GIUSEPPE PERRELLA SU
RITA LEVI MONTALCINI
Il presidente di “Brain Mind & Life-Italia” ha tenuto
una relazione intitolata “Rita Levi-Montalcini: una lezione di scienza e di
vita”, in occasione di un incontro organizzato a Firenze da BM&L nell’ambito
delle iniziative volte a promuovere nella Scuola e nell’Università lo studio di
“modelli di metodo” e “biografie esemplari”.
L’anno che sta per entrare si festeggeranno i vent’anni dal
conferimento del Premio Nobel per la Medicina a Rita Levi-Montalcini per il suo
contributo alla scoperta del primo fattore di crescita della cellula nervosa, il
Nerve Growth Factor (NGF). Con altri due Nobel, Luria e Dulbecco, la Montalcini
condivide la provenienza dalla stessa scuola medica, ma anche qualità umane che
hanno avuto un ruolo non secondario nei suoi successi e che ne avrebbero fatto
un modello da proporre alle giovani generazioni anche se le sue ricerche non
avessero avuto esiti tanto fortunati.
Nel corso della trattazione, il presidente di BM&L-Italia ha evidenziato, fra le qualità della ricercatrice, l’aver puntato costantemente al raggiungimento del risultato della ricerca, considerandolo obiettivo prioritario rispetto alla possibilità di rimanere l’autrice protagonista del lavoro. Non si è preoccupata di riservarsi diritti d’autore e, consentendo in un momento cruciale l’apporto di un collega bravo e fortunato agli esperimenti del suo gruppo, ha favorito ed accelerato la scoperta. Riprendiamo testualmente questo passo dalla relazione:
“I primi esperimenti furono condotti dalla Montalcini nel 1953 in Brasile con Hertha Meyer dell’Istituto di Biofisica di Rio de Janeiro. La ricercatrice italiana continuò gli studi alla Washington University di St. Louis, dove lavorava sotto la direzione di Viktor Hamburger fin dal 1947. Non le fu possibile, però, fare grandi passi in avanti fino all’arrivo del geniale biochimico Stanley Cohen, il quale riuscì a purificare la frazione del sarcoma di pollo in grado di stimolare la crescita di fibre nervose, identificandola in una nucleoproteina. Per distinguere quale parte della molecola, se quella costituita da acidi nucleici o quella proteica fosse responsabile dell’effetto, Cohen decise di trattarla con un veleno di serpente ricco in fosfodiesterasi, enzima che degrada gli acidi nucleici. Questo esperimento portò casualmente alla scoperta che il veleno di serpente era molto più efficace nell’indurre crescita nervosa della frazione del sarcoma di pollo che stavano sperimentando: il veleno di serpente conteneva una grandissima quantità di NGF. Fu così che Cohen, per primo, purificò il Nerve Growth Factor, successivamente purificato con un’altra metodica anche da Silvio Varon ed Eric Shooter della Stanford University”.
Al termine della relazione, Giuseppe Perrella ha proposto
una rassegna dei libri più importanti scritti dalla Montalcini nel corso di
trent’anni, dal 1974 al 2004, dedicando un’esposizione sintetica del contenuto
ed un commento personale a ciascuno degli undici volumi, così citati in ordine
cronologico: Il messaggio nervoso (1974), Elogio dell’imperfezione (1987), NGF: apertura di
una nuova frontiera nella neurobiologia (1989),
Il tuo futuro
(1993), Senz’olio contro vento (1996), L’asso della
manica a brandelli (1998), La galassia mente (1999),
Cantico di una vita (2000), Un universo
inquieto (2001), Tempo di mutamenti (2002) e Abbi il coraggio di conoscere (2004).
La discussione, cui hanno preso parte molti dei presenti, è
stata davvero interessante e si è articolata su vari temi originati dai
numerosi spunti offerti dall’esposizione del presidente; fra questi il maggiore
interesse è stato attratto dal contrasto esistente fra il modello ideale di
persona e di scienziato, concepito e realizzato dalla Montalcini, e i modelli
socio-culturali imperanti, in larga misura definiti sulla base di convenzioni
riconosciute dai detentori di varie forme del potere politico ed economico.