PROVATO UN ERRORE NELLA PSICOTERAPIA DEI DISTURBI DA STRESS

 

 

Esperienze traumatizzanti, come quelle che si vivono su un campo di battaglia, sulla scena di un cataclisma, o quando si assiste alla morte di altri e si teme per la propria vita, o quando si è oggetto di aggressione, generano un’intensa paura che in alcuni casi determina lo sviluppo di una patologia da stress più grave, come il Disturbo Acuto da Stress (ASD) o il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD). L’approccio psicoterapeutico più seguito, in questi casi, impiega fin dalle prime fasi una tecnica di estinzione progressiva che prevede l’esposizione alla memoria del trauma. Lo scopo del trattamento immediato, spesso posto in essere negli USA anche in assenza di richiesta, è quello di prevenire lo sviluppo successivo di PTSD.

E’ noto che il bilancio dei risultati di queste terapie non è molto positivo, tuttavia le ragioni degli insuccessi sono difficili da valutare a causa dell’incidenza di molti fattori, con un peso diverso nei singoli casi e, talvolta, non valutabili singolarmente.

Maren e Chang, che afferiscono al Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’Università del Michigan, hanno studiato l’effetto delle procedure di estinzione su modelli murini di disturbi psichici indotti da paura.

Il trattamento intervenuto precocemente, seppure determinava estinzione immediata, non procurava effetti duraturi; al contrario, un trattamento di estinzione intervenuto ad una certa distanza dal trauma (un giorno, che si stima equivalere ad alcuni mesi dell’esperienza umana) produceva effetti permanenti.

Gli autori del lavoro hanno messo in relazione i differenti esiti con il livello di paura provato attualmente dall’animale al momento del trattamento, concludendo che se sarà possibile dimostrare un corrispettivo umano di tali risultati, allora si dovrà tener conto del grado di ansia-paura attualmente esperito dal paziente, nell’istaurare il trattamento (Maren e Chang, Recent fear is resistant to extinction. PNAS 103, 18020-18025, 2006).

Nell’approccio standard più diffuso, non si tiene conto della differenza fra turbamento della funzione psichica di base attuale nel suo complesso (squilibrio acuto) ed intensità dei sintomi emergenti come memoria che disturba la funzione psichica attuale, ma deriva da un’alterazione dell’equilibrio funzionale della personalità (scompenso psico-adattativo che corrisponde allo stato di nevrosi o psiconevrosi emozionale della vecchia nosografia). L’aver sostituito i principi di una classificazione (il DSM, attualmente nella sua versione IV-TR) ai criteri di una semeiotica psichiatrica, ha condizionato in molti paesi del mondo la scomparsa della distinzione fra lo stato attuale della persona che ha vissuto un trauma e la condizione complessiva della sua personalità per effetto del trauma stesso. Questa distinzione, che valuta il livello di ansia-paura provata dalla persona mentre parla con lo psichiatra, è raccomandata da Giuseppe Perrella che, nel caso di alti livelli di reazione acuta attuale, consiglia di agire in maniera tale da far vivere nel momento presente un’esperienza rassicurante e serena che, seppure non registrata coscientemente come tale da una persona acutamente sofferente, non contribuirà ad accentuarne lo squilibrio acuto, come accade nel caso in cui si ri-attualizzi troppo precocemente un evento traumatico che già opera nella mente della persona disorganizzandone le funzioni. Tutto l’agire psichico passa attraverso le funzioni di base attuali, che richiedono un’attenta, distinta e continua valutazione.

Uno dei fattori decisivi nell’efficacia delle tecniche psicologiche di estinzione della paura è rappresentato dallo stato attuale del paziente al momento dell’esercizio: se sente di non essere in balìa della paura e immerso nella sua ineluttabilità, ma percepisce il proprio stato come quello di chi abita in un luogo sicuro -condiviso con il terapeuta e sede di rappresentazioni personali e relazionali di stabilità- dal quale affrontare il turbamento e la sofferenza, potrà compiere un efficace esercizio per rimodellare le memorie, scindendo il legame patologico fra gli elementi evocatori e le risposte emotive (Giuseppe Perrella, Seminario Permanente sull’Arte del Vivere, BM&L-Italia, 12-04-04). E’ evidente che, soprattutto nelle realtà in cui il trattamento psicologico è equiparato ad una consulenza di medicina fisica specialistica, possa accadere che una persona che abbia vissuto un grave trauma psicologico si trovi ad incontrare uno “sconosciuto” che lo induca a rivivere il trauma. In tal caso è comprensibile che il terapeuta e la terapia possano divenire, nella mente della persona con alto grado di paura attiva, evocatori della sofferenza traumatica e non agenti di cura.                                                                

 

L’autore della nota ha espresso valutazioni largamente ispirate ad esperienze e conoscenze proposte dal presidente di BM&L nel corso del “Seminario Permanente sull’Arte del Vivere”.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Gennaio 2007

www.brainmindlife.org