IL PLACEBO AGISCE SULLE
EMOZIONI COME SUL DOLORE
L’effetto placebo
sulla percezione del dolore è un fenomeno ben noto e dettagliatamente studiato,
al quale ormai si fa riferimento con il nome di “analgesia da placebo” come ad
uno standard per la stima della significatività delle variazioni indotte nella
percezione delle sensazioni dolorose.
Non si può dire
che sia altrettanto bene definita l’azione del placebo su quegli stati psichici
che chiamiamo emozioni. Petrovic e colleghi (Placebo in emotional processing – induced expectations
of anxiety relief activate a generalized modulatory network. Neuron 46 957-969, 2005) hanno condotto una ricerca per studiare l’effetto
placebo sulle emozioni, impiegando la tecnica della “manipolazione delle aspettative” e rilevando immagini cerebrali mediante risonanza
magnetica funzionale (functional
Magnetic Resonance o fMR).
Gli autori hanno
mostrato a soggetti volontari immagini dai contenuti spiacevoli e disturbanti,
somministrando loro un ansiolitico, un bloccante e, in una seduta successiva,
un placebo. Naturalmente l’esperimento prevedeva una prima registrazione in
condizioni di base, ossia di risposte senza farmaco, da impiegare come “controllo”.
L’effetto dell’ansiolitico -come prevedibile- è consistito nella riduzione della
risposta emozionale spontanea che, all’assunzione del farmaco bloccante l’ansiolitico,
è ritornata dell’intensità naturale.
A questo punto
gli autori hanno manipolato le aspettative dei volontari, lasciando intendere
loro che avrebbero ripetuto lo schema precedente, con la somministrazione dell’ansiolitico
in grado di ridurre le loro reazioni alle immagini disturbanti. Ma, invece del
farmaco, è stata somministrata una soluzione salina, la quale si è rivelata
efficace come la placebo-analgesia, riducendo la risposta del 29%.
Petrovic e i suoi
colleghi notano che, come accade nell’analgesia da placebo, anche in questo
caso sono attive la parte rostrale della corteccia anteriore del giro del cingolo e la corteccia orbito-frontale laterale, importanti nell’aspettativa di ricompensa. Tale riscontro
porta gli autori ad ipotizzare che l’effetto placebo possa essere considerato
una forma speciale di “processo a ricompensa”.
Stati mentali
assimilabili alla condizione psichica che definiamo “speranza” e a varie forme
di aspettativa positiva, sono già stati messi in connessione con questo
substrato neurofunzionale, e la ricerca degli ultimi decenni ha mostrato collegamenti
di questo stato d’animo con vari patterns neuro-imunitari e psicosomatici che
suggeriscono un vantaggio evolutivo per l’intero organismo. Pertanto, non è
difficile accettare la fondatezza dell’ipotesi avanzata dal gruppo di Petrovic.
Nutriamo dubbi
prudenti, invece, sulla schematicità localizzatrice adottata, che sembra
identificare le aree attive alla fMR con le sedi dell’aspettativa di
ricompensa.