PRIONE: PROVE
DELL’AZIONE PATOGENA
L’ipotesi secondo
cui l’encefalopatia spongiforme sia causata e trasmessa da una proteina
prionica, sebbene sia da tempo accettata, non è stata ancora provata
sperimentalmente.
Legname e i suoi
collaboratori hanno pubblicato una ricerca sulle prove sperimentali della
capacità infettiva del prione nello stato di configurazione alterata (Legname G. e coll. Synthetic mammalian prions. Science 305, 673-676, 2004).
E’ noto che le
proteine prioniche in ogni specie animale abbondano nella conformazione
ritenuta innocua, detta prione cellulare (PrPc); la forma che si
ritiene in grado di causare malattia presenta un’alterazione della configurazione
o struttura terziaria.
In questa ricerca
il team di Legname ha simulato questa modificazione producendo in Escherichia
coli una proteina di topo ricombinante che ha polimerizzato in fibrille
amiloidi. In questo modo sono stati creati prioni sintetici che sono stati infusi per iniezione intraventricolare in topi transgenici esprimenti alti livelli di prione cellulare. I topi del gruppo di controllo, iniettati con
una soluzione fosfato-salina, dopo quasi due anni (620 giorni) non hanno
sviluppato sintomi, mentre quelli iniettati con prione sintetico hanno
manifestato una malattia neurologica dopo 380-660 giorni.
Successivamente i
ricercatori hanno prelevato prioni dal cervello dei topi transgenici ammalati e
li hanno trasferiti in cervelli di topi transgenici sani e topi non transgenici, ossia di una specie naturale. Ecco i risultati: entrambi i tipi di topi si sono ammalati, dopo un periodo di incubazione notevolmente più
breve di quello dei primi topi transgenici infettati. Da notare che in questo
esperimento l’incubazione richiesta dal prione per causare malattia nei
transgenici, cioè nei topi con più alti tassi di prione cellulare, è stata più
breve che nei topi di tipo naturale.
Da ciò si può
ricavare, seguendo gli autori di questo lavoro, che per la spontanea formazione
di prioni patogeni è sufficiente ospitare la proteina prionica e non è richiesto alcun altro agente. Tesi, questa, autorevolmente
sostenuta da Prusiner, che così spiega i casi sporadici di Malattia di
Creutzfeldt-Jacob.
Una prova
decisiva potrebbe essere l’iniezione di prione sintetico in topi naturali, i
quali esprimono tassi di prione cellulare molto più bassi di quelli
transgenici, per vedere se è sufficiente a causare la malattia. E’ facile
prevedere, dalla durata dell’incubazione, che questo esperimento richiederebbe
anni.
Una conclusione
interessante degli autori riguarda l’azione patogena: visto che il loro prione
sintetico non conteneva gli oligosaccaridi legati all’asparagina, cioè il glico-fosfatidil-inositolo del prione naturale, ne ricavano che queste parti
non sono indispensabili per rendere infettiva la proteina. Forse non è
superfluo osservare che il “non essere indispensabile”, non esclude che possano
avere qualche influenza sull’infettività.