LA RICERCA SULLA PEDOFILIA

 

(QUARTA PARTE)

 

LA TERAPIA DELLA PEDOFILIA: CURA O CORREZIONE PREVENTIVA? In questa rassegna sintetica si è scelto di non trattare il problema criminologico degli abusi sessuali e di altri delitti -incluso l’omicidio- di cui si rendono responsabili persone con orientamento pedofilico[1]; tuttavia la rassegna degli studi sulle principali terapie sperimentate impone un riferimento agli abusi, perché spesso il trattamento è concepito come provvedimento punitivo o misura di prevenzione sociale.

La libera scelta di sottoporsi ad una terapia per una qualsiasi condizione che riguarda il corpo e la mente, implica che il soggetto riconosca la natura patologica dello stato in questione e nutra il desiderio di liberarsene. Sembra che solo una minoranza di pedofili senta il proprio orientamento sessuale come un disturbo dal quale guarire e per il quale rivolgersi a uno psichiatra o a uno psicologo, per questo alla terapia si giunge più spesso per effetto di pressioni esercitate dall’ambiente delle relazioni interpersonali, per la delibera di un tribunale o per ottenere una sorta di riabilitazione sociale, come è accaduto per personaggi pubblici accusati di molestie[2].

La terapia della pedofilia propone in modo evidente il problema più generale della medicalizzazione dei disturbi psichiatrici non originati da un processo che costituisca un danno per l’organismo. Le parafilie, a differenza dei deliri causati da malattie neurodegenerative o secondari a condizioni morbose sistemiche che abbiano interessato il cervello, non sono sintomi di un male del corpo del soggetto, ma costituiscono tratti di un funzionamento mentale potenzialmente in grado di generare comportamenti lesivi per altri. Pertanto, se la tendenza parafilica non provoca ansia, conflitto o scompenso in una qualsiasi forma avvertita soggettivamente come sofferenza[3], la cura dovrebbe essere accettata come una sorta di correzione in funzione morale e di responsabilità sociale. Una cultura comune in tal senso faciliterebbe la scelta di curarsi da parte di quei pedofili che non reputano patologica la propria inclinazione sessuale[4].

Si deve poi tener conto di un altro aspetto riguardante la terapia della pedofilia, e cioè che il numero accertato delle persone affette si ritiene che sia la punta emergente di un iceberg, in gran parte rivelata da abusi e condotte moleste. Negli USA il Department of Health and Human Services nel 2002 condusse uno studio capillare in tutto il paese per verificare l’estensione del fenomeno degli abusi sessuali sui minori, ed accertò che nel corso dell’anno all’incirca 89.000 bambini erano stati vittime di abusi[5]. Altri studi negli anni seguenti rilevarono numeri di gran lunga più elevati[6]. Nel 2005 il National Center for Missing and Exploited Children accertò che uno ogni sette ragazzi fra i 10 e i 17 anni aveva ricevuto sollecitazioni sessuali online da parte di adulti. E’ stata quasi sempre accertata la responsabilità di pedofili all’origine di questi casi di abusi e sollecitazioni erotiche e, tra quelli condannati in precedenza, il tasso di recidiva era sempre molto alto. Dunque, si comprende che in ambito giuridico e politico si siano nutrite attese di soluzione duratura da parte di terapie che “guarissero” la tendenza o eliminassero il comportamento lesivo ma, come vedremo in seguito, l’impresa è tra le più difficili.

L’orientamento prevalente nel trattamento della pedofilia indica una combinazione di talk therapy e terapia farmacologica, anche se in tutto il mondo abbondano esperienze di cure esclusivamente psicoterapiche o basate solo sull’impiego di farmaci.

 

[continua] 

 

La curatrice della nota ringrazia il Presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, autore della relazione qui sintetizzata e divisa in parti per i visitatori del sito.

 

Isabella Floriani

BM&L-Settembre 2009

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: SINTESI DI UNA RELAZIONE DI AGGIORNAMENTO]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Si pensi al pluriomicida di bambine Dutroux.

[2] Ha fatto scalpore il caso di Mark Foley, rappresentante della Florida al Congresso USA, che si è dimesso dopo essere stato accusato di aver inviato messaggi elettronici dai contenuti sessuali espliciti a ragazzi di età inferiore ai diciotto anni.

[3] Uno stato che, secondo la semeiotica tradizionale anglo-americana, si indica come illness, contrapposto al quadro della oggettività patologica organica corrispondente a disease.

[4] Nel 2006 è nato in Olanda un movimento “politico-culturale” di pedofili che considerano la propria parafilia una condizione normale e ritengono che la proibizione delle sue manifestazioni costituisca la lesione di un diritto. Costoro chiedono che si legalizzino i rapporti sessuali di adulti con dodicenni, che ai sedicenni sia consentito prostituirsi e recitare nei film pornografici hardcore, che sia consentito andare nudi nei luoghi pubblici e che si autorizzi l’educazione dei bambini ai rapporti sessuali precoci con adulti, così da inculcare come “modello normale” la posizione di vittima del pedofilo, secondo il desiderio del fondatore del movimento, Ad van den Berg. Fra le altre richieste di liberalizzazione vi è anche quella dei rapporti sessuali con animali. A nostro avviso, una società civile ed evoluta dovrebbe proibire una simile barbarie spacciata per progresso ed essere in grado di proteggere l’integrità psichica e fisica dei suoi membri nell’età della massima vulnerabilità.

[5] Si veda in Fagan P. J., et al. Pedophilia. JAMA 288 (19): 2458-2465, 2002.

[6] Si veda p. 78 di Peer Briken, Andreas Hill e Wolfgang Berner, Abnormal Attraction. Scientific American MIND 20 (3): 76-81, 2009.