UNA NICCHIA NEUROVASCOLARE PER LA NEUROGENESI

 

 

Fra i tanti interrogativi urgenti ed affascinanti sollevati dalla rigenerazione neurale, le domande originate da fenomeni sperimentalmente riprodotti si impongono spesso con carattere di priorità all’attenzione dei ricercatori. Fra queste, vi è il quesito insoluto circa i processi che guidano le cellule nervose di nuova sintesi dalle sedi di attiva proliferazione alla giusta destinazione.

Modelli sperimentali di ictus indotti nel topo, hanno consentito di tracciare la migrazione di neuroni neonati dalla zona subventricolare (SVZ) allo striato e, talvolta, ad aree della corteccia situate a grande distanza. Ohab e collaboratori, per individuare i fattori responsabili di questo fenomeno, hanno prodotto lesioni focali nel topo in maniera tale che fossero danneggiate solo aree della corteccia motoria e somatosensoriale (Ohab J., et al. A neurovascular niche for neurogenesis after stroke. J. Neurosci. 26, 13007-13016, 2006).

Lo studio immunoistochimico di sezioni cerebrali ha dimostrato che i neuroni contenenti un marker per le cellule migranti o immature (DCX), apparivano prima nella sostanza bianca subcorticale e poi nella corteccia intorno alle zone infartuate. Identificata l’origine dalla SVZ dei neuroblasti, mediante marcatura con BrdU e GFP veicolata da lentivirus, i ricercatori ne hanno potuto seguire il percorso fino al termine presso cellule dell’endotelio vascolare. In particolare, le cellule DCX-positive sono state trovate in prossimità di vasi sviluppati tanto di recente che il flusso ematico non aveva ancora avuto inizio. Questo riscontro dimostrava che i neuroblasti erano migrati verso aree di rimodellamento vascolare post-ictale; infatti, bloccando la neoangiogenesi mediante endostatina, il numero di cellule DCX-positive si riduceva di circa dieci volte.

Ohab e colleghi hanno allora cercato di individuare i fattori in grado di determinare l’attrazione dei neuroblasti verso le cellule dei vasi neoformati, testando due molecole iper-espresse nel periodo post-stroke: il fattore di crescita vascolare ANG1 e la chemochina SDF1. I neuroblasti sono provvisti di recettori per entrambe, tuttavia l’azione derivante dal legame con i recettori si sarebbe potuta limitare ad un aspecifico effetto trofico, con prolungamento della life-span cellulare. La sperimentazione ha dimostrato in maniera convincente il ruolo di ANG1 ed SDF1 nell’indurre la migrazione dei giovani neuroni, evidenziando la mancanza di effetti sulla sopravvivenza di lungo termine e l’importanza nell’induzione di un corretto pattern di migrazione. L’infusione del fattore di crescita e della chemochina erano in grado di accrescere la migrazione iniziale dei neuroblasti dopo la lesione e di migliorare il recupero comportamentale nei primi 10 giorni, ovvero nel periodo di reclutamento delle cellule nervose neoprodotte.

Considerate le analogie più volte dimostrate fra la fisiopatologia post-ictale umana e quella delle lesioni artificialmente indotte negli animali di laboratorio, i risultati di questo studio consentono di nutrire qualche speranza sulla possibilità di identificare farmaci per il trattamento delle lesioni cerebrovascolari acute.

 

Diane Richmond & Giuseppe Perrella

BM&L-Febbraio 2007

www.brainmindlife.org