BASI NEURALI DELLA
REALTA’ DEL DOLORE
Molti studi condotti sulle basi
neurali del dolore hanno mostrato che le stesse aree attivate dalla percezione
delle sensazioni dolorifiche erano attive durante esperienze empatiche in cui a
soffrire era un partner (vedi L’empatia studiata
mediante risonanza magnetica nucleare.
BM&L, Note e Notizie, 22-04-04) o durante la semplice rimemorazione di un dolore realmente provato.
Questi risultati hanno indotto
molti studiosi a ricercare le basi neurali della capacità di distinguere un
dolore realmente ed attualmente esperito da una semplice rappresentazione
mentale del dolore non generato dalla diretta stimolazione nocicettiva e di tratti
nervosi come le vie spino-talamica e spino-tettale del dolore.
Si comprende come questa domanda
attenga in un certo senso alle basi biologiche della distinzione fra differenti
gradi di realtà, che automaticamente governa il nostro comportamento
intelligente. Un aspetto di questa capacità è dato dalla distinzione fra ciò
che è prodotto dalla nostra mente come elaborazione di una cognizione e ciò che
alla nostra mente arriva dal nostro corpo come, ad esempio, la percezione di un
dolore fisico. Le basi neurali di questi processi sono scarsamente conosciute,
pertanto Tuukka T. Raij e collaboratori (Brain correlates of subjective reality of physically and
psychologically induced pain. Proc.
Natl. Acad. Sci. USA 10.1073/pnas 0409542102 published on-line before print,
January 31 2005)
hanno deciso di condurre una ricerca impiegando la risonanza magnetica
funzionale (fMRI) per indagare le differenze esistenti fra un dolore fisico ed
una equivalente suggestione ipnotica di percepire quel dolore.
A questo scopo 14 volontari suscettibili di ipnosi, fisicamente sani e non affetti da alcuna patologia psichica rilevabile, sono stati sottoposti all’azione di impulsi laser dolorifici -erogati sulla loro pelle- ed alla suggestione in corso di ipnosi di percepire quel dolore. Entrambi gli stati mentali sono stati posti in relazione con i quadri emergenti dallo studio in fMRI.
Si è visto che durante la stimolazione laser le parti sensitive dei circuiti nervosi del dolore venivano attivate più intensamente e la loro intensità era direttamente proporzionale alla sensazione soggettiva riferita dai volontari. La suggestione di percepire un dolore si accompagnava ad una stima di “realtà del dolore” più bassa da parte del giudizio dei soggetti e l’intensità percepita non era correlata all’attivazione delle componenti sensitive delle aree del dolore, ma alle aree rostrali e perigenicolate della corteccia del giro del cingolo ed alle aree pericingolate della corteccia prefrontale mediale.
Questi risultati supportano la tesi secondo cui gli stimoli provenienti dalle vie sensitive del dolore contribuiscono a determinarne la percezione soggettiva di realtà.
Si è ipotizzato che il contributo degli stimoli sensitivi sia quantitativo e non qualitativo. In altre parole, una sensazione di dolore indotta psicologicamente sarebbe, rispetto a quella fisica, semplicemente priva di questa componente e, pertanto, più debole.
Se le cose stanno in questi termini, allora l’intervento della corteccia mediale prefrontale potrebbe essere importante per elaborare la differenza cosciente fra le diverse fonti di provenienza, attribuendo attraverso le connessioni neocorticali, un maggior valore di realtà al dolore fisico realmente esperito rispetto a quello indotto per suggestione.