RISULTATI DIFFORMI SUL
RUOLO DELL’AMIGDALA
Come riflesso dell’intensa attività di ricerca che
si svolge in questo campo, sono numerose le recensioni e gli altri scritti sul
nostro sito che riguardano i ruoli fisiologici del complesso nucleare
amigdaloideo. La visione semplicistica di un centro che interviene nella mediazione delle emozioni -e in
particolare della paura- sembra ormai consegnata al passato, tuttavia il quadro
dell’attività dei sottosistemi che fanno capo a questo aggregato di neuroni, è
ancora ben lontano dall’essere compiuto ed univocamente definito. Gli stessi
punti fermi identificati da tempo e confermati da innumerevoli esperimenti su
roditori, sembrano in parte essere posti in discussione dai risultati ottenuti
da due recenti studi del paziente S. M., portatore di una lesione bilaterale
completa dell’amigdala (Tsuchiya N., et al. Intact rapid detection of fearful
faces in the absence of the amygdala. Nature
Neuroscience 12 (10): 1224-1225, 2009;
Kennedy D. P., et al. Personal space
regulation by the human amygdala. Nature
Neuroscience 12 (10): 1226-1227, 2009).
Una nozione ormai classica vuole che l’amigdala sia essenziale per l’elaborazione rapida e non cosciente della paura, ma alcuni dati sperimentali recenti sembrano contraddire questa visione. Dallo studio di S. M. vengono interessanti elementi al riguardo: Tsuchiya e i suoi collaboratori della Division of Humanities and Social Sciences at CIT, Pasadena, hanno rilevato che pur essendo incapace di riconoscere la paura dall’espressione dei volti, il paziente privo di amigdala era capace di distinguere facce esprimenti paura da altre facce, ed era in grado di classificare rapidamente i volti come spaventati o neutri.
Un altro elemento molto significativo -emerso dallo studio di Kennedy e colleghi della stessa divisione del CIT di Pasadena qui sopra citato- è che S. M. sembra non avere il senso dello spazio personale, non manifestando disagio nello stare quasi guancia a guancia con lo sperimentatore.
Questi due studi suggeriscono conclusioni lontane dalla visione neurofisiologica classica: l’amigdala non sarebbe essenziale per l’elaborazione immediata ed iniziale della paura, ma potrebbe essere implicata nel conferimento di valore agli stimoli sociali di qualsiasi genere. Naturalmente i dati ottenuti da un singolo caso non si prestano ad alcuna generalizzazione e, sebbene rivestano una notevole importanza in qualità di osservazione diretta sull’uomo, non sono sufficienti per rivedere i criteri interpretativi correntemente applicati in questi studi. Si dovranno dunque attendere gli sviluppi delle ricerche in corso per avviare una discussione fondata su basi più sicure.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]