PREGIUDIZI DA SFATARE SUGLI EFFETTI PSICHICI DEL TESTOSTERONE

 

 

Il chimico svizzero Ruzicka, lavorando con Wettstein, isolò da estratti testicolari un composto ad azione virilizzante più marcata di quella dell’androsterone identificato nel 1934 da Butenandt, e ne comprese il ruolo di ormone principale secreto dal tessuto interstiziale della gonade maschile. Al composto steroideo derivato dall’idrocarburo androstano, ossia costituito dal nucleo del ciclopentano-peridrofenantrene o sterano con due gruppi metilici in 10 e 13 e senza catena laterale in 17, fu dato il nome di testosterone4-androstene-17β-olo-3-one).  Fu subito evidente il suo ruolo di promotore e regolatore dei caratteri secondari maschili e la sua azione anabolizzante sul metabolismo proteico; gli studi seguenti evidenziarono anche effetti psichici come l’aumento dell’aggressività e della libido.

Nel tempo, sulla base di alcuni risultati di esperimenti condotti su roditori, si è consolidata la convinzione che tassi elevati di testosterone possono indurre atteggiamenti improntati all’ostilità, tendenza all’aggressione e alla sopraffazione, ed anche distorsioni dell’istinto sessuale e condotte antisociali fino a veri e propri comportamenti criminali.

Tale convinzione non è giustificata dai risultati di una specifica sperimentazione umana e, come abbiamo notato a proposito del dibattito sulla castrazione chimica per alcuni reati sessuali, in presenza di tali disturbi si deve tener conto di molti altri fattori e non sopravvalutare la componente endocrina. In realtà, i risultati di alcuni studi recenti stanno dimostrando che esiste un vero e proprio pregiudizio negativo nei confronti dell’ormone maschile.

Eisenegger e colleghi dell’Institute for Empirical Research in Economics, Laboratory for Social and Neural Systems Research, University of Zurich (Svizzera), hanno provato a verificare quanto sia fondata la supposizione che vorrebbe l’ormone steroide responsabile di un comportamento egoistico e conflittuale nell’interazione sociale (Eisenegger C., et al. Prejudice and truth about the effect of testosterone on human bargaining behavior. Nature 463 (7279), 356-359, 2010).

In alternativa alla generica attribuzione all’androgeno di tutte le conseguenze di effetti aggressivi ed antisociali, è stato proposto da alcuni che il testosterone interverrebbe agendo su circuiti cerebrali implicati in processi correlati allo status e alla sfida nelle interazioni sociali. Secondo tale opinione, il comportamento influenzato dal testosterone, in una transazione sociale che non costituisca una minaccia per lo status del soggetto, non dovrebbe perciò essere più aggressivo della media e, in generale, non dovrebbe necessariamente accrescere il grado di scorrettezza o slealtà. E’ importante sottolineare questo aspetto, perché sono ormai numerosi gli studi di psicologia del comportamento in economia che, assumendo a fondamento biologico gli effetti del testosterone, soffrono della tendenza ad attribuire all’azione dell’ormone steroide un comportamento privo di scrupoli, ostile, cinico, temerario e illecito.

In considerazione di ciò, gli autori del lavoro hanno ideato un esperimento volto al fine di distinguere l’effetto reale da un’interpretazione dei risultati influenzata dal pregiudizio.

A delle donne volontarie partecipanti ad un gioco di contrattazione è stata somministrata una singola dose sub-linguale di testosterone o di placebo, tenendole all’oscuro sulla sostanza realmente assunta.

La dose dello steroide maschile ha accresciuto il tasso di lealtà nel comportamento, riducendo i conflitti nell’interazione ed aumentando l’efficienza.

E’ interessante notare un altro esito della prova: le donne che ritenevano di aver ricevuto una dose di testosterone, indipendentemente dal fatto che lo avessero assunto realmente o fosse stato somministrato loro il placebo, si sono comportate in modo molto più sleale e scorretto di quelle che ritenevano di aver assunto la sostanza inerte. A testimonianza di quanto, un pregiudizio ormai diffuso nella cultura popolare e “mass-mediatica” occidentale, possa influenzare l’atteggiamento mentale e la propensione comportamentale delle persone[1].

I risultati di questo studio sono di per sé eloquenti, e dovrebbero indurre i ricercatori ad una maggiore prudenza nell’estensione all’uomo degli esiti della sperimentazione animale, e ad una vigilanza più attenta nell’evitare il pregiudizio, in attesa che il prosieguo della sperimentazione ci consenta di approfondire la reale conoscenza del ruolo degli ormoni sessuali nel complesso gioco di regolazioni dei processi cerebrali alla base della nostra psicologia. 

 

L’autrice della nota ringrazia il presidente di BM&L-Italia col quale ha discusso l’argomento trattato e la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza.

 

Diane Richmond  

BM&L-Febbraio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 



[1] Sarebbe interessante esplorare quanto incidono i processi non-coscienti come quelli che intervengono nella suggestione, e quanto quelli coscienti legati ad una ideazione improntata ad un atteggiamento permissivo o incline alla giustificazione.