Laureys (Università di Liegi) tra i massimi esperti al mondo di coma, ha definito questo successo, ottenuto con la stimolazione dei nuclei talamici del sistema reticolare, “una pietra miliare nello studio delle possibilità terapeutiche delle patologie della coscienza da trauma cerebrale”.

Joseph Fins, studioso di bioetica del Weill Cornell Medical College di New York e coautore del resoconto del lavoro pubblicato su Nature, ha posto l’accento sulla colpevole mancanza di impegno nella sperimentazione terapeutica, che ha caratterizzato per decenni l’atteggiamento della maggior parte dei clinici, dichiarando a New Scientist: “Niente potrebbe o dovrebbe essere fatto per questo trascurato gruppo di pazienti” ma “Ora abbiamo l’obbligo morale di fare ulteriori ricerche”.

Se la stimolazione talamica fosse una procedura standardizzata, facile da impiegare,  con indicazioni e controindicazioni note, nulla vieterebbe di applicarla estensivamente in tutti i casi indicati, ma purtroppo “Questo tipo di trattamento è estremamente complesso e non adattabile a tutti i pazienti” (Adrian Owen al Telegraph). Il motivo principale è dato dalle differenze fisiopatologiche fra i pazienti che la semeiotica neurologica colloca nella stessa categoria: “Le cause e la gravità del danno cerebrale variano notevolmente fra i pazienti in stato di coscienza minimale”, ha dichiarato alla BBC Paul Mattews dell’Imperial College di Londra. Tuttavia, queste difficoltà che scoraggiano alcuni neurologi, sono viste da altri come una sfida da affrontare con l’estensione della base dei ricercatori clinici e l’aumento dei trials per la sperimentazione della nuova tecnica terapeutica.

Joseph Fins sostiene che i risultati del loro studio “Ci obbligano a rivedere ogni caso in questa prospettiva e […] ad abbandonare il nichilismo terapeutico che ha finora afflitto questa popolazione di pazienti” (Telegraph).

In linea con il bioeticista di New York e severamente autocritica, è l’opinione del neurochirurgo della Cleveland Clinic Ali Rezai, che è stato diretto protagonista dello studio in oggetto: “Questo gruppo di pazienti è stato realmente, in molti modi, dimenticato”. Rezai, inizialmente scettico sulle possibilità dell’elettrostimolazione talamica, ora sostiene che a partire da questa esperienza dovrà mutare l’atteggiamento del medico, non solo per l’approccio terapeutico al paziente in coma vigile, ma più in generale “Anche nel modo in cui si guarda alle persone con un grave danno cerebrale” (Scientific American).

Possiamo concludere condividendo l’osservazione critica che Tipu Aziz, neurochirurgo dell’Università di Oxford, ha rilasciato ai microfoni della BBC: “Si deve fare ancora molto per una migliore gestione di questi pazienti, ma vi sono pochi finanziamenti per farlo”.  

 

Giovanni Rossi

BM&L-Ottobre 2007

www.brainmindlife.org