UN CANALE DEL POTASSIO ALL’ORIGINE DELL’ATASSIA SPINO-CEREBELLARE

 

 

La prima forma di atassia ereditaria fu descritta da Nikolaus Friedereich ad Heidelberg nel 1863 (Morbo di Friedereich) come una sindrome ben definita, caratterizzata da un deficit di coordinazione incidente su stazione e deambulazione, accanto a numerosi altri sintomi riconducibili alla degenerazione dei tratti spino-cerebellari e di altri fasci lunghi ascendenti e discendenti del midollo spinale. A questa forma classica si sono aggiunte nel tempo le descrizioni di varie altre espressioni di patologia neurodegenerativa, specialmente eredoatassie spino-cerebellari, con caratteristiche cliniche simili e quadri anatomo-patologici correlati. In queste forme si rileva perdita cellulare nei gangli delle radici posteriori con degenerazione secondaria nelle colonne posteriori, nei tratti spino-cerebellari del midollo e nei nervi periferici. L’interessamento del cervelletto non è costante, mentre nella maggior parte dei casi si ha una degenerazione dei tratti corticospinali. Da rilevare che in molti casi è stata descritta una forma di degenerazione del tessuto miocardico con perdita di fibrocellule muscolari cardiache. Un’altra alterazione extra-nervosa presente in queste sindromi è costituita da una deformità osteo-muscolare che configura il caratteristico sintomo del piede cavo.

Attualmente si tende a comprendere tutte queste forme cliniche sotto l’unica etichetta di atassia spino-cerebellare.

Non è nota l’eziopatogenesi dell’atassia spino-cerebellare, ma si ritiene che il primum movens consista in un’alterazione molecolare diffusamente presente nei neuroni del sistema nervoso centrale e in altri tipi cellulari, per il vasto spettro di sintomi con i quali si può manifestare: atassia, disartria, anomalie oculomotorie, epilessia, alterazioni della sensibilità vibratoria (pallestesia), declino cognitivo e vari tipi di disturbi psichiatrici ed extranervosi. E’ stata associata ad anomalie di ben 12 diversi geni, le cui funzioni sono ancora in gran parte sconosciute, tuttavia l’ipotesi maggiormente accreditata vuole che le mutazioni causali siano responsabili della formazione di sequenze poliglutaminiche espanse in grado di alterare la configurazione di proteine che andrebbero incontro ad aggregazione come nella malattia di Huntington.

Una parte considerevole della ricerca che studia l’eziologia dei processi degenerativi in malattie come quella di Huntington, Alzheimer, Parkinson, Friedereich, ecc., focalizza l’attenzione sulle alterazioni polipeptidiche in grado di determinare il formarsi di accumuli ed aggregati che, innescando eventi a cascata, contribuiscono alla distruzione dei neuroni. Questo orientamento prevalente porta a trascurare le piste minori seguite dalle indagini che si occupano di altri aspetti della patologia molecolare, con il rischio che importanti acquisizioni siano neglette da una parte della comunità scientifica e giungano in ritardo alla trasmissione didattica, con conseguenze facili da immaginare.

Ad esempio, numerosi studi hanno associato alterazioni nell’espressione dei canali del potassio alle malattie neurodegenerative prima citate, ma in pochissime rassegne se ne tiene conto.

Una ricerca di Pulst e collaboratori, recentemente pubblicata su Nature Genetics, ha dimostrato un chiaro ruolo causale della mutazione del gene del canale del potassio KCNC3 in due famiglie affette da atassia spino-cerebellare (Waters M. F. et al. Mutation in voltage-gated potassium channel KCNC3 cause degenerative and developmental central nervous system phenotypes. Nature Genetics 38, 447-451, 2006).

 

L’autore della nota ringrazia Giuseppe Perrella e Nicole Cardon con i quali ha discusso l’argomento trattato.

 

Giovanni Rossi

BM&L-Giugno 2006

www.brainmindlife.org