MEMORIE DI LUNGA DURATA E NOGO R1

 

 

La ricerca volta ad accertare i meccanismi della regolazione molecolare della memoria di lungo termine ha avuto un notevole sviluppo negli anni recenti ed ha già fornito alcuni risultati interessanti. Fra questi, è davvero rilevante l’aver stabilito che nei neuroni delle più importanti regioni cerebrali associate ai processi mnemonici (formazione e immagazzinamento), l’attività neuronica riduce l’espressione del recettore Nogo-1 (NgR1 da Nogo-receptor 1, anche definito RTN4R)[1]. Il risultato era stato ottenuto a Stoccolma da Karlén e collaboratori del Department of Neuroscience, Karolinska Institutet (Svezia), i quali ipotizzarono l’importanza di questo meccanismo per la formazione di memorie di lunga durata.

Ora il gruppo di Karlen ha cercato di stabilire il ruolo di NgR1 in rapporto ai principali processi che hanno luogo nell’acquisizione e nella conservazione di nuove risposte cellulari (Karlen A., et al. Nogo receptor 1 regulates formation of lasting memories. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 106 (48), 20476-20481, December 2009).

A questo fine hanno impedito mediante iperespressione inducibile, nel proencefalo di topi adulti, la downregulation di NG1 ed hanno valutato gli effetti sui meccanismi cellulari e sulle prestazioni dipendenti dalla memoria di breve termine e di lungo termine.

L’iperespressione non ha prodotto effetti di rilievo sul potenziamento di lungo termine (long-term potentiation, LTP) e non ha alterato le prestazioni basate sulla memoria di breve termine (sperimentalmente stimata come memoria della durata di 24 ore). Al contrario, in prove standard (passive avoidance test e swim maze test) è risultata compromessa la memoria di lungo termine, che in questo contesto sperimentale è convenzionalmente identificata dalla capacità di conservare risposte apprese per un mese.

Bloccando l’espressione transgenica si aveva la normalizzazione delle prestazioni, con il ripristino della conservazione dell’apprendimento dopo un mese. I livelli di espressione di Nogo, Lingo-1, Troy, NgR1 endogeno e dell’mRNA del BDNF non erano alterati dall’espressione transgenica, indicando che l’inabilità alla formazione di memorie di lunga durata è direttamente associata all’impossibilità di ridurre l’espressione di NgR1.

Gli esiti degli esperimenti di questo studio suggeriscono che la downregulation di NgR1 ha un ruolo centrale nella regolazione di processi importanti per il consolidamento mnemonico. Nel complesso, il lavoro che sta conducendo il gruppo del Karolinska Institutet guidato da Karlén, fornisce un apporto significativo alla costituzione del complesso mosaico di dati sui meccanismi molecolari sottostanti le modificazioni sinaptiche necessarie allo stabilirsi e al conservarsi a lungo delle tracce di quanto si è appreso, contribuendo a delineare la base scientifica per un migliore trattamento dei disturbi della memoria.

 

Roberto Colonna  

BM&L-Gennaio 2010

www.brainmindlife.org

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Recettore per una regione di Nogo, proteina associata alla mielina che inibisce la crescita degli assoni. Le proteine RTN sono denominate in rapporto al compartimento cellulare in cui sono localizzate: RTN4, oltre a trovarsi nel reticolo endoplasmico come RTN1, è presente sulla membrana plasmatica degli olidendrociti.