LA RICERCA SULLA PEDOFILIA

 

(QUINTA PARTE)

 

Cominciando dai trattamenti farmacologici, si deve rilevare che la ricerca in questi ultimi anni non ha introdotto grandi novità nei protocolli terapeutici classici, se si eccettuano i farmaci basati su una ratio neuroendocrinologica. Come è noto, una parte rilevante del desiderio sessuale e delle conseguenti spinte comportamentali, deriva dall’azione degli ormoni steroidi sessuali sul cervello; negli uomini, in particolare, si attribuisce notevole importanza ai livelli di testosterone che, superata una certa soglia, si renderebbero responsabili degli stati psichici di maggiore tensione erotica, tanto nell’orientamento sessuale normale quanto in quello pedofilico. Il testosterone è rilasciato dal testicolo per effetto dell’ormone polipeptidico LH (luteinizing hormone) immesso in circolo dall’ipofisi, a sua volta stimolata dall’ormone ipotalamico LHRH (luteinizing hormone-releasing hormone). E’ stato sperimentato su volontari affetti da parafilie un farmaco analogo dell’LHRH, il leuprolide acetato, che è in grado di bloccare la sequenza di eventi regolata da feedback che porta all’aumento dello steroide sessuale maschile, col risultato di ridurlo a livelli prossimi a quelli che si hanno con la castrazione[1].

In termini comportamentali il leuprolide si è rivelato efficace in volontari affetti da parafilie, che sono apparsi meno propensi ad agire per effetto dei propri impulsi sessuali durante il trattamento sperimentale[2].

In alcuni casi questo ed altri farmaci hanno determinato un mutamento nell’atteggiamento mentale dei pazienti: quasi si fosse prodotta una certa distanza dai propri sintomi, i volontari hanno parlato apertamente delle fantasie compulsive e spesso tormentose che li affliggevano, così come dei comportamenti impulsivi avvertiti come incoercibili[3].

E’ evidente che un simile intervento farmacologico non può ritenersi una specifica “cura” della pedofilia, di altre parafilie, dell’omosessualità o dell’aggressività sessuale che spinge alla violenza, ma solo un modo per depotenziare i meccanismi fisiologici che sostengono l’ideazione e le azioni che si vogliono reprimere. Tali farmaci non agiscono sull’orientamento sessuale e non eliminano le costruzioni mentali a giustificazione o a sostegno della tendenza anomala; costruzioni che spesso sono parte integrante della psicologia di queste persone. Inoltre, si deve ricordare che l’azione degli ormoni steroidi sessuali prodotti dalle gonadi non è indispensabile per sostenere la tensione erotica, che ha in parte un’origine psicogena e può essere alimentata ad arte da chi non si reputa ammalato e non acconsente al trattamento[4].

La terapia farmacologica più estesamente sperimentata e impiegata nei pedofili, eccezion fatta per le benzodiazepine in qualità di generici ansiolitici, è quella basata sugli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Considerata la lunga lista di disturbi diversi dall’indicazione principale (depressione) per la quale si dovrebbero impiegare questi farmaci, non meraviglia questa ennesima indicazione “empirica”, tuttavia non ci si può esimere dal biasimare questo modo disinvolto e poco scientifico di procedere. Infatti, sebbene alcuni ricercatori -peraltro autorevoli come Briken, Hill e Bernen ai quali ci siamo ampiamente rifatti in molti passaggi di questa esposizione- abbiano rilevato una riduzione delle fantasie erotiche, del desiderio sessuale e della masturbazione compulsiva nel trattamento dei pedofili con SSRI[5], è necessario sottolineare che non è stato provato che questi farmaci siano efficaci nella pedofilia mediante un trial clinico che ne comparasse l’effetto con un placebo.

 

[continua] 

 

La curatrice della nota ringrazia il Presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, autore della relazione qui sintetizzata e divisa in parti per i visitatori del sito.

 

Isabella Floriani

BM&L-Settembre 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: SINTESI DI UNA RELAZIONE DI AGGIORNAMENTO]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Peer Briken, Andreas Hill and Wolfgang Berner, Pharmacotherapy of Paraphilias with Long-Acting Agonists of Luteinizing Hormone-Releasing Hormone: A Systematic Review. Journal of Clinical Psychiatry 64 (8): 890-897, 2003.

[2] Peer Briken, et al., op. Cit., 2003.

[3] Si veda p. 81 di Peer Briken, Andreas Hill e Wolfgang Berner, Abnormal Attraction. Scientific American MIND 20 (3): 76-81, 2009.

[4] La pena della castrazione chimica come forma di trattamento sanitario obbligatorio (TSO) per pedofili e violentatori, riporta in discussione altre condizioni da trattare obbligatoriamente, come quelle degli alcoolisti e dei tossicodipendenti che alla guida di un veicolo abbiano causato morte ed infermità, per le quali le terapie di disintossicazione (magari in comunità terapeutica) hanno un fondamento definito ed un’efficacia provata.

[5] Si veda p. 81 di Peer Briken, et al., op. Cit., 2009.