SONNO AD ONDE LENTE E
RISCHIO DI DIABETE
E’ opinione condivisa e diffusamente presente nella cultura medica da decenni, che gli stati funzionali globali del cervello abbiano una corrispondenza in patterns fisiologici dell’intero organismo, ma la conoscenza delle basi molecolari di tali rapporti è soltanto agli inizi.
Uno dei maggiori filoni in questo campo della
ricerca tende a stabilire relazioni fra aspetti qualitativi del sonno definiti
in chiave elettrofisiologica e parametri metabolici periferici. In numerosi
studi è stato suggerito che il sonno ad onde lente (Slow
Wawe Sleep o SWS, in passato più
spesso definito “sonno profondo” o “sonno non-REM” o NREM) è importante per il
mantenimento degli equilibri omeostatici che conferiscono la sensazione
soggettiva di benessere fisico. Uno studio condotto all’Università di Chicago da
Tasali, Leproult, Ehrmann e Van Cauter ha fornito evidenze di un ruolo della
fase SWS in alcuni processi metabolici (Tasali E., Leproult R., Ehrmann D. A. & Van Cauter E.
Slow-wawe sleep and the risk of type 2 diabetes in humans. Proceedings of the
National Academy of Science USA 105, 1044-1049, 2008).
L’inizio della fase SWS coincide con cambiamenti ormonali che incidono sulla regolazione del glucosio, suggerendo che l’attività cerebrale di questo tipo di sonno possa avere un ruolo nella normale tolleranza al monosaccaride. In questo studio, la soppressione selettiva di SWS per tutta la notte, senza modifiche del tempo totale di sonno in giovani adulti, si è dimostrata in grado di ridurre la tolleranza al glucosio e diminuire la sensibilità all’insulina. In particolare, si è osservato che l’ampiezza della riduzione di SWS era fortemente correlata con l’entità della riduzione di sensibilità all’insulina.
Questi risultati consentono di ipotizzare un rapporto fra la più alta incidenza di diabete di tipo 2 fra gli anziani e gli obesi, e le frequenti alterazioni del sonno in questi due gruppi di pazienti.